Spesso quando si parla delle difficoltà di pesca alle trote di immissione solo gli agonisti, abituati a cimentarsi con questi pesci, sono in grado di comprendere alcune sfaccettature tecniche e situazioni, sia meteo che semplicemente logistiche, che in un attimo possono rendere la pescata maledettamente difficile.
E se queste situazioni ci fossero anche il giorno dell’apertura? Vediamo insieme prima di tutto di capire quali sono e poi di trovare il giusto rimedio ad ognuna di queste.
La pesca delle trote adulte immesse in vista dell’apertura può risultare per un pescatore con qualche nozione tecnica ed un po’ di senso dell’acqua una cosa molto semplice se tutto gira per il verso giusto, ma anche molto, molto difficile se le cose iniziano a complicarsi. L’ideale, ma sarebbe troppo, sarebbe quello di trovare il corso d’acqua scelto per la pescata con l’acqua non troppo fredda, non troppo alta, chiara e soprattutto poter pescare in una giornata tiepida.
Le complicazioni sono date da diversi fattori come il clima, la quantità e la qualità dell’acqua presente, il tipo, la provenienza e la taglia del pesce immesso e le dimensioni del corso d’acqua scelto per la pescata, oltre a tante altre che possono nascere da un momento all’altro durante la nostra battuta di pesca.
I pesci
Questi salmonidi nati e cresciuti in allevamento vengono immessi a volte solo pochi giorni prima nelle acque di fiumi, canali e torrenti e l’unica cosa che sanno fare è gettarsi con avidità su ogni cosa che cade in acqua. Non sono abituati alla corrente, non hanno quasi mai visto l’acqua sporca e soprattutto si trovano in un ambiente per loro nuovo. Tanto per fare un esempio, pensate che l’acqua che si alza e che si sporca garantisce sempre qualche cattura di fario d’immissione, anche se è molto più facile in condizioni normali ed allo stesso tempo rende molto difficile l’azione di pesca nel caso le trote immesse siano iridee. Le fario di immissione, quando le condizioni lo consentono, si pescano principalmente a vista, localizzando il pesce grazie all’aiuto offerto da un paio di ottimi occhiali polarizzanti, per poi portar loro a tiro l’esca in rotazione aiutati dalla canna, estesa alla lunghezza desiderata. Dove non possiamo vedere a causa della profondità, della corrente e della schiuma, ci dobbiamo affidare al senso dell’acqua, tenendo sempre a mente che questi pesci, almeno nelle prime battute della giornata e durante i periodi più tranquilli, preferiscono sempre posizionarsi in caccia alla fine delle buche e delle correnti.
Con le iridee invece, si ribalta tutto. Si tratta di pesci che amano le correnti più forti e le schiume, ma che si radunano anche in branchi più o meno grossi generalmente nei punti più profondi. Abbiamo a che fare con un pesce decisamente irrazionale, tanto che a volte preferisce esche portate in passata a inneschi in rotazione e che, e questo può rappresentare davvero un paradosso, spesso elegge a propria tana una postazione tipica da selvatica. Si tratta di una pesca molto diversa rispetto alle fario, ma estremamente divertente soprattutto se abbiamo la possibilità di insidiarle in corsi d’acqua di una certa portata dove per pescare contro la riva opposta alla nostra occorre anche lanciare.
Situazioni particolari
Esistono poi una serie di fattori che possono complicare incredibilmente la pesca di questi pesci immessi. Il clima è il primo e ne influenza spesso molti altri. Pensate ai lunghi periodi freddi con temperature spesso sottozero, tipici di fredde giornate soleggiate, spesso caratterizzate da fastidiosi venti da nord. In queste condizioni l’acqua di fiumi e torrenti è freddissima e scarsa ed i pesci difficilmente propensi ad entrare in attività se non per brevissimi periodi. Un altro fattore determinante è rappresentato dalla taglia dei pesci immessi: da 22 a 25 cm, sia le fario che le iridee, tendono a tenere le postazioni dove sono state lanciate, più grosse, invece, cercheranno inevitabilmente l’acqua più profonda e nel caso di presenza di iridee non sarà difficile trovare punti con numerosi esemplari della stessa taglia. Anche la differenza tra la temperatura dell’acqua dove sono state allevate e quella del torrente dove sono state immesse è determinante: se questa è troppo accentuata, c’è anche il rischio che il pesce mangi poco fino a quando non si abituerà alle nuove condizioni. Per non parlare poi dell’acqua di neve, nemico numero uno del trotaiolo, riconoscibile sempre dal color plumbeo turchese che la caratterizza.
Consigli d’apertura
Eccoci arrivati al dunque ed approfitto dell’occasione per rispondere anche ai lettori, agli abbonati al canale Caccia e Pesca che ci seguono in TV il lunedì sera dalle 21.00 alle 22.00 ed agli amici che ci contattano sui nostri profili Facebook che come al solito chiederanno a me ed a Silvio qualche consiglio.
Se volete cimentarvi su materiale immesso, scegliete un corso d’acqua collinare, per nulla interessato dalla possibilità di avere acqua di neve, dove avete la certezza che ci siano state immissioni. Verificate la presenza del pesce con un sopralluogo, scegliete il tratto che più vi piace ed affrontatelo a canna lunga, con molta calma, curando benissimo l’innesco (vermi, camole e caimani bianchi) ed avendo a disposizione corone, spirali, pendolini e pallettoni adatti alle acque che state affrontando. Schiacciate l’ardiglione dell’amo, ferrate al volo e rilasciate i pesci, magari trattenendo solo gli esemplari che non consentono una corretta slamatura. Ricordatevi che i primi lanci è meglio farli in postazioni profonde e che in questi frangenti sarà possibile anche catturare qualche selvatica, specie pescando alla passata. Non dimenticate a casa gli occhiali polarizzanti e, soprattutto, cercate di rispettare gli altri pescatori che inevitabilmente finirete per incontrare se deciderete di pescare trote d’immissione. L’apertura è una festa per tutti e tale deve rimanere.
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Immissioni? Polemiche infinite!
Da quando vengono effettuate semine di materiale pronta pesca da parte delle Province o degli Enti Gestori delle acque, le polemiche sono all’ordine del giorno: da una parte i fautori di queste immissioni e dall’altra chi, invece, è assolutamente contrario. Non voglio entrare in questa discussione, ma credo fermamente che tutte e due le “fazioni” dovrebbero fare un passo indietro e riflettere. Immettere materiale adulto in acque pregiate non fa gestione, se non per il fatto di alleggerire la pressione di pesca sul pregiato materiale autoctono. Perché allora non destinare qualche tratto di corso d’acqua (ad esempio quelli più a valle e vicini alle acque a ciprinidi, tratti “lavorati” dalle ruspe per lavori in alveo o tratti pressoché sterili perché asciutti in estate) alle sole immissioni di materiale adulto e gestire con attenzione gli altri?