Troppo spesso, gli amanti della bolognese mettono dei limiti alla propria tecnica soprattutto in fatto di esche perdendo, in questo modo, molte delle occasioni che il mare, la foce ed il fiume possono offrire loro.
Il binomio bolognese e bigattini è sicuramente quello più sposato dai praticanti di questa tecnica, amanti dei terminali sottili, ami piccoli e lenze ultralight.
La bolognese nasce nelle acque interne, un ambiente che impone, talvolta, indirizzi ben precisi se vogliamo catturare qualche pesce. Il suo utilizzo in mare e in acqua salsa, però, deve far riflettere il pescatore e, soprattutto eliminare molti dei limiti che sono nel proprio pensiero, liberando la propria fantasia soprattutto in fatto di esche.
Vi sarà capitato di avere a fianco dei pescatori che prendono più pesce impiegando altre esche e voi, con il bigattino stentate a vedere sparire il galleggiante. Pescatori meno sofisticati, più essenziali ed evoluti dal punto di vista mentale e dell'ingegno e che fanno tesoro dei segnali mandati dal mare o dalla foce.
In questo periodo stagionale i pesci sono molto più propizi a mangiare esche naturali che trovano nel proprio habitat perché sicuramente ce ne sono in abbondanza e non coi pensano nemmeno a mangiare un bigattino.
Il granchietto per esempio può essere un'esca micidiale se impiegato da scogliere artificiali dove, questo animale vive per tutto l'arco dell'anno, ma che, proprio in estate esce di più allo scoperto diventando facile preda delle orate che girano in zona ed hanno scelto come pascolo.
Nelle righe che seguiranno parleremo proprio di questo crostaceo e di come impiegarlo a bolognese.
Iniziamo con il selezionale le esche. Di granchi ne esistono di varie tipologie, quelli che interessano al pescatore sono i seguenti:
- Il granchio di scoglio
- Il granchio di foce
- Il granchio di sabbia
I granchi citati sono tutti da considerarsi esche molto valide per insidiare orate, saraghi, spigole, mormore tutte specie pregiate croce e delizia del pescatore da riva. Può capitare, per la gioia dei nostri palati anche qualche bel polpo!
Il granchio di scoglio lo possiamo trovare principalmente negli anfratti che caratterizzano le scogliere artificiali, quello di foce lo troviamo invece in prossimità di zone di acqua salmastra, mentre quello di sabbia si nasconde sotto di essa nelle zone di mare sia antistanti la battigia, che su fondali più importanti.
Dopo aver effettuato varie prove direttamente sul campo di pesca possiamo asserire che il granchio di sabbia ha una innata marcia in più, sembra proprio che le orate non riescano a resistergli in qualsiasi tipo di ambiente si stia pescando.
D’altra parte è probabilmente anche la tipologia di granchio più diffusa, e dobbiamo dire che anche la sua forma, la sua dimensione nonché alcune sue caratteristiche anatomiche si prestano molto più degli altri due tipi sia all’innesco che alla ferrata.
A differenza delle altre due tipologie non diventa molto grande, ha un corpo più raccolto, chele più piccole e generalmente risulta avere un esoscheletro, ovvero il carapace che lo costituisce generalmente più tenero. Questo ci permette spesso di innescarlo su di un amo singolo e con maggiore facilità vista la sua maggiore morbidezza.
Anche in fase di ferrata, in virtù delle sue contenute dimensioni, l’orata tende ad ingerirlo praticamente in un sol boccone, riducendo così il numero di ferrate a vuoto.
Gli altri due tipi, invece, risultano mediamente più grandi in fatto di dimensioni sia del corpo che delle chele, nonché un po’ più duri da innescare, è per questo che spesso è consigliabile utilizzare due ami per l’innesco.
Visto e considerato che l’orata tende a ghermire per prima cosa le chele che il granchio pone a sua difesa alla vista dello sparide, e che questo può indurre ad affondate del galleggiante che possono farci ferrare a vuoto, è possibile togliere preventivamente le chele al granchio in questione per evitare questo rischio.
Non sempre però è semplice reperire quest’esca, vediamo pertanto come fare anche in base alla tipologia di granchio che cerchiamo. Solitamente, da aprile a settembre riusciamo a trovare nei negozi di pesca con una certa facilità il granchio di foce, che è l’unica specie che generalmente è reperibile in commercio.
Qualora non si trovasse è possibile procurarsi questo crostaceo calando la sera precedente alla battuta di pesca nei pressi della foce, una nassa con al suo interno due filetti di pesce, di sarda possibilmente, al fine di rendere migliore e più efficace il richiamo esercitato.
Per procurarsi i granchi di scoglio, invece, la strategia migliore è quella di andare di notte su di una scogliera artificiale, quest’ultimi in questo momento saranno fuori dalle loro tane, ed una volta puntata su di essi la torcia da testa, rimarranno immobili, come ipnotizzati, e sarà possibile raccoglierli direttamente a mano o con l’ausilio di un retino.
Per ultimo, in ordine di difficoltà di reperimento, troviamo il granchio di sabbia, che è però quello maggiormente adescante. Per procurarsi tale insidia sarà necessario dotarsi di un apposito attrezzo per fare le arselle. Mediante quest’ultimo secondo le modalità ed i tempi indicati dalla capitaneria di porto, andremo a setacciare la spiaggia antistante la battigia, dove appunto oltre alle arselle, rimarranno imprigionati nel setaccio anche i nostri preziosi granchietti.
Gli ambienti dove effettuare la pesca a bolognese col granchio sono la scogliera, naturale o artificiale, ma anche moli, moletti e porti si prestano bene a tale tecnica.
Per quanto riguarda la pesca in scogliera andranno bene sia condizioni di mare mosso che di mare calmo. Anche in assenza di moto ondoso, infatti, le orate tendono ad aggirarsi tra gli scogli in cerca di qualche facile spuntino, specialmente nelle ultime ore di buio ed alle prime luci dell’alba, ma anche col sol leone qualche affondata durante il passaggio di qualche branchetto nel sottoriva non è da escludersi.
Per quanto riguarda invece moli e porti, andremo ad effettuare la nostra azione di pesca a ridosso di strutture o opere murarie come piloni, ponti, e pareti perpendicolari dove tra le cozze, si aggirano spesso anche i granchi.
Attrezzatura
La pesca all’orata col granchio non è certo una tecnica che va per il sottile. La canna da impiegare sarà una bolognese di sette metri, ad azione medio-rigida, in grado di gestire agevolmente terminali che oscillano tra lo 0,20 e lo 0,22 mentre Il mulinello sarà di taglia 3000-4000 caricato con del buon nylon dello 0,25.
Come galleggiante utilizzeremo una pera rovesciata del peso di 6 grammi, sotto al quale posizioneremo una torpille del peso di due, tre grammi, mentre sotto di essa realizzeremo una piccola spallinata costituita da cinque, sei piombini del numero 6-7 al fine di rendere più naturale la presentazione dell’esca.
Il finale sarà lungo circa un metro e terminerà con uno o due ami con misure che oscillano tra il numero 6 ed il numero 10, a seconda delle dimensioni dei granchi che abbiamo a disposizione, l’importante sarà usare ami di qualità, in grado di spuntarsi difficilmente e di resistere per quanto possibile alla pressione impressa dalle potenti mascelle dell’orata.
Nel caso si utilizzi il doppio amo, andremo dapprima ed effettuare il classico nodo sul primo dei due, avendo cura di lasciare un’eccedenza di filo di circa una dozzina di centimetri sulla quale andremo successivamente a legare il secondo amo.
Inneschi
Per quanto riguarda gli inneschi, al fine di mantenere il granchio vivo solitamente si tende a posizionare gli ami, singoli o doppi nella parte terminale dell’addome, sotto al carapace, visto che è anche la parte più morbida e pertanto più facile da innescare.
Ci siamo resi conto, però, che spesso questa tipologia di innesco porta a sbagliare diverse ferrate, infatti noi non sappiamo da che parte l’orata ghermirà l’esca. Se l’attacco avviene posteriormente non ci sono problemi, visto che lì abbiamo uno o due ami, ma se invece l’attacco avviene anteriormente, ovvero dal lato delle chele, il galleggiante andrà abbondantemente sotto e l’orata si trascinerà via l’esca, non rimanendo però allamata durante la ferrata visto che l’amo o gli ami si trovano dalla parte opposta!
L’innesco migliore, pertanto, dopo svariati tentativi, è quello caratterizzato da doppio amo, uno innescato dietro, mentre l’altro davanti, passando l’amo a lato dell’occhio, sempre sotto al carapace, per poi far uscire la punta dal carapace stesso. In questo modo, ovunque avvenga l’attacco, l’orata troverà almeno un amo e la nostra ferrata avverrà nella maggior parte dei casi con successo.
Chiaramente, l’amo innescato anteriormente ucciderà il granchio, ma questo non ha fatto notare sostanziali differenze di catture innescando quest’ultimo vivo o morto. Inoltre, in questo modo, nel caso utilizzassimo granchi di scoglio, eviteremo il fastidioso effetto ventosa che tale crostaceo effettua tutte le volte che si trova in prossimità di un ostacolo dove cerca irrimediabilmente appiglio. Ciò invece non succede sia per i granchi di foce che per quelli di sabbia.
L’azione di pesca
Si svolgerà come anzi detto nei pressi di scogli sommersi o di strutture come piloni e muraglioni, quest’ultima sarà abbastanza superficiale, generalmente daremo 2, 2,5 metri di fondo all’apparato pescante che intercorre tra il galleggiante e l’amo.
Fondamentale sarà non avere fretta di ferrare, l’orata, infatti difficilmente molla l’esca, anzi può capitare che inizialmente spezzi il granchio, qualora non ce la facesse a mangiarlo tutto subito, per poi ritornare alla carica, quindi calma e sangue freddo, “mani in tasca” e ferriamo esclusivamente quando il galleggiante non è sotto, ma sta sfilando via da una manciata di secondi. Tutto starà nel trovare il tempo giusto, ma sempre meglio ritardare che anticipare la ferrata.
La pesca col granchio pertanto è una tecnica efficace, economica e divertente, non vi resta altro che individuare la postazione a voi più congeniale e tentare, l’estate è ancora lunga!