La scelta del mulinello deve essere fatta con la giusta cognizione di causa. Ecco, come deve essere un buon mulinello da feeder... Potente, veloce, affidabile e con un look sobrio, ma elegante.
State tranquilli, non sto parlando di una bella fuori serie da mostrare agli amici davanti al bar, non sono il tipo adatto, ho solo elencato le tre caratteristiche principali che ricerco quando scelgo un buon mulinello da feeder.
Non che in commercio non ce ne siano a soddisfare queste esigenze ma, da semplice pescatore appassionato quale sono, se lo potessi costruire da zero secondo il mio modo di vedere questa tecnica, avrei le idee piuttosto chiare su come fare.
Il feeder fishing è una tecnica di pesca che basa tutti i suoi segreti nell’offrire al pesce una fonte di richiamo a distanza ravvicinata dall’esca tramite l’utilizzo di un piombo pasturatore (“feeder “ per l’appunto).
La canna e il mulinello dovranno quindi essere in grado di gestire una simile zavorra ad ogni lancio e ad ogni recupero, per decine di volte ogni sessione, con pesi che oscillano tra i 20 e i 200 grammi!
Oltretutto, ad aumentare l’aggravio di lavoro per l’attrezzatura, non è raro, con tali approcci, aver a che fare con prede di grosse dimensioni o con pinnuti esperti nuotatori delle correnti più impetuose. Ecco che allora le cose si complicano, gli stress meccanici per un mulinello divengono importanti e non trascurabili, anche solo per quel che riguarda il recupero “a vuoto”, magari in corrente, con un pasturatore di medie o grandi dimensioni che deve essere trascinato fino a riva ogni volta per caricarlo nuovamente di esche e pastura.
Il mulinello dovrà pertanto essere potente, tanto da riuscire a far fronte a simili sforzi con una certa disinvoltura, non dovrà presentare impuntamenti e mantenere costantemente fluidità di rotazione in ogni situazione d’esercizio.
Rapporto di recupero
Il rapporto di recupero dovrà essere adeguato all’utilizzo, pertanto credo sia ragionevole restare in un range compreso fra 4.2 : 1 e 5.2 : 1. Non andrei oltre.
Il “Rapporto di Recupero” va ad indicare il numero di giri che compie il rotore attorno alla bobina per ogni giro di manovella ed è un concetto riconducibile al cambio della nostra bicicletta o dell’automobile.
Utilizzeremo infatti rapporti bassi (1^-2^-3^), quando avremo necessità di sviluppare potenza immediata già da basso numero di giri (ad esempio nelle salite più ripide), mentre andremo ad inserire la 4^-5^-6^ marcia (rapporti elevati), per avere quel minimo di slancio che ci consentirà di mantenere successivamente una buona velocità di crociera.
Verosimilmente, il mulinello funziona allo stesso modo, ma con un solo ingranaggio inserito al suo interno, infatti, troveremo un pignone e una ruota di comando di dimensioni differenti a seconda del rapporto prescelto dal costruttore che andrà a garantire velocità o potenza, a seconda dei casi, unitamente ad una manovella più o meno lunga che funge da braccio di leva per generare una forza adeguata.
Velocità & bobine
Nella tecnica a feeder, soprattutto in acque ferme, non è raro dover impostare la pescata a svariate decine di metri da riva, 50, 60, fino ad oltre 70 metri!
Un esempio classico sono le cave di grandi dimensioni, i laghi naturali ed alcuni corsi d'acqua, dove spesso si richiedono lanci prossimi alla riva opposta; ecco che allora il recupero a vuoto dovrà essere veloce, per minimizzare i “tempi morti” e il nostro mulinello dovrà garantirci anche in questo caso una prestazione da fuoriserie.
Ho detto poc’anzi che una delle caratteristiche principali che richiedo ad un mulinello da feeder è la potenza nel recupero, con una meccanica interna ben dimensionata ed una manovella dalla leva piuttosto lunga, ma come conciliare quindi potenza e velocità?
A questo punto diviene importante la dimensione della bobina, che dovrà essere generosa nel diametro e con una gola abbastanza alta e non eccessivamente profonda, in modo da ospitare “comodamente” il monofilo in ampie spire, che ne faciliteranno la fuoriuscita durante i lanci.
La scelta ricadrebbe unicamente sulle bobine in metallo, con un buon profilo del labbro superiore che garantisca facilità all’espulsione della lenza durante il lancio e offra minimo coefficiente d’attrito sia col nylon che con l’eventuale trecciato.
Il line clip
Accessorio a mio avviso importante, ma apparentemente ancora poco considerato da parte delle case costruttrici, è il “line-clip”, posto sul fianco della bobina, normalmente in materiale plastico, dalla forma classica triangolare con i vertici arrotondanti, con la funzione di ferma filo.
Ebbene, se nella gran parte delle tecniche di pesca la clip viene impiegata unicamente per trattenere la parte finale della lenza imbobinata, nel feeder fishing ha il duplice scopo di poter essere utilizzata anche come stopper che blocca la fuoriuscita della lenza ad una distanza prestabilita dal pescatore.
Quest’ultima funzione, comodissima in diverse circostanze, consente di giungere sempre alla medesima distanza da riva, offrendo massima precisione nel lancio e, di conseguenza, anche di pasturazione.
Visti i pesi ragguardevoli da gestire in taluni casi e le distanze che possono essere considerevoli, è ragionevole pensare che una clip in metallo, magari di forma circolare e supportata da una molla in acciaio, sia certamente più adeguata, funzionale e duratura del classico fermo in plastica; oltretutto non andrebbe nemmeno ad intaccare il monofilo.
Anche per quel che riguarda il cicalino della bobina, andremo a preferire dispositivi realizzati interamente in acciaio con movimento a molla, ovviamente di gran lunga più affidabili e longevi rispetto agli economici in polimero plastico fissati in modo rigido.
Materiali robusti
Potrebbero sembrare piccoli dettagli, ma il pescatore che ha maturato qualche anno di esperienza, sicuramente sa bene di cosa stiamo parlando…
Per garantirci anni di lavoro senza problemi e affidabilità d’insieme, i nostri mulinelli dovranno avere parti meccaniche robuste, realizzate rigorosamente in metallo, duralluminio (a vario titolo) e bronzo per quanto riguarda i due organi principali di trasmissione interni (pignone e ruota di comando), acciaio inox con opportuni trattamenti atti a migliorarne la scorrevolezza per i cuscinetti a sfera a supporto della meccanica ed un particolare occhio di riguardo alla carcassa.
Troppo spesso trascurato all’atto dell’acquisto, se non per il colpo d’occhio che il suo look ci può offrire, il corpo del mulinello è invece di grande importanza perché ha il compito primario di mantenere in asse i vari elementi che compongono il cuore del nostro attrezzo e farli lavorare al meglio.
Una flessione delle “guancette” laterali esterne, anche solo di qualche decimo di millimetro durante il recupero, andrebbe a compromettere la fluidità e, sul lungo periodo di utilizzo, la conseguente durata della meccanica.
Si andranno a preferire quindi realizzazioni in alluminio o magnesio, che conferiranno robustezza e leggerezza al tempo stesso e renderanno la nostra macchina da recupero affidabile nel tempo.
La frizione
In un buon mulinello da feeder , presto sempre molta attenzione anche al buon funzionamento della frizione, a mio avviso, dovrà essere fluida e ben modulabile; anche se i monofili che andremo ad utilizzare non saranno mai capillari quanto quelli impiegati ad esempio nella passata con la bolognese, mi è successo varie volte di scendere allo 0,10- 0,11 con approcci ultra leggeri al pesce bianco in acque chiare di alcuni laghi naturali.
La mia personale preferenza ricade quindi sui modelli a frizione in testa, notoriamente più semplici nella meccanica anche se, obiettivamente, laddove si utilizzino terminali dallo 0,14 a salire, i vantaggi di fluidità di funzionamento e basso attrito di primo distacco, vengono espressi in modo meno evidente.
Le migliori frizioni anteriori, oggi presenti in commercio, sono realizzate da dischi interposti di bronzo e carbo-tessuto, sicuramente più prestanti e duraturi sotto tutti i punti di vista rispetto a quelle presenti in fondo al corpo del mulinello (dei modelli a frizione posteriore), ma la scelta dell’una o dell’altra è da sempre dettata dall’insindacabile gusto personale del pescatore.
Sui banchi dei negozi sono ormai molti anni che hanno fatto la loro prima apparizione i mulinelli con dispositivi a due o più frizioni, di norma trattasi di modelli “rear -drag”, con o senza dispositivi a bobina libera tipo “Bait-Runner” (per intenderci) e non nego di averne provati di validi e funzionali ma, sinceramente, è un sovrappiù a cui rinuncio volentieri e preferisco rimanere fedele alla semplicità legata ad una meccanica minimalista, se vogliamo, ma sicuramente più leggera, affidabile e consolidata dei modelli “Front-drag”.
I cuscinetti
Ora vorrei spendere due parole anche sui cuscinetti, argomento che desta spesso curiosità e può esser fonte di ragionamenti parziali o convinzioni errate, sia per quanto riguarda il confronto dei prezzi dei vari mulinelli, sia per quel che concerne la qualità stessa del prodotto.
Qual è il numero minimo da ricercare in un valido attrezzo? E’ sempre vero che il modello con tanti cuscinetti è migliore rispetto a quelli che ne hanno meno? Potrà sembrare strano, ma 5 o 6 supporti, sono già ampiamente sufficienti a rendere fluido il cinematismo, l’importante è che siano di ottima qualità e realizzati a dovere blindatissimi, magari schermati dalla polvere, trattati appositamente contro la corrosione e posizionati nei punti giusti!
Un piccolo “Ball Bearing” (questa è la dicitura inglese che troviamo scritto spesso sulle scatole) nel rullino guida filo, 2 supporti laterali della ruota di comando vincolati dai carter laterali del corpo esterno, 2 (uno a sfere e uno a rulli unidirezionale sotto il rotore) per il pignone, sono già un numero che appare più che adeguato ad assicurare alla meccanica interna un movimento da orologio svizzero.
Veniamo ora alle taglie principali che scelgo per i miei mulinelli da feeder: 3000 - 4000 – 5000, di norma con queste misure ricopro tutte le situazioni: dalla tecnica ultra-light al pesce bianco, fino ad arrivare agli approcci da fiume di grande portata, magari per la pesca al barbo, da abbinare a potenti feeder rod da 13’ con oltre i 100 grammi di casting.
3000 è la misura misura giusta per la pesca leggera, da utilizzare su feeder rod dai 9’ agli 11’ per la pesca al pesce bianco, o carpe di piccole dimensioni. La taglia 4000 è forse la misura più utilizzata in assoluto, potremo impiegarla sia al bianco che alla carpa, nella gestione di feeder di media dimensione (dai 40 agli 80-90 grammi). La taglia 5000 è quella giusta per i laghi commerciali che ospitano carpe anche di grosse dimensioni, ideale per la pesca a method anche a lunga distanza. Validissimo anche per la gestione di pesi in correnti da 100-150 grammi.
Nei contesti più gravosi, potremo arrivare alla taglia 6000 (o 6500 a seconda dei modelli), per le situazioni di corrente estrema e per la conseguente gestione di zavorre oltre i 150 grammi. Credo di poter sintetizzare il mulinello da feeder come una macchina da recupero robusta, con tanto metallo addosso, sobria ed elegante nell’aspetto, ma con pochi ceselli.