I fautori della lunga canna ad innesti di derivazione francese, soprattutto se amanti delle competizioni, sanno benissimo che il più grande deficit della roubaisienne è il suo limitato raggio d’azione in fatto di lunghezza di pesca.
Durante una gara, dove tutti i partecipanti agiscono sulla stessa linea, dopo un certo periodo di tempo i pesci tendono ad allontanarsi da riva, rimanendo esterni rispetto alla punta della canna.
Agendo con una roubaisienne non estesa al massimo è possibile aggiungere una o più prolunghe per allontanarsi da riva e per “tornare” sopra la testa dei pesci ma, quando si è costretti a partire alla massima lunghezza, la situazione si complica esponenzialmente.
Negli impianti nei quali la pressione di pesca è molto alta, dopo le prime catture, si può incappare in lunghi periodi di fermo. Tutto ciò deriva dalla diffidenza dei pesci che, dopo essere stati allamati più volte nel corso della loro vita, tendono a sostare ai bordi della zona pasturata, cercando di non incappare nell’amo.
In queste circostanze, maggiormente frequenti quando le prede sentono meno il morso della fame e la competizione alimentare con i propri simili, è indispensabile stendere la montatura più lontano possibile da riva.
In questo modo, continuando a pasturare sotto la punta della canna, è facile ingannare qualche preda in più che si stacca dal branco, posizionato esternamente rispetto alla roubaisienne, tentata dal richiamo del cibo. A metà strada tra i pesci guardinghi e la pasturazione, infatti, lavora la nostra lenza “a filo lungo”, che offre un boccone succulento e prossimo alle prede, oltre ad essere posizionata in una zona “neutra” esterna alla bagarre e, quindi, più tranquilla.
Il termine bannière
Per comprendere esattamente la dinamica della pesca a filo lungo, come prima cosa, bisogna familiarizzare con il termine “bannière”. Quest’ultima non è altro che la quantità di nylon che unisce il galleggiante con la vetta della canna. Più filo si ha a disposizione e più è possibile portare la lenza lontana da riva.
La lunghezza scelta del tratto di filo, però, deve andare di pari passo con la grammatura del segnalatore utilizzato, visto che più sarà pesante la lenza, tanto maggiore sarà la lunghezza di nylon estensibile in avanti.
La lunghezza della bannière
Per prima cosa, se dobbiamo pescare a filo lungo, è obbligatorio curare la lunghezza della banniere, studiandone attentamente la lunghezza più idonea. Tutto ciò perché esistono dei limiti che non possono essere superati, per offrire una manovra fluida, riuscendo agevolmente a stendere fuori il galleggiante.
E’ impensabile dotare la montatura di una bandiera eccessiva, proprio perché sarebbe impossibile manovrare la lenza. Il tratto più opportuno, lavorando in assenza di vento, si aggira intorno ai tre metri abbondanti, potendo giostrare da due e mezzo fino anche a quattro.
Ho parlato di vento assente perché la tecnica che stiamo trattando necessita di calma piatta o, al massimo, di vento che soffi da dietro le spalle del pescatore e comunque in modo blando. Se la spinta dell’aria si fa insistente, sia con provenienza laterale che frontale, la lenza non può più essere stesa fuori, per questo motivo bisogna abbandonare l’idea di pescare “fuori la canna”.
Galleggianti e pesi
Anche il peso del segnalatore scelto in abbinamento alla montatura è uno degli aspetti più importanti. La grammatura del galleggiante, infatti, oltre ad essere scelta in base all’eventuale presenza di corrente, dipende molto dalla profondità dell’acqua e dalla sospettosità delle prede che andremo ad insidiare.
Indipendentemente da tutto, è importante sapere che per posizionare l’amo fuori la punta della roubaisienne, a maggior ragione con bandiere da tre metri di lunghezza e oltre, è necessario scegliere un segnalatore sufficientemente pesante, in modo da tendere il nylon adeguatamente.
Il limite più leggero che si possa utilizzare è costituito da una montatura di 0,75 grammi, appena sufficiente per stendere fuori più di due metri abbondanti di filo. Ecco perché s’impiegano pesi maggiori, spesso oltre il grammo, se si agisce con banniere di tre metri e, soprattutto, se la profondità dell’acqua è pronunciata.
Tutto ciò serve a creare un perfetto compromesso, potendo calare in acqua una lenza lieve e catturante che non sia appesantita da troppo piombo, ma che, allo stesso tempo, non limiti le manovre del pescatore.
Quali caratteristiche?
Stendere la lenza non è tutto! Il massimo dell’importanza è farla stazionare il più possibile nella zona che ci interessa, contrastando al meglio il ritorno di essa verso la vetta della canna.
Il vento e la corrente, sono i due fattori che rendono difficile la vita del pescatore che, senza una forma adeguata del galleggiante, sarà impossibilitato a far sostare fuori dalla vetta della roubaisienne l’insidia.
Logicamente non tutto dipende solo dal segnalatore e dal suo corpo, proprio perché se il vento e la corrente sono molto forti diventa impossibile attuare questa tattica di pesca alla perfezione. Nonostante ciò, è imperativo orientarsi verso un galleggiante che abbia delle caratteristiche precise, soprattutto in fatto di deriva ed antenna, oltre a scegliere la forma più performante.
Studiamo i particolari
La priorità assoluta è quella di scegliere un segnalatore che abbia le spalle larghe. Una foggia larga in alto e più sottile verso il basso tende ad inclinarsi poco durante la spinta dell’acqua e dell’aria, offrendo la massima resistenza possibile al trascinamento.
In antitesi, invece, un galleggiante a goccia, o peggio ancora un oggetto completamente affusolato, tendono ad oscillare in balia di qualsiasi spinta, inclinandosi sul pelo dell’acqua e riportando rapidamente verso riva l’intera lenza.
Antenna e deriva
In uno dei paragrafi precedenti ho sottolineato l’importanza dell’antenna e della deriva, parti decisive del segnalatore che ne influenzano pesantemente il lavoro in acqua. Non è sufficiente basarsi solamente sul corpo del galleggiante bensì soffermarsi su una deriva ed un’antenna adatte.
Il riassunto dell’insieme ci indirizza verso una deriva in metallo, o al massimo in fibra di vetro, ed ad un’asta segnalatrice in plastica cava. Per comprenderne bene il motivo bisogna immaginare ciò che succede al galleggiante quando viene spinto verso riva da una forza. Quest’ultimo subisce un’inclinazione parallela all’acqua e questo fenomeno si amplifica tanto più se il galleggiante è molto leggero ed affusolato, ma anche se le sue parti estreme, inferiore e superiore (deriva ed antenna), hanno un rapporto di peso squilibrato.
Pensiamo ad un’ipotetica antenna di metallo, pesante e tendente all’affondamento che, se sollecitata dal vento, sbilancia il galleggiante perché si lascia inclinare facilmente a causa della sua tendenza a sprofondare e, quindi, a sdraiarsi verso l’acqua. Un’asta di plastica cava, invece, leggera e galleggiante, non tende a sprofondare e per questo è meno facile per il vento e per la corrente inclinarla e sdraiarla parallelamente alla massa liquida.
Per la deriva trova seguito il discorso inverso, più questa è pesante e meno tende a salire verso la superficie, aiutando il galleggiante a mantenersi perpendicolare e stabile. In sintesi, antenna e deriva devono equilibrare il corpo di balsa, rendendolo stabile e restio al trascinamento da parte di vento e corrente. Il rapporto tra la lenza e manualità
Per pescare a filo lungo è indispensabile curare tutti i particolari della lenza in associazione al galleggiante, come abbiamo visto sopra, ma è altrettanto importante prestare attenzione alla manualità del pescatore che deve affiancare alle giuste qualità della montatura altrettanti particolari tecnici di grande peso.
Questo genere di tecnica può essere utilizzata in condizioni di acqua ferma oppure di acqua corrente. Nel primo caso è tutto molto semplice, visto che dopo aver steso in fuori la montatura sarà sufficiente tenere la roubaisienne appena sollevata dalla superficie liquida per fare in modo che il filo rimanga abbastanza teso, offrendo una ferrata pronta ed incisiva alla mangiata del pesce.
Pescando in corrente, invece, dopo aver steso la lenza, sarà indispensabile tenere la canna leggermente più sollevata ed appena inclinata verso monte rispetto al galleggiante. Questo serve a consentire un buon controllo della passata, accompagnando lievemente la lenza verso valle senza allentare la tensione del filo e, soprattutto, senza “impiccarla”, evitando che rientri troppo rapidamente sotto la punta.