Galleggiante? Perché no!
L'impiego del galleggiante nella pesca alla trota in acque correnti consente al pescatore di affrontare con successo diverse situazioni difficili e soprattutto di avvicinare a fiumi e torrenti anche gli appassionati di pesca al colpo, che qui possono sfruttare a pieno il loro grande bagaglio tecnico.
Alzi la mano chi una quindicina di anni or sono, o anche meno, non appena vedeva sul torrente o sul fiume un collega impegnato a pescare con il galleggiante, non si metteva a sorridere giudicandolo immediatamente come “scarso”.
Personalmente, questo grande errore, l'ho fatto una sola volta sulle sponde del Tanaro a Garessio, vedendo un tipo grande e grosso che non conoscevo, avviarsi sul fiume con una dieci metri armata di un grosso galleggiante fissato a monte di una corona. Io ed il mio amico iniziammo a ridere ed a prepararci per scendere sul fiume, mangiammo uno spuntino (20 minuti in tutto) ed ecco il tipo tornare verso l'auto.
Alla mia domanda “Non mangiano?” Rispose gentilmente aprendo un grosso cestino di vimini dove erano riposte otto trote selvatiche di bella taglia. Fu così che conobbi Sergio Rizzo, per anni ottimo agonista cuneese e grande pescatore di selvatiche del Tanaro.
Da questa lezione ho imparato due cose: non giudicare mai gli altri pescatori e soprattutto che anche la pesca a galleggiante, se praticata con cognizione e soprattutto nei momenti e nei posti giusti, poteva offrire catture ed emozioni importanti.
Perché il galleggiante?
La pesca con il galleggiante, come tutte le tecniche, ha delle applicazioni che la rendono superiore alle altre in particolari condizioni, in quanto consente al pescatore di presentare l'esca ai salmonidi in maniera molto naturale e soprattutto di farlo anche in luoghi e situazioni davvero molto difficili da affrontare pescando al tocco.
Inoltre, oltre ad essere un sistema di pesca decisamente “popolare” anche tra chi a trote va poche volte all'anno, ha il vantaggio di permettere a chi lo pratica di associare alla mangiata della trota l'emozione generata dalla percezione visiva del segnalatore che affonda.
Senza timori di offendere nessuno, si può tranquillamente affermare che la pesca alla trota a galleggiante secondo la concezione moderna, è la tecnica di pesca che consente più di ogni altra, la miglior presentazione naturale dell'esca che si possa offrire ai salmonidi.
Naturalmente ci sono luoghi e casi dove pescare a galleggiante è quasi impossibile, ma si tratta di casi rari rappresentati da correnti forti e profonde, canali artificiali con corrente troppo sostenuta oppure corsi d'acqua in piena dopo i temporali. In linea di massima, comunque, la pesca a galleggiante è praticabile con successo nella quasi totalità dei corsi d'acqua italiani: basta farlo nei momenti giusti, con l'attrezzatura adeguata e soprattutto scegliendo il giusto modello in rapporto alla corrente, alla profondità ed al tipo di corso d’acqua che andremo ad affrontare.
La pallina
La scelta del galleggiante da impiegare per pescare le trote dipende essenzialmente dal luogo di pesca che andremo ad affrontare. In torrenti medi e piccoli, ma anche in fiumi con profondità non troppo accentuata, la ormai famosa “pallina” in balsa è la scelta migliore che possiamo fare. Molto stabile anche in corrente, ha il vantaggio di poter essere piombata anche meno della sua portata.
Una volta montata sulla lenza occorre tagliare l'astina in tonchino che blocca il filo radente al galleggiante, in modo che la corrente superficiale non influenzi per niente il procedere in acqua della pallina.
Le grammature disponibili sono quelle comprese tra 0.85 e 3.10 grammi, con la 1.15 e la 1.35 che sono le più usate in assoluto. Anche il colore ha la sua importanza ed il bianco, che potrebbe risultare poco visibile nella schiuma, è molto meno vistoso agli occhi delle selvatiche rispetto al giallo o al rosso.
Altro vantaggio importantissimo di questo tipo di segnalatore è che consente di pescare benissimo sia in venti centimetri d'acqua che su un fondale di due metri.
L'attrezzatura per usare la pallina è semplicissima: una cinque o sei metri da passata, mulinello 2000 o 2500 caricato con dello 0.14 o, in estate, dello 0.12 e siamo pronti a costruire la montatura.
Una volta inserita sul filo la pallina della grammatura scelta e legato un amo a filo sottile tipo Katana 1090 o Sasame Sode scelto nella misura più adatta ad innescare correttamente le esche che useremo, dovremo realizzare la piombatura e per farlo impiegheremo uno o due stick che posizioneremo, senza stringerli troppo, a 20 – 30 centimetri dall'amo. Affrontando delle “correntine”, può andar bene questa distanza, mentre se si pesca su fondali più importanti, è possibile spostare il piombo in modo da avere uno svolazzo maggiore.
Le esche più impiegate sono sempre le stesse: camole del miele, vermi, porta sassi, porta legna e larve di fauna bentonica presente nel corso d'acqua che stiamo affrontando.
Altre forme
Pescando in corsi d'acqua più ampi e più profondi di quelli che abbiamo citato in precedenza, oppure affrontando lunghe e profonde piane tipiche dei corsi d'acqua di media collina e del piano, conviene utilizzare galleggianti nati per la pesca alla passata con la bolognese e sfruttarne tutti i pregi.
La forma migliore in acque veloci, ma non vorticose, è la pera rovesciata che, se trattenuta, grazie alle “spalle larghe” non tende a fuoriuscire dall'acqua consentendo una passata perfetta e soprattutto una presentazione dell'esca molto naturale, fondamentale se si pescano trote selvatiche o temoli.
Altro modello importante, ma molto specialistico è quello che presenta la forma ad ovetto, indispensabile per “leggere” il fondale durante le nostre lunghe passate.
Questi due tipi di galleggianti, a differenza della pallina, devono essere zavorrati con una scalatura di pallini spaccati come se stessimo pescando i cavedani invece delle trote. In queste situazioni di pesca gli appassionati di passata possono ottenere risultati veramente importanti in quanto sono in grado di controllare il procedere della lenza in corrente con grande perizia.
Da segnalare anche la possibilità di impiegare alcuni modelli particolari pescando a canna lunga. Il più classico è la peretta in sughero tagliata, in modo da poterla togliere e mettere a nostro piacimento, che risulta molto utile quando, pescando a corona, senza cambiare montatura, si vuole raggiungere senza timore di incaglio e con una presentazione dell'esca almeno decente, qualche giro d'acqua molto più lontano della punta della canna.
Altro “artificio” interessante specie nelle gare è l'impiego di un buldo ad acqua sopra una coroncina di pallini. Campo tipico d'impiego è rappresentato dalle competizioni che si svolgono in corsi d'acqua con le caratteristiche del Sesia tra Borgosesia e Varallo, cioè con belle pescate dietro ai massi anche a notevole distanza da riva.
Il peso del buldo consente di arrivarci con facilità anche lanciando da sotto, mentre la lunghezza della canna permette un controllo della lenza difficilmente attuabile con una sei metri da lancio.
Controllando sempre la passata dopo il lancio, anche i rischi di incaglio diventano quasi nulli, mentre le probabilità di cattura, grazie alla corretta presentazione dell'esca e alla possibilità di eseguire un recupero guidato della montatura con l'esca in rotazione, aumentano notevolmente.
Altro impiego del buldo ad acqua, può essere quello di portare una lenza leggerissima a notevole distanza da riva, in questo caso impiegando la canna da sei – sette metri. Pensate ad una morta a trenta - quaranta metri da noi dove tutto si incaglia.
Il peso del piccolo buldo permette di arrivarci agevolmente e la coroncina di tre o quattro pallini permette all'esca di lavorare molto naturalmente; questa montatura, sempre montata tra due girelle, consente anche al pescatore di agire a recupero sistematico con l'esca in rotazione in caso di bassi fondali e corrente scarsa.
Perché gli stick?
Molti di voi si chiederanno perché si devono impiegare gli stick rispetto ai pallini spaccati.
La risposta è semplice: a parità di peso, gli stick (olivette spaccate da montagna) affondano più lentamente dei pallini, avendo più attrito nell'acqua rispetto ai pallini di forma sferica.
Questo particolare ci consente di avere una lenza leggera, lenta nell'entrare in acqua, poco incline all'incaglio e quindi adatta a presentare l'esca ai salmonidi in maniera molto naturale.