La pesca a feeder è considerata tra le tecniche più catturanti, sia se praticata in acque dolci che in acque salate. Il suo punto di forza sta nel fatto che l’amo si trova posizionato a pochissima distanza dalla pastura, che ha un forte richiamo per le prede.
La pesca a feeder spesso viene praticata da scogliere naturali o artificiali, o anche dalla spiaggia, e quindi consigliamo di usare canne tra i 13’’-15’’, con potenza medium-heavy, in grado di lanciare zavorre superiori ai 50 grammi ed in grado di gestire prede abbastanza importanti.
Le lunghezze di aggirano tra i 3,90 e i 4,20 mt, con più vette (una più sensibile e una più robusta), e un casting dai 30 ai 100 gr.
Consigliamo di abbinare mulinelli di taglia compresa tra i 4000 e i 6500, a frizione anteriore, con almeno 5 cuscinetti, e soprattutto che abbiano la caratteristica di anti-corrosione. E’ importante che i finali non siano al di sotto dello 0,20 e che gli ami siano resistenti, in quanto in mare è possibile l’incontro con saraghi e orate.
Il fondale più adatto alla pesca a feeder è quello che non offre troppi punti di incaglio, quindi le spiagge e le scogliere con fondale misto a sabbia rappresentano lo spot ideale. Sarà molto utile un tripode regolabile dove poter appoggiare le canne durante l’azione di pesca.
La pastura nella pesca a feeder ha un ruolo fondamentale: deve essere molto compatta e rimanere più a lungo possibile nel pasturatore, per evitare che la presenza di minutaglia spazzoli via in pochi attimi il nostro boccone.
Inoltre, pesci come orate e saraghi non aspirano le esche ma lo addentano. Consigliamo di preparare la pastura con un mix di pane, formaggio, farina di pesca e farina di gambero.
La pesca a feeder è una pesca dinamica e caratterizzata da frequenti controlli del pasturatore (circa ogni 10 minuti) e sostituzione dell’esca. Se si utilizzano due canne l’intervallo di controllo si riduce a 5 minuti circa tra una canna e l’altra, motivo per il quale non consigliamo di metterne in pesca più di un paio.