Le temperature sempre più rigide e l'arrivo della bassa pressione che porta pioggia e mare formato, sono i momenti migliori per tornare sulla scogliera a pescare in cerca di qualche bel pesce.
Lasciamo a casa per una volta il bigattino e dedichiamoci alla pesca con il gambero in questo ambiente tanto affascinante quanto difficile e bizzaro. Il gambero è un'esca spesso micidiale che può fare davvero la differenza in talune situazione anche perché fa parte della dieta dei pesci che gravitano intorno alla scogliera in cerca di cibo.
Pescare con esche naturali farà sempre la differenza sui pesci di taglia, i più sospettosi in assoluto!
Momenti di pesca
Per prima cosa, dobbiamo decidere il “momento” della giornata, in cui vogliamo andare a pescare, possiamo infatti, decidere di farlo, di giorno o di notte. In base alla scelta che effettueremo, varieranno anche le condizioni che dobbiamo ricercare per massimizzare la possibilità di catturare qualche bel pesce.
Di giorno, infatti, le condizioni migliori per realizzare qualche bella cattura, sono quelle in cui abbiamo mare in “scaduta”, o mare “montante”. La prima situazione, si verifica quando dopo una mareggiata, il mare diminuisce il suo movimento ondoso, andando progressivamente ad attenuarsi, ma lasciando in sospensione tutta una serie di detriti contenenti microrganismi, anellidi, granchi, ma anche gamberi e piccoli pesci trasportati in balia delle correnti.
La seconda situazione, invece, si ha quando ci rechiamo sulla scogliera prima che la mareggiata abbia inizio. La maggior parte delle volte, le ore pescabili sul mare montante non sono molte, due o tre, nella migliore delle ipotesi quattro o cinque, dipende dall’intensità della mareggiata, ma sono sufficienti, nella maggior parte dei casi, a regalarci catture degne di nota.
Ovviamente prima di avventurarvi su una scogliera valutate sempre molto bene la situazione.
Con il favore del buio…
In condizioni stabili, nel pianificare le nostre battute di pesca c’è un elemento imprescindibile, che dobbiamo sempre conoscere: “la marea” . In queste situazioni le mangiate sono molto più frequenti nelle due o tre ore che precedono il picco di alta, e nelle due o tre ore che lo seguono.
Quindi se di giorno, in scaduta o con mare montante la marea può arrivare a svolgere un ruolo “marginale”, perché il movimento sostenuto della risacca può mantenere i pesci in attività durante l’arco di tutta la giornata, di notte, in condizioni stabili, i pesci seguono regole e orari alimentari ben più ferrei, e pertanto, recarsi a pesca in orari sbagliati, può portarci a fare dei sonori “cappotti”, e vi possiamo assicurare che non di rado se ne fanno diversi pur cercando di rispettare e curare ogni piccolo dettaglio, e cercando di “leggere il mare” nel miglior modo possibile.
Il senso del pesce
Una volta scelto il “momento” in cui andare a pescare, ci recheremo sulla scogliera prescelta per la nostra battuta di pesca, naturale o artificiale che sia, e dovremo cercare di capire dove e come calare la nostra insidia.
Dovremo cercare di prediligere quei punti, in cui la nostra lenza, per azione della risacca, si sposta avanti e indietro, stazionando sempre in una zona più o meno ristretta, dell’ordine di pochi metri.
Il punto dove due correnti si incrociano, o i giri di corrente interrotti dalla presenza di grosse rocce, sono gli spot migliori dove cercare di insidiare qualche bella spigola o qualche bel sarago, è qui infatti che i pesci trovano la maggior parte del loro nutrimento in balia delle correnti che lo accumulano sempre in punti ben precisi.
Pescando con un gambero vivo, non è prevista nessun tipo di pasturazione, ad eccezione di quella “naturale” del mare, e pertanto dovremo essere molto bravi nel capire i punti giusti, come quelli indicati poco fa , dove immergere le esche.
I pesci devono nutrirsi nell’arco della giornata, tutto sta nel capire quando e in che zone della scogliera pescare, e anche senza pasturazione, e sfruttando semplicemente le correnti del mare, si possono ottenere risultati degni di nota.
Trasparenti inganni
Il gambero è un piccolo crostaceo che si trova nei pressi delle scogliere, di colore dal trasparente al rossiccio, può presentare anche striature più scure su tutto il corpo, la sua attività alimentare si manifesta per lo più di notte, ma lo si può trovare anche di giorno, nelle piccole buche tra gli scogli.
Tra gli indubbi vantaggi della pesca con il gambero c’è la sua grande economicità, in quanto possiamo reperirlo in loco tra gli anfratti della scogliera in maniera del tutto autonoma, e quindi a costo zero.
Nel periodo tardo autunnale, rispetto alle altre stagioni, i gamberi si fanno più radi, e scarseggiano un po’ negli strati superficiali, a causa dell’acqua più fredda. Se nel periodo estivo, riusciamo a reperirne in buona quantità, nel periodo invernale questo non accade. Quindi saremo costretti a lasciare la piccola nassa, cilindrica, con una buona apertura su una delle due estremità laterali un po’ di tempo in più in acqua.
All’interno di quest’ultima, metteremo due o tre sarde, tagliate in tre o quattro tocchetti, e, con l‘ausilio di una pietra, le schiacceremo un po’, al per far fuoriuscire meglio gli oli della sarda stessa, al fine di diffondere in acqua una scia odorosa in grado di richiamare in maniera irresistibile i gamberi, facendoli entrare all’interno della nassa stessa. Quest’ultima sarà legata ad un cordino, con il quale la solleveremo ad intervalli regolari di dieci, quindici minuti.
I gamberi richiamati dalla scia odorosa, saranno intenti a cibarsi dei tocchetti di sarda, e quando solleveremo la nassa non faranno in tempo a fuggire dal foro di entrata. Nella ricerca dei gamberi, possiamo alternare diverse postazioni su diverse scogliere, al fine di fare una casistica, e scegliere di conseguenza i punti più redditizi.
Ci tengo a precisare, inoltre, che basteranno , una dozzina di gamberi per effettuare una pescata di qualche ora, vista la scarsa frequenza di abboccate che riscontreremo nel periodo in questione, quindi è inutile cercare di catturare decine e decine di gamberi perdendo ore ed ore, sottraendo tempo all’azione di pesca.
In pesca…
Passiamo adesso ad analizzare l’attrezzatura da pesca, curando anche l’aspetto non meno importante, inerente il corretto innesco del gambero. Per prima cosa parliamo della canna, useremo una bolognese ad azione medio - rigida, visto che andremo ad usare terminali che non scenderanno mai sotto lo 0.16mm.
Consigliamo sempre di usare una sette metri, in quanto la riteniamo un giusto compromesso tra lunghezza e maneggevolezza, inoltre, visto che spesso peschiamo in condizioni di risacca abbastanza importanti, utilizzando una sette metri, a dispetto della cinque o della sei, riusciamo a tenere il filo in bando a debita distanza dalle rocce affioranti. In caso di cattura poi, riusciamo a gestire meglio le fughe del pesce, qualora decida di puntare minacciosamente di intanarsi nei pertugi del sottoriva, riuscendo ad allontanarlo, facendo appunto leva sulla lunghezza della canna stessa.
Il mulinello sarà di taglia 2500/3000, caricato con un buon nylon siliconato dello 0.22, al fine di resistere meglio sia all’abrasione che alla salsedine. Sulla lenza madre, possiamo utilizzare un galleggiante di peso variabile tra i tre ed i cinque grammi, di forma sferica, come le palline piombate, o il classico galleggiante ad asta, dotato di porta starlight.
Visto che peschiamo con un'esca viva, che si muove di per sé, indipendentemente dalla morbidezza del finale, consigliamo, per la realizzazione di quest’ultimo, di impiegare un ottimo fluorocarbon dello 0.20, anch’esso molto resistente all’abrasione. Potrebbe infatti succedere, che la presenza di insidiose rocce sul fondale sommerso oggetto della nostra battuta di pesca, nonché delle numerose cozze che vivono attaccate ad esse, andassero, durante la lotta con il pesce, ad intaccare il nostro finale, con il rischio di strappare, vanificando così tutti i nostri sforzi.
Il finale lungo circa un metro sarà libero di assecondare i movimenti del gambero all’interno del flusso di corrente, e sarà collegato alla lenza madre con un nodo di giunzione, oppure, con una semplice girella. All’estremità inferiore, ci sarà un amo di dimensioni che variano dal numero sei, al numero dieci.
L’azione di pesca
Bene, adesso che tutto è pronto, non ci rimane che estrarre con cura un bel gambero vivo dal nostro secchiello, lo innescheremo dal secondo anello, contando a partire dall’estremità inferiore, ovvero quella della coda, avendo cura di farlo con un movimento deciso, né troppo superficiale, né troppo in profondità, ma a circa metà dello spessore del corpo del piccolo crostaceo.
Regoleremo poi il fondo, dall’amo al galleggiante, staccandoci di circa cinquanta, settanta centimetri dal fondo, per evitare che il gambero possa attaccarsi al fondale, e permettergli di mettere in mostra tutto il suo potenziale adescante negli strati più profondi dell’acqua, dove il pesce, in questo periodo, è più attivo.