Se dico “trota” la prima parola che vi passa in mente (o perlomeno che dovrebbe passarvi...) è torrente. Per decenni questo è stato uno dei binomi più rappresentativi della pesca sportiva in acque interne.
I giovani d'oggi, ahimè, tenderanno sempre più frequentemente a rispondere “laghetto” visto che l'equilibrio della pesca alla trota si sta spostando sempre più verso gli ambienti artificiali.
Il classico ambiente da trota è invece caratterizzato da quelle acque poco profonde, veloci, che si infrangono ora su delle rocce ora su dei rami, e che poco più in là paiono fermarsi quasi a riposare prima di tuffarsi nuovamente nella loro corsa verso valle.
La pesca della trota in torrente però è attività da uomini duri, disposti a lunghe e faticose camminate su sentieri impervi e spesso da inventare in mezzo a boschi, rocce e cespugli, alla ricerca di pesci che percepiscono la nostra presenza quando siamo ben distanti se non ci approcciamo nel giusto modo.
Il torrente è un ambiente difficile, ristretto, e che và saputo leggere ed interpretare, e la trota è un essere costruito ad hoc per tale ambiente, pertanto l’approccio deve essere perfetto se vogliamo ingannare con le nostre insidie artificiali la regina delle acque veloci.
Innanzittutto bisogna essere pronti fisicamente, non è consigliabile avventurarsi per torrenti se non siamo avvezzi a lunghe e faticose camminate in ambienti particolari come le sponde di un torrente o fitti boschi.
E' importante non sottovalutare questo elemento perchè si rischia di percorrere anche agevolemente diversi chiloometri e poi di ritrovarsi sfiancati durante il rientro, rischiando nei casi più brutti di dover chiamare qualcuno in aiuto (sempre che il cellulare abbia campo) o anche solo di trascorrere qualche ora al buio e al freddo perchè ci si attarda nel rientro.
COSA PORTARE
La prima regola è : rimanere leggeri.
La cosa migliore è portarsi dietro solo lo stretto indipensabile; solitamente sono sufficienti canna e mulinello, uno zainetto dove mettere una bottiglia d'acqua (o bevande integratrici di sali minerali) , qualche snack per ricaricarsi un po' di zuccheri, un pacchetto di fazzolettini o salviette (eh, servono spesso...) un leggerissimo K-way in caso di piogge improvvise e una felpina in pile che può servire sia se si abbassa la temperatura sia in caso ci si bagnasse accidentalmente (magari durante un guado).
A completare tutto possono essere aggiunti un piccolo mulinello di scorta ed una canna telescopica ad ingombro ridotto che in caso di rotture o malfunzionamenti ci consente di proseguire la pescata, del nastro adesivo e un tubetto di colla cianoacrilica (per piccole e veloci riparazioni) e un coltellino multiuso.
Ricordiamoci di non esagerare col peso, oltre che affaticarci, un carico eccessivamente ingombrante ci impedisce anche nei movimenti e nel raggiungere zone in cui la vegetazione è parecchio fitta ed intricata.
Come affrontare il torrente
Come affrontiamo il corso d’acqua, a scendere o a risalire ? Beh è possibile affrontare il torrente in entrambi i modi, anche se uno presenta difficoltà differenti rispetto all’altro, anche se spesso i torrenti non garantiscono la possibilità di scegliere e vanno affrontati nell’unico modo che la natura ci consente.
Generalmente è preferito l’approccio a risalire, in questo modo troveremo le trote con il muso in direzione opposta alla corrente, pronte ad attaccare le possibili prede. In questa condizione i pesci non potranno scorgerci poiché giungiamo loro alle spalle però saremo costretti a recuperi a favore di corrente che rendono più difficile il controllo dell’azione dell’esca.
Poco male, col tempo si acquisisce esperienza e si usano esche che ben si prestano a tale tipo di recupero, o semplicemente si impara a governarle meglio, se l’avvicinamento è stato eseguito al meglio i pesci saranno ben disposti verso le nostre insidie.
Se peschiamo invece a scendere saremo favoriti nell’azione di lancio e soprattutto di recupero e animazione dei nostri artificiali (con i rotanti si può addirittura sfruttare la corrente per la rotazione della paletta senza necessità di recuperare filo) ma saremo più esposti alla vista dei pesci, pertanto l’approccio e l’ingresso in acqua dell’artificiale devono essere perfetti.
Dove lanciare? in un ambiente così ristretto i punti buoni sono abbastanza palesi ed obbligati ma in ogni caso conoscere le abitudini delle nostre prede come sempre aiuta.
Nei nostri corsi d’acqua andremo ad insidiare quasi esclusivamente trote fario, la presenza delle iridee è ridotta solo a pochi tratti, solitamente quelli più a valle e con acque meno correnti (trattandosi di pesci di immissione poco propensi al dispendio energetico del nuoto in corrente) e a particolari periodi (immissioni per gare o brevi risalite da immissioni in riserve ).
La fario mal sopporta la luce e predilige le zone più riparate come profonde buche, radici o rami sommersi e qualsiasi cosa possa dargli riparo da luce e corrente più sostenuta. Questi pesci prediligono alimentarsi nelle ore di luce più bassa (alba e tramonto) ma stanno in agguato per potenziali prede praticamente sempre, quindi spesso sta a noi saperle scovare e indurre all’attacco.
Le iridee invece tendono ad avere un comportamento più aggressivo, anche se la loro disposizione spaziale nelle acque del torrente spesso lascerà sorpresi anche i più esperti… si tratta di pesci di immissione ricordiamolo, che facilmente scendono a valle se possibile, o dove ciò non sia possibile (rapidi abbassamenti del livello delle acque) si raggruppano nelle buche più profonde.
Nei corsi d'acqua del nord Italia è presente anche la trota marmorata, e nonostante prediliga le acque del piano con portate d'acqua importanti, non è raro trovarla anche in tratti torrentizi, soprattutto nelle fasi giovanili. Il comportamento della marmorata è simile a quello della fario, con la quale spesso condivide tane e zone di caccia.