Come Pescare con la Corona nel Trota Lago

Pescare con la Corona 3

Impegnati come siamo ad allungare canne da pesca e maneggiare accessori, spesso ci dimentichiamo della giusta impostazione di pesca e del corretto uso delle varie lenze da utilizzare per uno scopo piuttosto che per un altro.

Quello su cui invece ci possiamo ancora sbizzarrire, partendo chiaramente da solide basi per poi spaziare a seconda delle necessità e soprattutto del nostro “modus operandi”, è la realizzazione delle corone.

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Proprio così, “le corone”, una sorta di zavorra realizzata con pallini spaccati, olivette da montagna, olivette forate o altre tipologie di piombo che a volte, specie nei mesi di transizione dove le trote attaccano con meno vigore e decisione, possono tranquillamente sostituire il piombo secco evitandoci, in molti casi, clamorosi “lisci”.

Chiaramente, per poterle utilizzare al meglio, le dimensioni ridotte dei laghi in cui pescheremo e un massimo di 3 o 4 metri d’acqua sono punti fermi dai quali non si può esulare, ma su spot con queste caratteristiche la loro funzionalità ci sorprenderà.

Nell’articolo che segue vedremo come realizzare quelle tipo e come modificarle per adattarle meglio al nostro scopo.

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Pro e Contro

Prima di cominciare la “lezione” pratica sulla realizzazione è comunque buona norma dare un’occhiata ad alcuni pro e contro della pesca con la corona in lago. Se le trote che andremo ad insidiare non sono molto aggressive, la suddetta ci aiuterà senza dubbio ad evitare fastidiosi “lisci” in fare di ferrata.

Pro. Questo perché, rispetto ad un normale piombo secco, potremo tranquillamente rallentare il recupero ed attendere qualche attimo in più prima di ferrare, senza che inevitabilmente la nostra zavorra affondi più di tanto portando l’esca fuori dal raggio d’azione del pesce.

Contro. D’altro canto, con trote molto aggressive e pesca in velocità, utilizzando la corona non riusciremo ad entrare in pesca così rapidamente come lo faremmo con il piombino.

Contro. Allo stesso modo, se la pesca più redditizia si attesterà oltre i 5 metri di profondità, l’utilizzo della corona sarà davvero superfluo, sia perché per arrivarci ci si metterebbe un’infinità di tempo, sia perché governare una corona oltre i 5/6 grammi è davvero difficile.

Pro. A chi, invece, non è mai capitato di trovarsi nella situazione in cui il pesce preferisce mordere il piombo piuttosto che l’esca? Bene, in questo caso la corona, specie se abbastanza lunga, eviterà quasi al cento per cento questo fastidioso imprevisto.

Potremo dilungarci ancora molto sull’argomento, ma ora è giunto il momento di passare alla pratica e vedere nello specifico come si realizzano. Concludendo, direi che è fondamentale sapere che la corona non risolverà tutti i nostri problemi, ma se saremo attenti ad utilizzarla al momento giusto, spesso e volentieri farà la differenza.

Corona “Sonar”

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E' semplicemente una coroncina “scorrevole” realizzata con piccole olivette forate e intervallate da altrettante piccole molle in acciaio. E’ scorrevole in quanto le olivette che la compongono non sono fisse e quindi libere di muoversi lungo l’ultimo tratto della lenza madre, fermate al di sotto solo dalla girella alla quale collegheremo il finale.

Vista la lunghezza molto ridotta della corona, (le molle che distanziano le olivette sono all’incirca 6/8 mm), è anche abbastanza veloce ad entrare in pesca e in aggiunta sfrutta anche l’elemento acustico sotto forma di vibrazioni emesse dallo sfregare di molle e olivette.

Generalmente una corona da 3.5 grammi è composta da 9 olivette da 0.40 g Intervallate da 8 molle.

Varianti. Se la velocità d’azione della corona così eseguita ci sembra eccessiva e le trote risultano ancora svogliate, basterà realizzarla con 13 olivette da 0.25 g e 12 molle. Allungando la corona, a parità di peso, la velocità di discesa diminuirà vistosamente. Se siamo ancora “pesanti” e il pesce stenta ad aggredire con decisione la nostra esca, andremo infine a sostituire le nostre molle con dei tubicini in silicone della lunghezza adatta (da 0.8 mm a 1.5 cm). Il silicone, in acqua molto più leggero del metallo che compone le molle, renderà la nostra corona decisamente più “morbida” sulla mangiata, anche se, messa sul piatto della bilancia, sempre da 3.5 grammi.

Corona con Olivette da Montagna

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La seconda corona che andremo a presentare è la classica, fissa, ma realizzata con olivette da montagna spaccate. Lo standard vuole che la sua realizzazione, sempre nel caso di 3.5 g, venga effettuata con 7 olivette spaccate da 0.50 g pinzate una a circa 1.2/1.5 cm dall’altra.

Come la sonar, anche questa corona è abbastanza veloce ad entrare in pesca, ma se recuperata a canna alta tende a risalire in superficie alla velocità della luce.

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Varianti. Ancora una volta, se la corona così realizzata ci sembrerà troppo “pesante” in pesca, basterà aumentare dapprima il numero di olivette diminuendo il peso di ognuna (da 7 X 0.50 = 3.5 g a 10 X 0.35 = 3.5 g fino a 14 X 0.25 = 3.5 g), e infine, se proprio non vediamo miglioramenti, andremo anche ad aumentare lo spazio tra le singole olivette fino a raggiungere i 2/3 o addirittura 4 cm tra ognuna di loro.

Corona di Pallini

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Concludendo, almeno per oggi, andiamo ad analizzare la più conosciuta e forse anche la più “antica”, la sempreverde corona di spaccati, quella che, tra le tre, tiene meglio la fascia d’acqua su cui la stiamo facendo lavorare, qualunque sia la posizione della nostra canna.

Anche questa, così come le altre due, andrà realizzata sulla lenza madre e bloccata nella parte bassa da una girella tripla o a barilotto alla quale andremo a collegare poi il nostro finale. In questo caso però, vista la svariata quantità di misure dei pallini comunemente in commercio, non c’è una vera e propria regola standard sulla sua realizzazione.

Diciamo che, a parità di peso, minore sarà la quantità di pallini che andremo ad utilizzare e maggiore sarà il loro singolo peso, maggiore sarà anche la velocità di affondamento. Così come, sempre a parità di peso, ma stavolta anche a parità di numero e quindi misura dei pallini che la compongono, maggiore sarà la loro distanza e minore sarà la velocità di affondamento.

Difficile? No, non penso. E’ vero che il concetto espresso in questo modo, più che una regola da applicare nella pesca alle trote in laghetto sembra un “teorema Euclideo” da Liceo Scientifico, ma con un po’ di pratica vi assicuro che è estremamente facile da comprendere.

Per realizzare le corone di pallini sarà sempre meglio utilizzare del piombo tenero, non si sa mai che la necessità ci porti a dover allargare lo spazio tra uno e l’altro proprio mentre stiamo pescando.

Conclusioni

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Le nozioni espresse potranno sembrare davvero tante, ma in realtà metterle in pratica sarà davvero estremamente facile. Con un po’ di tempo e altrettanta pratica basterà capire quali sono le migliori soluzioni per il nostro braccio e soprattutto per il nostro tipo di pesca e di recupero, il resto verrà da sé.

Vedrete, specie in laghi relativamente grandi e con fondale non troppo elevato le corone diventeranno presto fedeli e insostituibili compagne d’avventura, attrezzi oltre che utili anche estremamente divertenti.

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