Nuove strategie di pasturazione, nuove specie ittiche ed altro hanno influenzato non poco la lunghezza del filo tra vettino e galleggiante, ma sono le condizioni ambientali che la determinano in modo assoluto.
Vediamo come comportarci nelle situazioni che più comunemente troviamo pescando con la roubaisienne.
Misure diverse per situazioni diverse
Sono praticamente soltanto due gli elementi esterni che influenzano la bandiera: corrente e vento, ma soprattutto quest'ultimo è quello che determina la scelta della lunghezza di questa importante componente della lenza.
Le scuole di pensiero sono diverse e fortemente influenzate da fattori locali. Uno di questi è la forza, la direzione e la frequenza con cui il vento è presente. Da questo punto di vista in Italia siamo abbastanza fortunati, poiché i venti non sono costantemente presenti come nel Nord Europa e in Inghilterra.
Un altro fattore assai importante è il tipo di pesca e di pesci che vengono coinvolti nell'azione. Un conto è pescare carpe in una fishery inglese, un altro è cercare di prendere cavedani in un fiume.
Vediamo ora alcune situazioni-tipo che possono verificarsi durante un'uscita di pesca o una competizione e i relativi provvedimenti che devono essere presi a carico della bandiera per riuscire a controllare bene la lenza, giungere in tempo sulle mangiate e sfruttare al meglio la pasturazione. Per trattare meglio l'argomento lo divideremo in due sezioni, quella dell'acqua corrente e quella dell'acqua ferma.
Acqua corrente e vento nello stesso senso
E' una delle situazioni più sgradevoli perché si sommano ambedue le cause di disturbo della lenza. La lunghezza della bandiera deve essere di circa un metro perché, se è più corta, si potrebbero avere dei problemi. Il vento, infatti, è difficile che sia costante, anzi, è più frequente che soffi a raffiche.
In questo caso, si ha un'oscillazione continua della vetta che, in parte, può essere ammortizzata dall'adozione di una bandiera abbastanza lunga, tuttavia, quello che permette un controllo quasi perfetto, è l'immersione di una parte dell'estremità della canna sotto la superficie dell'acqua che deve essere proporzionale alla forza del vento. Più soffia forte, più il vettino si deve immergere. Ciò permette di annegare anche la bandiera e, quindi, di sottrarla all'azione dell'aria ed elimina quasi totalmente le oscillazioni del vettino, deleterie se, soprattutto, si pesca in trattenuta costante.
Ogni medaglia, però, ha il suo rovescio. In questo caso, l'immersione dell'estremità della canna ha due fattori negativi che devono essere tenuti in debito conto. Il primo è il ritardo con cui si giunge sulla mangiata, tanto maggiore quanto maggiore è la quantità di canna immersa. Il secondo è la fastidiosa penetrazione di acqua all'interno del vettino, molto importante con fori d'uscita dell'elastico di grosso diametro.
Fate molta attenzione, perché se si è costretti ad immergere molta canna in acqua, come si fa quando il vento è davvero forte, entra molta acqua che appesantisce notevolmente l'estremità della roubasienne e in caso di ferrata un po'... vivace, il pericolo di una rottura della canna è assai probabile.
Un piccolo trucco
L'ingresso dell'acqua nella parte terminale quando si pesca a canna immersa ritarda la ferrata e mette in serio pericolo l'integrità dell'attrezzo a causa del peso acquisito.
Recentemente abbiamo scoperto un piccolo accessorio, che aiuta molto a contenere il problema dell'ingresso dell'acqua nella canna. E' un accessorio che non è nato espressamente per la pesca al colpo, ma per la pesca a mosca e serve a coprire il nodo tra coda di topo e finale.
L'oggetto in questione si chiama Coprinodo, viene prodotto in morbidissima gomma, ha la forma biconica dell'ogiva di un proiettile con una parte più sottile e una più tozza ed è perforato nel senso della lunghezza.
Realizzando con questo Coprinodo un connettore secondo la sequenza fotografica che vedete allegata, se si ha la cura di mettere la parte tozza verso l'apicale in teflon incollato all'estremità del vettino, questa andrà a chiudere il foro impedendo, o almeno limitando, l'ingresso d'acqua. Naturalmente, viste le dimensioni ridotte del Coprinodo, il tutto è riservato ad elastici di piccolo diametro.
Acqua corrente e vento contrario
E' la situazione ritenuta ottimale per una serie di motivi. Innanzi tutto perché il vento tende a fare una sorta di trattenuta naturale ponendo il basso di lenza in posizione perfetta con l'esca che precede il resto. Poi perché permette di poter usare delle bandiere anche molto lunghe (superiori al metro e mezzo), che sono una manna quando si deve pescare in acqua bassa e chiara perché evitano di far vedere ai pesci l'ombra o la canna stessa che brandeggia sulle loro teste, senza rallentare i tempi di ferrata.
La canna può essere tenuta con la punta in acqua o meno, ma la parte di filo che si tiene fuori dall'acqua, più o meno lunga a secondo di quanto di tiene alto il vettino, può essere egregiamente sfruttata per far compiere alla lenza delle perfette trattenute naturali o, meglio ancora, per rallentare la progressione del galleggiante senza le vibrazioni o piccoli scatti inevitabili quando si ha un contatto diretto tra canna e galleggiante.
Acqua ferma e vento laterale
Il vento, per i pescatori, è sempre un fattore di disturbo, ma talvolta può essere anche di grande aiuto. Ad esempio, quando la lenza deve essere tenuta in movimento per trascinare lentamente l'esca sul fondo. Perché farlo con un movimento della canna, magari un po' tremolante, quando possiamo sfruttare il vento?
In questo caso, basta alzare la punta della canna ed esporre una quantità giusta di bandiera al vento che fa da vela ed ecco realizzato uno dei movimenti più adescanti soprattutto nei confronti del pesce di taglia medio-piccola.
Al contrario, se l'esca deve stare ben piantata sul fondo, non c'è altra soluzione che quella di immergere il vettino in acqua dalla parte del vento curando che il galleggiante stazioni esattamente sul punto pasturato e state ben attenti, perché quando l'acqua si increspa sotto l'azione dell'aria cambiano la prospettiva e i punti di riferimento.
Con il vento laterale, sempre nell'ottica di ammortizzare le oscillazioni del vettino, è bene che la bandiera sia compresa tra gli 80 cm ed il metro di lunghezza.
Acqua ferma e vento in faccia
E' forse la situazione peggiore perché la lenza viene costantemente spinta verso il pescatore. Se si adotta una bandiera lunga, ad esempio di un metro e peschiamo con una 13 metri, in tempi più o meno lunghi determinati dalla forza del vento, ci ritroveremo il galleggiante e la lenza a 12 metri da noi, magari molto più corti della pasturazione effettuata all'inizio quando non c'era vento.
E' un grave handicap che può essere in parte ammortizzato dall'adozione di una bandiera molto corta. Se è strettamente necessario che l'amo sia esattamente sulla pastura, non bisogna esitare a tagliare il filo fino a ridurre la bandiera ad una trentina di centimetri.
Si deve fare sicuramente un po' di attenzione in più quando si porta fuori la canna per evitare di ingarbugliare, ma il risultato vale assolutamente la candela e con il vento in faccia non si ha nemmeno il disturbo delle oscillazioni del vettino.
Bandiera corta o cortissima per rimanere sull'area pasturata anche in caso di vento alle spalle che, comunque, non disturba la pesca ed agevola l'azione.
Bandiera cortissima: il caso inglese
Chiunque abbia assistito ad una competizione internazionale non avrà potuto fare a meno di notare che gli inglesi pescano con bandiere ridottissime, qualche volta al di sotto dei trenta centimetri. Prima di entrare nei dettagli, bisogna puntualizzare una cosa e cioè che l'uso ormai comune della coppetta per la pasturazione ha fatto accorciare la bandiera un po' a tutti.
L'estrema precisione che si raggiunge nel pasturare con questo ormai irrinunciabile accessorio ha ristretto drasticamente l'area pasturata con conseguente obbligo di starci sopra e una bandiera lunga vuol dire anche una precisione minore nel posare la lenza. Non è un caso che siano stati gli inglesi ad adottare da tempo una bandiera cortissima.
Gli inglesi pescano prevalentemente in acque private (le famose fisheries) dove si prendono prevalentemente carpe e pesci di grossa taglia con pasturazioni di modesta entità, ma estremamente precise e varie nella qualità, grazie all'adozione di piccole coppette fissati permanentemente sul vettino.
I “picchetti”, in queste competizioni, possono essere anche lunghi decine di metri e si pratica molto anche la pesca presso la sponda, che non è una rattopesca come la intendiamo noi, è una pesca con la rouba lunga anche di una decina di metri, tenuta parallela alla riva, magari per raggiungere un ciuffo d'erba o per pescare sotto un cespuglio che si trova sulla sponda, sotto al quale c'è un'alta probabilità che ci siano delle carpe.
Quattro bigattini per volta e tre grani di mais messi giù con la minicoppetta ad ogni “allungata” di canna sono la misera pasturazione da fare in questi posti e sbagliare di 20 cm la posizione della lenza può voler dire non prendere niente. Ecco quindi che una bandiera di 20 cm permette di praticare una tecnica molto efficace.
I vantaggi
- Una bandiera cortissima permette di avere una precisione estrema nella posa della lenza anche senza dover prendere dei punti di riferimento perché il raggio d'azione è estremamente ridotto.
- La ferrata si riduce ad una semplice, brevissima alzata di canna perché si è in contatto diretto con il pesce che quasi si autoallama.
- La reazione del pesce allamato sarà meno intensa rispetto ad uno ferrato con quella certa decisione che lo manda in panico, come si fa con la bandiera lunga. Dunque il recupero della preda sarà più agevole e tranquillo.
- Le manovre di adescamento, soprattutto quelle di alzata ed abbassata lenta della lenza, sono molto più facili da effettuare, con movimenti molto più ridotti rispetto a quelli che si fanno con la bandiera lunga.
Gli svantaggi
- In presenza di specie che possono piazzarsi ai margini della zona pasturata (o subito fuori, come fanno spesso i carassi) il raggio d'azione è ridotto e risulta difficile esplorare il “terreno” circostante. Non parliamone, poi, se si tratta di cavedani!
- Le ampie manovre di adescamento sono molto difficili e meno incisive.
- In caso di acqua in movimento, il tratto di fondo esplorabile (la passata) è assai ridotto.
- Se si alza un forte vento, a causa delle continue oscillazioni del vettino, il controllo del galleggiante risulta estremamente difficile e la lenza viene fortemente disturbata.
- Come la mettiamo se, durante la pesca o una gara, ci accorgiamo che bisogna appoggiare un bel po' di lenza sul fondo per prendere del pesce se abbiamo non più di 30 cm di bandiera disponibile per alzare il galleggiante?
Vento forte? Filo sottile!
Può sembrare strano, ma pochi centesimi di millimetro di diametro del filo possono essere importanti. In caso di vento molto forte, ad esempio, tra avere una bandiera dello 0,12 o dello 0,18 c'è una grande differenza. L'effetto dell'aria su un filo sottile è minimo anche se è solo di 6 centesimi di millimetro inferiore di un altro e il trascinamento diventa molto più controllabile.
Quindi, se non si è obbligati da altri fattori, come ad esempio la presenza di pesci di taglia molto importante, se si prevede di pescare con un vento piuttosto forte, è meglio preparare le lenze con fili di diametro sottile