Parleremo anche quest’oggi dei nostri mulinelli da pesca, nel caso specifico di quelli adatti al barbel fishing, vedremo assieme in quest’articolo come mantenerli efficienti per tutta la durata della loro vita che, per molti fattori, può dipendere da come li utilizziamo e dalla cura che ne abbiamo. Vi sorprenderete ma bastano davvero 10 mosse, una volta all’anno e sarà perfetto!
Riprendiamo per un attimo il discorso dell’articolo scorso che riguardava le caratteristiche tecniche che deve avere un buon mulinello per la pesca a fondo col pasturatore, se ricordate, abbiamo parlato di concretezza, solidità d’insieme e affidabilità.
Queste caratteristiche salienti ci danno sicuramente un vantaggio anche per quanto riguarda la manutenzione, bastano infatti davvero pochi accorgimenti per mantenere le nostre macchine da recupero in perfetta efficienza per molti anni.
A nostro avviso, un mulinello adatto alla pesca col feeder che sia degno di questo impiego, senza fare riferimento alle sole punte di diamante presenti sui cataloghi, deve già di sé, avere caratteristiche meccaniche e accorgimenti costruttivi intrinsechi, atti alla tutela e alla salvaguardia dei propri organi interni, garantendone protezione ed isolamento dagli agenti esterni che in vari modi potrebbero accelerarne l’usura fino a renderli inutilizzabili.
Stiamo parlando di tutte quelle insidie con cui un mulinello deve perennemente convivere ogni volta che lo utilizziamo sul campo, nella fattispecie acqua, polvere e sabbia trasportate dal vento, salsedine (se siamo soliti pescare in mare) e residui di pastura, sono tutti agenti insidiosi che potrebbero insinuarsi in ogni interstizio o fessura presente e arrivare a raggiungere sia gli organi meccanici che i supporti atti al loro cinematismo.
Ora non spaventatevi, con questo non vogliamo certo dire che al ritorno di ogni uscita dovremmo metterci a smontare completamente tutti i mulinelli che abbiamo utilizzato o che dovremo imparare a diventare esperti meccanici, no, assolutamente, potete stare tranquilli, gran parte dello sporco lavoro, come già detto, lo faranno la tecnologia e i materiali del mulinello stesso.
Altra cosa da tener conto è che ogni mulinello ha una propria progettazione, sensibilmente differente dagli altri modelli e con caratteristiche che possono essere molto diverse e rendere davvero difficoltoso uno smontaggio se non da mani esperte, ecco perché, per quanto possibile, il consiglio è quello di non improvvisarsi tecnici meccanici onde non incorrere in spiacevoli situazioni da cui poi non si riesce più a districarsi.
Tornando a noi il consiglio primario rimane quello di una buona pulizia esterna con panni in microfibra inumiditi con sola acqua dopo ogni sessione di pesca; non utilizzate solventi o agenti chimici che potrebbero arrecare danni alla verniciatura, ai trattamenti superficiali e alle guarnizioni.
Tale pratica è utilissima a rimuovere tutte quelle particelle di sporco che inevitabilmente andranno a contatto con ogni parte dello chassis, della manovella, del rotore e della bobina, ove, nei casi in cui utilizzassimo modelli a frizione in testa, si rischierebbe altrimenti di veder penetrare particelle di sabbia o pastura all’interno del pacco dischi.
La “semplice” pulizia esterna del mulinello non è pratica così scontata, spesso infatti si tende a rimandare l’operazione quando proprio ci rendiamo conto di avere tra le mani un attrezzo molto sporco, ma così facendo si potrebbe incorrere a funzionamenti poco fluidi soprattutto degli organi più delicati come l’archetto, il pomello della frizione, lo snodo della manovella, la levetta dell’anti ritorno, inefficienza del rullino guida filo e così via…
Come pulirlo
La pulizia che vogliamo consigliare dopo ogni impiego è davvero semplice e soprattutto rapida, richiede infatti non più di qualche minuto, ma se diverrà prassi abitudinaria, avremo la percezione ogni volta di riutilizzare un attrezzo sempre nuovo.
Questo è un esempio di un mulinello in uso da vari anni e mantenuto sempre pulito mediante l’utilizzo di panni in microfibra.
Il panno in microfibra potrà, al bisogno, essere lavato efficacemente con sapone neutro e acqua calda; solo nei casi di residui d’olio o unto in genere più ostinato, potremo lavarlo facendolo bollire in acqua per una decina di minuti.
Per gli amici pescatori che si dilettano spesso in ambienti marini, una leggera strofinata con uno straccetto imbevuto di qualche goccia d’olio di silicone su tutte le parti metalliche esterne, sarà un valido aiuto contro la possibile corrosione dovuta alla salsedine, laddove i materiali di base utilizzati nella costruzione dell’attrezzo, non siano garantiti anche per l’impiego in acqua salata o non abbiano subìto già in fase di realizzo appositi trattamenti specifici allo scopo.
Credo che molti di voi si aspettino una linea guida dettagliata su come smontare, pulire e lubrificare anche le parti interne del mulinello, ma sarebbe impossibile per chiunque fare una cosa simile per ogni modello presente sul mercato viste le differenze di progetto e di assemblaggio che si possono presentare, vedremo quindi di semplificare, per quanto possibile, le 10 operazioni basilari e maggiormente utili che possano essere alla portata di tutti.
Primo punto, andremo a rimuovere la vite che tiene unito a pacco il rullino guida filo e il cuscinetto sottostante
A questo punto potremo rimuovere il rullino anti twist e pulirlo
Durante l’operazione fate attenzione a non perdere rondelle, spessori o piccoli distanziali
Riposizionate il rullino e stillate una goccia di olio di silicone sul cuscinetto di supporto prima di rimontare il tutto
Rimuovete la bobina
Immettere una goccia di olio fra alberino (che sarà nel suo punto morto superiore) e il dado di fermo del rotore. Infine fate girare il rotore in modo che l’alberino si muova
I due cuscinetti di supporto alla ruota di comando si arrivano a lubrificare semplicemente rimuovendo la manovella.
Stillare una goccia di olio nello snodo della manovella (a scopo protettivo più che lubrificante)
In ultimo andremo a lubrificare il movimento del pomello
A scopo puramente dimostrativo, vorremo comprovare ai più scettici quanto detto in precedenza riguardo alcune caratteristiche di schermatura dagli agenti esterni dei mulinelli specifici per lavori gravosi come può essere l’utilizzo nel feeder fishing.
Per questo sono costretto a mettere a nudo alcuni organi meccanici interni senza fare alcun riferimento alle modalità di operazione, proprio in virtù del fatto che sarebbero esclusive del modello in oggetto.
Per velocizzare le operazioni di smontaggio e assemblaggio abbiamo preferito intervenire su un mulinello di taglia 6000, a frizione interna alla bobina, dove la meccanica è più semplice e intuitiva, ma nulla toglie al fatto che il discorso è valido anche per i modelli a frizione posteriore e/o provvisti di sistema free-spool.
Ecco come si presenta una meccanica ancora assemblata dopo la rimozione del solo guscio metallico laterale
In queste immagini vediamo la schermatura di uno dei due cuscinetti a supporto della ruota di comando e la guarnizione che sigilla il carter laterale
La pulizia degli organi interni, per chi ha le conoscenze e la manualità specifiche, in condizioni di utilizzo del mulinello non particolarmente gravose, si potrà effettuare con cadenza triennale.
Consiglio l’utilizzo di un grasso specifico a bassa viscosità che non risenta degli sbalzi termici, facilmente reperibile presso i negozi pesca più attrezzati. Come potete notare la presenza di grasso non è mai eccessiva.
Due gocce d’olio al silicone aiutano a migliorare la scorrevolezza dell’ingranaggio e ad allontanare i residui polverosi d’usura.
Cuffia il polimero a protezione del cuscinetto sottostante
Schermatura del cuscinetto del rotore
Piccolo consiglio a tutti gli “avventurieri” che vorranno cimentarsi nella pulizia interna, occhio alle rondelle, è facilissimo perderle! ... Poi sono guai!
Ora vorremo far notare, nelle tre immagini seguenti, come risulta ben protetto il sistema a molla di chiusura dell’archetto; non è prassi comune, ma indice di buona qualità costruttiva e soprattutto di specificità dell’oggetto per l’utilizzo che ne andremo a fare. Il velo di grasso che noterete sulla molla non avrà scopo lubrificante, ma fungerà da protettivo del metallo.
Una volta rimossa la vite, sarà facile togliere il guscio metallico
Doppio carter di protezione, esterno in metallo e interno in polimero plastico
La meccanica interna non ha bisogno di cure particolari, anzi, come già spiegato in precedenza, spesso diviene controproducente tentare di smontare attrezzi che non si conoscono alla perfezione e tenete ben presente che rimuovere il rotore e soprattutto la ruota di comando di un mulinello a frizione posteriore, o peggio ancora se provvisto di sistema “free spool” posteriore, è decisamente più complicato rispetto ai modelli a frizione interna alla bobina, il consiglio pertanto rimane quello di non avventurarsi in esperimenti tecnici se non si hanno tutti i ragguagli del caso.