Diciamo subito che per trota selvatica si intende quel pesce cresciuto nel torrente e che negli anni ha saputo vincere sulle intemperie e gli imprevisti imposti da Madre Natura e dall’uomo.
Quindi, anche un pesce immesso da avannotto o da trotella, fario o iridea, se è riuscito a sopravvivere e a chiudere uno o più cicli riproduttivi, gode della nomina di pesce selvatico a tutti gli effetti. Un pesce che merita di essere rilasciato nel proprio ambiente naturale con tutte le cautele del caso, qualora venisse catturato.
E’ con questo spirito che lo scorso anno siamo andati a pescare nel giorno dell’apertura in tutti quei luoghi nascosti che ci potessero offrire catture di qualità, perché è proprio di questo che avevamo voglia, catturare anche poco, ma bene!
Ci siamo riusciti in parte perché la giornata non era delle migliori e le temperature rimaste rigide per tutto l’arco della pescata non hanno permesso ai pesci di entrare in piena attività quindi, dovevamo essere noi ad andarli a cercare negli anfratti più nascosti del torrente calando le esche in tutti quei luoghi che danno una sorta di riparo a questi pesci difficili e affascinanti.
Una giornata all’insegna dello “scatto giusto” alla ricerca di quel pesce dalla livrea particolarmente rustica che da troppo tempo avevamo aspettato.
Nei giorni a venire, negli stessi luoghi abbiamo catturato pesci di taglia, anche perché le condizioni meteo erano cambiate ed è bastato poco per mettere i pesci in attività.
In questo articolo, però parleremo delle condizioni difficili che nella maggior parte dei casi caratterizzano l’apertura, un giorno di solito poco fruttuoso, ma comunque interessante sotto il profilo delle catture, perché possiamo catturare anche un bel pesce di taglia che ci ripaga di tutta la fatica fatta per andarlo a cercare.
Non sarebbe certo la prima volta che decidiamo di fare i temerari consci del fatto che potremo anche non vedere una pinna in tutto il giorno, ma poi il miracolo e Madre Natura ci ripaga con una bella fario nera come il carbone e con tanti e piccoli punti rossi come il fuoco.
Quest’anno ripartiremo con le stesse intenzioni con nessuna certezza, ma con tanta voglia di pescare selvatiche d’autore.
La scelta dello spot
Abbiamo deciso di affrontare tratti difficili, quindi la scelta ricadrà in tutti quei siti dove per “prendere” il torrente bisogna camminare per diverse centinaia di metri nel bosco, ma questo non basta, perché anche il tratto di torrente prescelto dovrà rispondere a caratteristiche morfologiche idonee alla stagione e quindi al clima che troveremo.
In questo periodo, difficilmente avremo dei risultati positivi in tratti caratterizzati da basse correnti perché i pesci, ora, se ne stanno negli spazi più profondi del torrente o in quelli dove grossi massi e ostacoli sommersi formano grandi tane dove possono stazionare assieme più esemplari. Ottimi quei tratti dove persistono pozzi naturali e briglie.
I siti appena citati vanno scandagliati molto bene talvolta la pazienza può essere premiata.
Attrezzatura
Una teleregolabile di dieci metri, se si pesca con le tecniche di fondo, una scattante sei metri per gli irriducibili del galleggiante (sempre a pallina).
Nel primo caso un mulinello caricato con un nylon dello 0.22 giallo fluo o bianco. Nel caso si peschi con il galleggiante si consiglia di caricare il mulinello di taglia 2500 con uno 0.14/0.16.
Alcune confezioni di ami di misure assortite dal n.6 al n.10, alcune bobine di nylon da terminali, una confezione di stick assortita, un po' di buste di girelle e lenze già pronte come corone e pallettoni.
Questo è quello che serve in linea di massima, il tutto riposto in un gilet multi-tasche.
Strategie di pesca
Nell’indole del trotaiolo di montagna affrontare un torrente vuol dire risalirlo per tutto il tratto prescelto per la pescata. Anche se con alcune tecniche (vedi galleggiante) si consiglia di pescare a scendere, l’istinto prende sempre il sopravvento e la risalita suscita da sempre emozioni uniche.
La risalita di un tratto di torrente deve essere fatta con la giusta cognizione di causa cercando di sondare tutti gli anfratti possibili che ci possono garantire una potenziale abboccata.
Questa operazione va fatta sempre con “il cervello collegato al braccio” dobbiamo agire in modo furbo e con la massima circospezione cercando di non uscire mai allo scoperto e di non avvicinarsi troppo alla postazione che vogliamo sondare.
Inoltre cerchiamo, dove è possibile, di evitare entrate in acqua, muoviamoci sulla sponda del torrente prediligendo sempre quella che più ci favorisce nell’azione di pesca.
Corone, pallettoni & C.
La più impiegata nei torrenti appenninici è sicuramente la pesca con la corona, il pallettone viene utilizzato solo in presenza di forte corrente o se vogliamo che l’esca entri subito in pesca perché il raggio d’azione è molto ridotto.
Di solito nei torrenti di montagna questa zavorra viene impiegata quando dobbiamo entrare con l’esca in mezzo alla vegetazione perché riteniamo che lì sotto ci sia la trota in caccia. In questo caso, metteremo il pallettone direttamente sulla lenza madre collegando il terminale molto corto, circa 20 cm, per mezzo di una girella semplice.
In questo modo potremo entrare anche nella postazione più intricata.
L’uso della corona di pallini diventa determinante in molte situazioni. Pescare con la corona, oltre ad essere molto divertente è anche impegnativo poiché dovremo capire la giusta grammatura da utilizzare.
Per questo motivo dovrete costruirvi alcune lenze di peso diverso in modo da fronteggiare varie situazioni idriche, anche quelle più drastiche.
Quando sono ferme!
Con la certezza più assoluta, possiamo dire che i giorni che seguono l’apertura non sono sinonimo di catture, almeno per quanto riguarda i pesci di qualità. Questo perché sono stati disturbati dal continuo passaggio di esche e di pescatori che, anche se hanno affrontato il torrente nel migliore dei modi, hanno comunque disturbato con il loro passaggio i pesci.
Le trote se ne stanno ferme sotto i massi, ma questo non vuol dire che qualcuna non cada nell’inganno di un piccolo verme ben presentato.
La strategia di pesca da adottare in questa situazione è quella di risalire sempre il torrente cercando di sondare in modo molto meticoloso, quindi con più passaggi, tutte le tane che ci troveremo di fronte anche quelle all’apparenza insignificanti.
Inserendo un pallettone sulla lenza madre di misura adeguata alla corrente presente, legheremo di seguito una piccola girella dove collegheremo il finale dello 0.14 lungo circa 10/15 cm. Un amo del n. 8 completerà la lenza.
In questo modo sonderemo tutte le postazioni cercando di far passare sotto i massi l’esca. Al minimo accenno di abboccata ferrate subito, la trota difficilmente terrà la mangiata. Con questo sistema ci potremo assicurare qualche bella cattura anche nelle giornate meno favorevoli.
Esche & inneschi
L’esca simbolo della trota torrente è il lombrico di terra. La dimensione dell’anellide varia a secondo delle condizioni idriche. Ovviamente, varia anche la dimensione dell’amo che deve essere sempre rapportata all’esca.
Si consiglia l’uso di anellidi di media dimensione con condizioni di acqua bassa, mentre si impiegano lombrichi di taglia più grossa quando il livello idrico è più alto.
Consigliato anche l’uso delle camole del miele qualora non avessimo nessuna abboccata con il verme. Micidiale, dove è permesso, l’innesco del pesciolino morto manovrato in corrente.
Ardiglione schiacciato
Per tutti quelli che sposano la pratica del No-Kill, si consiglia di schiacciare sempre l’ardiglione. Questa semplicissima operazione ci consentirà di liberare più facilmente i pesci arrecando loro un minimo danno.