Quando abbiamo giocato tutte le carte nei posti giusti alla ricerca di pesci pregiati e i “cappotti” ci hanno veramente abbassato il morale, non bisogna cedere, ma cambiare marcia e andare a pescare in luoghi totalmente diversi…
Luoghi nascosti spersi dentro i porti, in canali naturali o artificiali spingendosi all’interno dei corsi d’acqua possiamo scoprire un mondo tutto nuovo, per i più mai visto e sperimentato prima. Siamo lontani dal mare e anche la qualità dell’acqua seppur salmastra non è eccelsa.
Siamo qui per divertirci, per vedere tante tocche in una sera e rimettere tutto quello che prendiamo in acqua. In questi luoghi i pesci difficilmente sono di taglia soprattutto in questo periodo, l’acqua è sempre calda e le bocche da sfamare sono tante. Ma quando si pesca con una morbidissima sei metri, un mulinello caricato con dello 0.12/0.14 e un terminale capillare, anche se i pesci non superano i due etti di peso, il divertimento è assicurato.
Poi non si sa mai, possiamo fare anche il colpaccio, allora lì sono dolori perché l’esile attrezzatura sarà messa a dura prova e dobbiamo dare adito a tutta la nostra esperienza. In questi ambienti possiamo prendere di tutto dalla “spigolotta” all’orata, passando per lo sparlotto e finire con il maneggiare anche una discreta anguilla senza però non essersi confrontati con un bel cefalo che ti svuota il mulinello e ti fa dannare per portarlo a tiro di guadino.
Il posto di pesca
Ovviamente non basta andare in luoghi lontani dal mare per prendere qualche pesce, come non basta calare la lenza nel primo canale che ci stimola la fantasia. Magari riusciamo a fare centro al primo colpo ma… è parecchio difficile!
Una delle caratteristiche più importanti che dobbiamo sempre tenere di conto è quella di accertarsi che ci siano dei movimenti d’acqua ed un frequente ricambio di questa. Insomma che ci arrivi l’influenza della marea a portare refrigerio ai pesci ed acqua sempre nuova al luogo di pesca. Questo è uno dei fattori più importanti.
Altro fattore da prendere in considerazione è il fondale. La zona di pesca deve essere caratterizzata da una profondità di almeno due metri. Talvolta in questi ambienti non importa andarci proprio durante le ultime fasi di marea, l’importante, però, è che l’acqua si muova anche al di fuori del fenomeno.
Qui i pesci ci sono, quindi se riusciamo a pescare bene anche al di fuori della marea montante possiamo tentare senza problemi. Se invece al di fuori della marea montante la corrente che si forma è troppo forte o l’acqua è ferma come quella di un lago e ci impedisce di pescare al meglio allora dobbiamo presentarsi in loco durante le ultime tre ore di marea montante per avere una condizione di pesca ottimale. Da notare come la marea sia sempre importante ai fini della pesca in foce ed in mare.
Tutto quello che serve
Una veloce rassegna sugli accessori e l’attrezzatura. Una canna bolognese ad azione progressiva, armata con un mulinello caricato con dello 0.14. Guadino con bocca dotata di rete in nylon per forare meglio l’acqua, torcia frontale, rocchetti di nylon, ami e piombi assortiti per la realizzazione della lenza, alcune confezioni di starlite un chilo di bigattini e via a pesca!
L’azione di pesca
La larghezza di questi canali può essere variabile, e lo scalino di profondità anche lontano dalla sponda. In tanti casi pescheremo sotto la punta della canna o qualche metro fuori, in altri, e la cosa si fa ancora più emozionante, l’azione di pesca si svolgerà a distanze più lontane. Dove abbiamo realizzato le foto di corredo pescavamo a venti metri con galleggianti di almeno tre grammi e le emozioni non si sono fatte attendere. Vediamo quali lenze impiegare per far fronte ad entrambi i casi.
Lenza per pesca a corta distanza
Quando abbiamo la possibilità di pescare vicino, e la, profondità del luogo di pesca non è eccessiva, quindi compresa tra i 2 ed i 4 metri, impiegheremo una bolognese di sei metri. Per la realizzazione della lenza opteremo per un galleggiante di forma sferica o ad ovetto di grammatura adeguata alla corrente presente, comunque compresa tra uno 0.70 e 1.50 grammi.
La lenza madre dove andremo a passare il galleggiante sarà dello 0.14 il terminale dello 0.10 in fluorocarbon. Il tutto completato da un amo del n.18 innescato con due bigattini. Quando andiamo a realizzare la scalatura di pallini che dovrà estendersi su almeno 120 cm di lenza dobbiamo fare molta attenzione alla distanza tra pallino e pallino. Schiacciato un pallino sopra il nodo che collega madre lenza e terminale fisseremo il secondo a circa 30 cm di distanza e da lì in ordine decrescente fino a creare il bulk.
Si consiglia di partire con un pallino del n. 11 e salire di misura fino a tarare perfettamente il galleggiante.
Lenza per pesca a lunga distanza
Ci sono dei casi, i più divertenti, dove l’azione di pesca si svolge al di fuori della portata della canna anche di diversi metri. In questa occasione una canna di sette/otto metri bolognese può fare la differenza, soprattutto se la corrente ci permette di fare una bella passata, dove trattenute e rilasci ci permetteranno di prendere anche qualche pesce di taglia.
Sulla lenza madre, stavolta dello 0.16 per evitare garbugli dei piombi in fase di lancio, fisseremo un galleggiante di almeno tre grammi, più pesante nel caso in cui la corrente sia veramente sostenuta. Dopodiché andremo ad inserire una torpille che copra il 70% del peso del galleggiante impiegato. Esempio se peschiamo con un galleggiante di tre grammi metteremo una torpille di almeno 2 grammi. Dopodiché fisseremo quattro pallini sferici a tarare il galleggiante. Il terminale dello 0.12 lungo almeno 50 cm verrà completato con un amo del 16.
Lenza per palati fini
Quando il gioco si fa duro nella pesca a distanza, perché questi pesci non saranno di taglia, ma in tanti casi danno filo da torcere anche ai più esperti, e le abboccate non sono franche, dobbiamo impiegare una lenza molto morbida per una naturalissima presentazione dell’esca.
Pescando sempre con un galleggiante di tre/quattro grammi impiegheremo una geometria di pallini realizzata in questo modo: sulla lenza madre dello 0.14 fisseremo il galleggiante di tre grammi con forma affusolata se la corrente è lenta, più sferica se l’acqua corre un po’ di più.
A questo punto con un nodo di sangue collegheremo alla lenza madre uno spezzone di 0.16 lungo un metro dove sistemeremo la scalatura di pallini. La scalatura dovrà essere così composta: due pallini per ogni misura, partiremo con i pallini del n.12 per terminare con quelli del n. 1 con cui realizzeremo il bulk che ci faciliterà il lancio.
L’uso di uno spezzone di nylon di diametro maggiore rispetto a quello della madre lenza, in questo caso uno 0.16, annullerà l’accavallamento del terminale alla corona di pallini evitando fastidiosi garbugli. Con questa lenza saremo molto morbidi e riusciremo a beffare anche il più malizioso dei pesci. Il terminale sarà sempre dello 0.12 con un amo del n. 16 innescato con due bigattini.
Pasturazione
La pasturazione avverrà tramite piccole dosi di larve lanciate in modo molto frequente. In questi ambienti i movimenti della corrente sono variabili e soprattutto sui cambi di marea anche molto violenti. Si consiglia di pasturare solo quando la corrente è leggera, oppure quando si ferma completamente per poi ripartire.
Le abboccate di possibili pesci di taglia le potete vedere in questi brevi, ma significativi momenti.
Misurare il fondo
Non ci stancheremo mai di dirlo che la misurazione del fondo è importante quanto una corretta pasturazione, entrambe le operazioni se non vengono fatte con la giusta cognizione di causa vanificheranno tutta la pescata.
Misurare il fondo vuol dire anche scoprire la morfologia di quest’ultimo per capire fino infondo dove far passare l’esca. Un dosso, una buchetta, uno scalino sono tutti segnali che possono avvantaggiare l’azione di pesca o farci ripiegare in un altro luogo perché questo ritenuto non idoneo alle nostre aspettative.
Spendete un po’ di tempo per la misurazione del fondo cercando di sondare tutto il tratto oggetto della sessione di pesca. I risultati, poi, non si faranno attendere.