Esistono fonti certe, che testimoniano l'uso di marchingegni, riconducili a mulinelli da pesca, risalenti a tempi anche molto antichi. Probabilmente i primi mulinelli, non erano altro che semplici rocchetti in legno che, usati a mò di verricello, agevolavano il recupero del filo.
Fu nella seconda metà dell'800, che furono sviluppate le prime bobine rotanti, utilizzabili anche nel lancio, oltre che per il recupero. I metalli sostituirono il legno per la maggiore resistenza all'usura e per la possibilità di sviluppare ingranaggi precisi e robusti.
Il mulinello a bobina fissa, probabilmente nato intorno ai primi del 900, per sopperire alle difficoltà d'uso del mulinello rotante per alcune tecniche, riscosse un successo tale da essere tutt'ora la tipologia più utilizzata.
Oggi, il progresso tecnologico, ha permesso di costruire macchine sempre più complesse ed efficienti. Per quanto i concetti di base non siano poi così diversi, i materiali invece dalle eccezionali caratteristiche meccaniche come il titanio, ingranaggi sempre più complessi e precisi, cuscinetti a sfera, fanno dei mulinelli attuali attrezzi tecnologicamente molto avanzati.
Come già detto sopra, il mulinello a bobina fissa è il più utilizzato, per quanto esistano vari tipi di fissi, il principio sul quale si basano, è il medesimo, la bobina non ruota, ma è l'archetto che girando su di essa permette l'avvolgimento del filo.
La bobina contemporaneamente si abbassa e si alza , permettendo una disposizione ordinata del filo. Aprendo l'archetto si permette al filo di uscire liberamente dalla bobina, operazione indispensabile nella fase di lancio.
La bobina è solitamente dotata di frizione, un dispositivo regolabile, che può essere anteriore, se posto sopra la bobina o posteriore se situato sul lato opposto del corpo.
Questo in base a come viene tarato permette lo slittamento della bobina, questo è fondamentale nel combattimento con la preda, in modo che sotto trazione, questa prenda filo, evitandone la rottura, è bene quindi tarare la frizione sempre tenendo conto del carico di rottura del filo.
Il rapporto di recupero, è la quantità di filo riavvolto per ogni giro di manovella, la dicitura “4:1” ad esempio, sta a indicare che per ogni giro completo di manovella, corrispondono 4 giri dell'archetto, che in base alla grandezza della bobina potrebbero tradursi in 50/60, indicativamente.
Inoltre il rapporto di recupero, è un dato che va tenuto in considerazione in funzione della tecnica, nello spinning, ad esempio, è buona norma scegliere rapporti di recupero che si sposano con la velocità di recupero dell'esca. Quindi si tende a preferire un rapporto lento in genere, viceversa nel rockfishing, può essere utile staccare velocemente il calamento, dal fondo, in questo caso un rapporto di recupero elevato, può essere d'aiuto.
In base alla capacità della bobina vengono indicate delle cifre che vanno da 1000, per i piccoli mulinelli, per pesche leggere, come bolognese, spinning leggero e inglese, fino ad arrivare a misure come 8000, 14000, per i modelli dedicati a tecniche più gravose e con prede di grossa mole, come il surfcasting, o il carpfishing.
Qui infatti le caratteristiche e i modelli utilizzati sono simili, in particolare per il tipo di bobina conica, e la grande robustezza. Alcuni modelli da carpfishing in oltre, sono dotati di baitrunner, un dispositivo che permette di lasciare la frizione lasca, per non ostacolare la partenza della preda dopo la mangiata, è sufficiente un giro di manovella per disattivare il meccanismo e tornare al setup precedente.
I mulinelli Shimano e Daiwa sono sicuramente due brand pionieri nella costruzione di mulinelli da pesca. Tutt'ora mantengono il loro blasone, anche se molte altre case si sono affiancate, nella costruzione di valide alternative, come Mitchel, Trabucco, Penn, Okuma, e altre.
Nelle tecniche dove non è necessario lanciare l'esca, la bobina non necessariamente deve essere progettata per assolvere a tale funzione. Nella traina nel jigging e bolentino ad esempio oltre la capienza, la robustezza e il rapporto di recupero adeguato, sono sicuramente le caratteristiche che influenzano la scelta.
Anche per queste tecniche il mercato offre una vasta scelta, i mulinelli Daiwa e i mulinelli Shimano, sono quelli più apprezzati in Italia e non solo, ma anche Penn, Okuma per citare alcuni marchi particolarmente attenti nello sviluppo di mulinelli dedicati.
Abbiamo visto come il mulinello a bobina fissa, in generale si può definire un mulinello semplice da usare, che non richiede, particolari preparazioni tecniche per capirne il funzionamento. Si è lavorato tanto sulla robustezza, sul peso, sulla scorrevolezza degli ingranaggi, oggi molto complessi e precisi.
A differenza del mulinello a bobina rotante, però, nel quale il filo fuoriesce in linea con la canna e annessi anelli, nel fisso il filo, fuoriesce a spire, questo fa si che l'attrito sugli anelli sia superiore.
In caso di vento inoltre, può presentarsi il rischio che le spire escano in maniera disordinata, penalizzando il lancio, in casi estremi creando qualche parrucca. Per diminuire l'attrito del filo in uscita, le canne anellate da fisso, presentano meno anelli e di diametro più elevato.
Il mulinello a bobina rotante è l'antenato del fisso ma non per questo è considerato soppiantato o obsoleto. Al contrario, è tuttora lo strumento preferito in alcune tecniche come la traina, il bait casting, il surfcasting, anche nello spinning o nel jigghing è ancora ampiamente utilizzato.
Il rotante e composto essenzialmente da una bobina che gira azionata da una manovella. La bobina, come nel fisso è dotata di frizione per il combattimento delle prede, nei modelli da lancio, può essere svincolata per ruotare liberamente, cosa essenziale nella fase di lancio appunto. Nella pesca d'altura e nella traina pesante il rotante la fa da padrone, si tratta di bobine di grande capienza di eccezionale robustezza, visto le prede in campo.
La taglia è espressa in libbre, nella traina non si scende al di sotto delle 12, e si possono superare le 50 libbre, le frizioni possono essere a stella, o a leva. La stella in genere è riservata ai modelli più leggeri, mentre nella traina ad esempio prevalgono i modelli a leva. Con la leva completamente aperta, la bobina è libera di girare, spingendo dal lato opposto si stingerà gradualmente la bobina, fino a serrarla del tutto.
Celebri, i Senator della Penn, che hanno fatto storia, oggi, Daiwa, Shimano, Okuma e la stessa Penn, sono tra i più grandi produttori di mulinelli da traina a tamburo rotante.
I modelli da lancio, raramente superano le 15 libbre, salvo contesti oceanici, dove si arriva a 20 e oltre. Nello spinning o bait casting, sono in genere dotati di guidafilo, un meccanismo che durante il recupero dispone ordinatamente il filo in bobina. Nel surfcasting, tecnica dove i lanci sono i più estremi, invece, i modelli non prevedono il guidafilo, perchè sfavorisce la presa della bobina con tutto il pollice e ostacola la libera fuoriuscita del filo con piombi pesanti che viaggiano ad altissime velocità.
I mulinelli rotanti da lancio prevedono anche un frenaggio, che può essere di tipo centrifugo o magnetico. Il filo trascinato dal piombo fuoriesce alla stessa velocità di rotazione della bobina, facendo si che si crei un equilibrio che elimina gli attriti. Per eliminare gli attriti è necessario agire sul meccanismo di frenaggio regolandolo ai valori ottimali.
Abu Garcia, è sicuramente un marchio storico e tutt'ora leader nella produzione di questo tipo di attrezzi, seguita da Daiwa e Penn, anche quest'ultime, al top come produzione dedicata, non mancano, modelli ottimi, in casa Shimano e Okuma.
Il punto di forza del rotante, oltre a un intrinseca robustezza, sono le prestazioni nel lancio. Perchè, si possa beneficiare di tali prestazioni, preparazione tecnica a parte, è necessario, curarne il settaggio. Oleatura cuscinetti e taratura del sistema frenante deve essere effettuato in maniera oculata.
La bobina non deve essere trascinata dal piombo, ma non deve nemmeno girare più velocemente della velocità del piombo in uscita, questo genererebbe un esubero di giri, con conseguente inevitabile parrucca.
Questo fa si che pur essendo il rotante una macchina straordinariamente prestante, la non immediatezza d'uso e la perizia necessaria a renderlo sempre efficiente, non lo faccia preferire al fisso, rimanendo un attrezzo, comunque amato dagli appassionati più dediti, alla tecnica.
Una categoria che va citata anche se relegata a contesti particolari sono i mulinelli elettrici. Il recupero e agevolato da un motorino elettrico, vengono preferiti, quando si opera a profondità proibitive per un mulinello tradizionale, quindi pesca a grosse prede in fondali molto profondi, oltre i 100 metri, fino a 800/900. E' la categoria tecnologicamente più moderna ed avanzata, dotati di display, per il controllo di dati come la profondità, la velocità di recupero. Anche qui Daiwa e Shimano, sono i brand, più popolari per questa tipologia di mulinelli, anche se non mancano validi prodotti di altre case come Lineaeffe.