L'autunno inoltrato scatta una fotografia ben precisa dello spot oggetto di questo articolo. La spiaggia appare come un deserto, una distesa di sabbia vuota e umida che si fonde col mare. Un uomo, un pescatore con la sua fidata bolognese solca la battigia in cerca di indizi, certezze, risposte … con i suoi waders ripercorre la costa più volte, così come farebbe un astronauta sulla luna, cerca il punto giusto, e non pianta una bandiera, ma il suo picchetto porta canna.
In quel punto la battigia non è lineare, ma assume una forma semicircolare, la corrente esce omogenea verso il largo e si fonde con le sfumature color arancio dell’alba. La ricerca è finita, è il momento di lanciare, comincia una nuova avventura di pesca in spiaggia con la bolognese!
La spiaggia viene spesso considerata come un luogo particolare, dispersivo, enigmatico, e privo di riferimenti. Si pensa che i pesci siano lontani, dispersi sul sabbione chissà dove, a centinaia di metri dalla costa, ma non è così, talvolta sono lì, proprio davanti ai nostri piedi, nei pressi dello scalino di risacca o all’interno dei canali di corrente che si generano nelle spiagge sabbiose.
La spiaggia pertanto non è appannaggio esclusivo di tecniche specifiche come il surf casting, ma anche con una semplice bolognese, pescando a pochi metri dalla riva si possono ottenere risultati importanti in termini di catture.
Quest’ultima necessita solamente di essere osservata, capita e compresa, perché ci lancia dei segnali che se interpretati correttamente ci permetteranno di effettuare un'azione di pesca ottimale e le soddisfazioni non tarderanno certo ad arrivare.
Esistono diversi tipi di arenili, spiagge caratterizzate da acque basse, altre da acque più profonde, spiagge di sabbia e spiagge di ciottolo, spiagge miste a scoglio con rocce affioranti, sono molte e svariate le tipologie, o meglio le sfumature di questo ambiente. Oltre alle numerose tipologie si aggiungono altre variabili, bisogna infatti capire come scegliere e affrontare questo spot, con mare calmo o mare mosso, di giorno o di notte.
In questo caso affronteremo nello specifico una sola tipologia ben precisa di spiaggia, ovvero parleremo di spiagge sabbiose, caratterizzate dalla presenza di canali ed acque basse, affrontate in condizioni di mare mosso o sufficientemente formato. Quindi, ricapitolando, le variabili principali da tenere in considerazione per capire come affrontare ed impostare la nostra battuta di pesca sono principalmente tre: moto ondoso, granulometria della spiaggia e morfologia della stessa.
Moto ondoso
Passando in rassegna ad analizzare i fattori antecedentemente elencati, possiamo affermare che il moto ondoso è di fondamentale importanza per l’esito della pescata. In questa tipologia di ambiente sono da scartare condizioni di mare calmo, infatti acque basse e condizioni stabili non sono un connubio vincente in questa tipologia di spot.
Affinché la spiaggia sabbiosa diventi produttiva, necessitiamo di condizioni di mare sufficientemente formato, in modo tale che si possano generare le relative correnti nei canaloni paralleli alla battigia. Questo permetterà al nutrimento che si trova sotto la sabbia di finire in sospensione nella risacca, creando una scia di cibo all’interno del canalone che attirerà inevitabilmente diversi tipi di pesci, come spigole, saraghi e occhiate.
L'esperienza ci insegna che le altezze ottimali dell'onda per esercitare al meglio questa tipologia di approccio sono quelle che oscillano tra i 50 e gli 80 cm. Queste sono consultabili sui vari siti meteo-marini presenti in rete, i quali ormai, ci garantiscono una buona affidabilità al riguardo.
Nel periodo autunnale, l’azione di pesca si svolgerà di giorno, gli orari migliori vanno dall’alba al tramonto, con particolare attenzione alle ore centrali.
Spiagge
Come precedentemente accennato, la granulometria della spiaggia svolge un ruolo fondamentale, nelle spiagge sabbiose, infatti, essendo quest’ultime caratterizzate da granulometria molto fine, avremo un maggior grado di torbidità delle acque rispetto a quelle di ciottolo.
Abbiamo anche associato questa tipologia di spiaggia a bassi fondali. Per bassi fondali si intendono profondità oscillanti tra gli 80 cm, riscontrabili ai margini dei canaloni, ed i 2 metri scarsi, punto di maggior profondità, riscontrabili proprio al centro del canale. In questa tipologia di ambienti, prima di scegliere la postazione di pesca, è d’obbligo un’attenta analisi della linea di battigia.
Cammineremo, infatti, lungo di essa cercando di percepire degli elementi di discontinuità della stessa. Durante la nostra esplorazione dovremo ricercare la presenza di punte di sabbia in prossimità di anse semicircolari. Queste non saranno difficili da individuare all’occhio di uno sguardo attento. La punta di sabbia indica una condizione di basso fondale che si prolungherà anche sott’acqua per diverse decine di metri.
L’ansa semicircolare, invece, contraddistingue una diversità di fondale, indubbiamente maggiore rispetto alla punta, che si evidenzia sotto forma di buca o canale. E’ questo il punto ottimale di pesca in spiaggia, in prossimità del quale pianteremo il nostro picchetto porta canna. Pescheremo pertanto dentro il canale, più precisamente all’interno del flusso di corrente che si genera in quel punto e si diparte dalla battigia. Questo è delimitato rispettivamente a destra ed a sinistra dalle due punte di acqua bassa.
In condizioni di mare sufficientemente formato, l’individuazione dei canali viene agevolata dalla risacca, che in questi punti ben precisi, genera delle strisciate di schiuma in uscita inconfondibili. Pescheremo proprio al loro interno, ai nostri occhi non esisterà più il mare come distesa d’acqua immensa ed infinita, esisteranno solo i canali, i quali dovranno essere visti dai nostri occhi come tanti piccoli “fiumi”, all’interno dei quali eseguiremo la nostra passata.
Nel caso in cui un canale non risulti produttivo, non ci resta altro che spostarsi nel successivo, a poche decine di metri di distanza, eseguendo una sorta di pesca itinerante. Anche l’altezza dell’onda ci viene incontro al fine di facilitare l’individuazioni dei canali. In corrispondenza delle punte infatti, dove l’acqua sarà più bassa, l’altezza dell’onda sarà maggiore, in quanto il basso fondale agevola la formazione di un frangente più grande. In corrispondenza del canale, invece, l’altezza dell’onda sarà minore, in quanto il fondale più profondo limita la leva che l’onda riesce a generare, formando pertanto un frangente di minore intensità. Diventa pertanto ben visibile in acqua il canale che tende a trovarsi al centro tra due creste d’onda di maggiore intensità e schiumosità.
Per quanto riguarda le altre tre variabili che dobbiamo ancora esaminare, possiamo affermare quanto segue: la presenza di una foce di acqua dolce nelle vicinanze può indubbiamente essere un fattore positivo, andando ad aumentare la possibilità di catturare tutti quei pesci che vengono attratti dalla tipicità di queste acque, in particolar modo, spigole e cefali.
La presenza di alghe, invece, risulta essere un fattore negativo, in quanto la loro massiccia presenza potrebbe inficiare l’azione di pesca, nonché l’esito della pescata a causa del continuo disturbo dovuto all’impigliarsi delle alghe stesse sul nostro apparato pescante.
La presenza di detriti organici più concentrata sulla battigia in prossimità di un canale, piuttosto che in un altro, invece, è un fattore positivo da tenere fortemente in considerazione, visto e considerato che si traduce in una maggiore quantità di alimento in quel determinato punto, la quale richiamerà conseguentemente un maggior numero di pesci.
Dopo questa importante e doverosa analisi iniziale, passiamo adesso ad entrare più nello specifico, concentrando le nostre attenzioni su lenze, esche, attrezzature, e sull’azione di pesca vera e propria.
Attrezzatura
Per la pesca dalla spiaggia impiegheremo bolognesi ad azione parabolico-progressiva della lunghezza di 6-7 metri. Il mulinello sarà di taglia 2500-3000 caricato con un buon nylon dello 0.16. Su di esso andremo ad inserire un galleggiante a forma di pera rovesciata di 3-4 grammi.
Il finale sarà un fluorocarbon della lunghezza di un metro abbondante di diametro oscillante tra lo 0.12 e lo 0.14, terminante con un amo bronzato del 14-16. Il terminale in questione sarà collegato alla lenza madre mediante un nodo di sangue.
Tra quest’ultimo ed il galleggiante avremo una spallinata abbastanza aperta costituita da pallini più piccoli e distanti verso il finale, e pallini più grandi e più ravvicinati via via che ci avviciniamo al galleggiante. In prossimità del nodo di sangue andremo a schiacciare un pallino del numero 8, seguito da un altro della stessa misura a 50 cm di distanza. Successivamente ne schiacceremo un altro del numero 7 a 40 cm di distanza, poi ancora uno del 7 a 35 cm e così via, procedendo in questo modo con due pallini per misura, fino ad arrivare a tarare il galleggiante con un pallino del numero 3.
Chiaramente il galleggiante non sarà perfettamente tarato, altrimenti tenderà ad affondare ripetutamente, per poi tornare a galla per effetto delle onde, disturbando non poco l’individuazione del nostro segnalatore.
Esche & pasturazione
Come esca e pasturazione utilizzeremo il classico bigattino, l’innesco sarà abbastanza corposo, con 3 larve, di cui la prima sarà innescata a calza, mentre le altre saranno appena appuntate dalla parte più stretta della larva.
La pasturazione verrà fatta a mano, direttamente sotto ai nostri piedi, in pochi centimetri d’acqua. Sarà la risacca stessa ad inghiottirla nella corrente ed a stenderla lungo la linea di pesca anche a decine di metri di distanza. Qualche manciata di larve, ad intervalli regolari di circa dieci minuti, saranno più che sufficienti per generare una scia di pasturazione continua ed invitante.
Ultimi consigli
Fondamentale per questo tipo di pesca è l’impiego dei waders, impensabile, infatti, sarebbe riuscire a pescare senza bagnarsi, a causa del continuo infrangersi delle onde sulla battigia. Di indiscusso aiuto, risulterà tale abbigliamento durante le fasi di guadinatura e salpaggio del pesce in mezzo alla schiumata del sottoriva.
Prima di cominciare a pescare andremo a sondare la profondità del canale che si trova di fronte a noi. Solitamente la profondità oscilla tra il metro e sessanta, ed i due metri e cinquanta. Una volta effettuata la misurazione del fondale andremo ad aumentare il fondo di un ulteriore metro e cinquanta, pertanto, vista la geometria della nostra lenza, avremo gli ultimi due pallini del numero 8 che lavoreranno in terra, permettendo al finale di razzolare nei pressi del fondo. Dalla spiaggia, infatti, possiamo permettercelo, vista l’assenza di appigli ed incagli, riuscendo così a confondere l’insidia in mezzo all’alimento in sospensione all’interno del flusso di corrente.
Per quel che riguarda l’azione di pesca, andremo letteralmente ad appoggiare la lenza sotto la punta della canna, sarà la forza stessa della corrente in uscita a stendere il nostro apparato pescante verso il mare aperto, seguendo la scia della pastura.
La passata avverrà con l’archetto del mulinello aperto, il semplice attrito sugli anelli della canna durante l’uscita del filo consentirà di effettuare una leggera trattenuta che ci permetterà di stendere il finale e tutta la spallinata in corrente rendendo l’azione dell’apparato pescante molto naturale ed invitante.
Le prede più frequenti in questo tipo di pesca sono spigole, cefali, occhiate, ed anche saraghi, qualora nelle vicinanze vi sia la presenza di scogliere sia naturali che artificiali. La pesca dalla spiaggia con la bolognese è una delle tecniche di pesca da terra più affascinanti, riferimenti meno scontati che in scogliera, pesci esclusivamente di passaggio.
Capire e carpire il momento giusto, che talvolta può essere così breve ed effimero fanno di quest’ultima una pesca da veri intenditori, ma nessuno nasce imparato! L’esperienza è la perseveranza aumenteranno il nostro bagaglio tecnico, e con esso la consapevolezza di ciò che faremo e andremo a fare, quindi mai scoraggiarsi, inizia la sfida e quando arriverà la cattura importante la soddisfazione sarà indescrivibile.