L’uso delle larve di mosca incollate ha rivoluzionato il modo di pasturare e di pescare di tutti i praticanti della pesca al colpo e alla passata.
Molti anni fa, probabilmente più di una ventina, venne dall’Inghilterra una grande novità tecnica per la pesca al colpo e alla passata. La novità riguardava la pasturazione e, in particolare, quella effettuata con i bigattini. Fino ad allora, le modalità per pasturare con le larve di mosca erano ristrette al lancio a mano, all’uso della fionda e all’impiego delle retine metalliche dentro alle quali si mettevano larve, pastura e sassi per appesantire il tutto.
Ognuno di questi metodi ha i suoi limiti: con la pasturazione a mano si coprono distanze che non superano i cinque o sei metri e, dunque, è del tutto da evitare quando si pesca oltre questa misura, inoltre, il lancio non può essere troppo preciso e i bigattini si disperdono in un’area troppo grande.
Con la fionda le cose vanno assai meglio: si può essere più precisi, i bigattini possono essere lanciati a distanze notevoli (anche oltre i 20 metri) e l’area di dispersione molto ben controllata.
Tuttavia i due metodi appena citati hanno il grosso limite che impedisce di poter far arrivare sul fondo le esche dove c’è una forte corrente, oppure dove la profondità è molto elevata e, soprattutto, dove le due cose sono combinate insieme.
Per ovviare a questo inconveniente, soprattutto per pescare nei fiumi di grande portata, i pescatori escogitarono un sistema, tuttora in uso, che prevede l’impiego di retine metalliche (ben chiuse alle estremità) riempite di bigattini e sassi per appesantire il tutto per permettere di giungere rapidamente sul fondo e qui stare ben ferme.
Lo svuotamento avviene sia per opera della corrente ed anche per fuoriuscita di bigattini causato dal loro stesso movimento e l’azione pasturante dura per un tempo che è proporzionale alla velocità della corrente. Più l’acqua corre e più rapidamente si svuotano.
Il sistema è ottimo, ma il suo limite sta nel fatto che dopo qualche ora di pesca, il fondo si riempie di retine vuote di bigattini, ma con ancora i sassi dentro che poi si agganciano con l’amo e si fa una gran fatica a sollevarle, oltre che rischiare di rompere la canna sotto lo sforzo.
Immaginate che in un certo posto ogni giorno vada qualcuno a pescare e a lanciare retine, che impiegano parecchie settimane prima di deteriorarsi e scomparire e capirete che in quel tratto di fiume diventerà praticamente impossibile pescare con la lenza a radere il fondo, dopo una settimana.
Accanto a questi metodi ne nacquero anche altri più o meno fantasiosi, tanto per citarne uno ricorderemo delle anforette in argilla cruda che, riempite di bigattini e chiusa l’apertura con un “tappo” di pastura, venivano gettate in acqua e si scioglievano sul fondo liberando le larve.
La grande invenzione
Tutto cambiò, però, quando, come dicevamo all’inizio, arrivò dall’Inghilterra la grande novità, quella miracolosa “farina” magica con cui impolverare i bigattini umidi per farli aderire gli uni agli altri e formare delle palline da gettare in acqua.
Questa misteriosa polvere biancastra, sulle prime, gettò lo scompiglio tra i “bigattinari” che riuscirono ad appiccicarsi i cagnotti anche ai capelli prima di imparare ad usare la colla, ma poi il procedimento diventò di uso comune ed oggi più nessuno ha dei problemi, ma crediamo sia opportuno ripassare un po’ l’argomento a favore delle nuove leve (che non è detto che siano bambini o ragazzi) cercando di scoprire alcuni trucchi e malizie sviluppate negli ultimi tempi.
Quali colle
Nel corso di questi anni sono stati sviluppati diversi tipi di sostanze adatte all’incollaggio dei bigattini, principalmente però sono due le più usate.
La prima e più antica è la destrina di mais, una sostanza estratta, come dice anche il nome, dal granoturco, quindi assolutamente naturale ed innocua per i pesci. Si presenta, di solito, sotto due forme: di colore giallastro e in polvere molto fine, oppure bianca e con una granulometria simile a quella del comune zucchero semolato. Quella giallastra, comunque, è quasi scomparsa dal mercato ed è la seconda quella più facile da trovare.
Il secondo tipo di colla, scoperto da pochi anni dai pescatori, è costituito dalla gomma arabica, una colla anch’essa in polvere bianca sottilissima di origine naturale, che è comunemente usata dall’industria dolciaria dei confetti, per produrre gomma da masticare ed altri dolciumi, ma è anche impiegata nell’industria farmaceutica per il confezionamento di pillole ed altri medicinali.
Le differenze
Destrina di mais e gomma arabica, pur raggiungendo lo stesso fine, cioè quello di incollare i bigattini, si comportano in modo un po’ diverso fra loro perché hanno proprietà chimiche e fisiche diverse. Ad esempio, la destrina di mais tende a trattenere acqua e, quindi a sciogliersi facilmente, mentre la gomma arabica si comporta in modo esattamente inverso, cioè tende a perdere acqua ed asciugarsi.
In altre parole, se incolliamo i bigattini con destrina pura e la giornata è molto umida o, magari, piove e un po’ di gocce d’acqua vanno a finire nel recipiente con i bigattini incollati, la colla tende a sciogliersi e, dopo pochi minuti, ci ritroveremo con le larve scollate ed una sorta di “melma” semovente e appiccicosa con la quale è impossibile preparare delle palline di bigattini.
Un fatto simile può succedere anche in estate con il sole cocente. Se lasciamo il recipiente al sole, i bigattini tendono a perdere acqua sciogliendo la destrina con il solito risultato di un’eccessiva bagnatura. Attenzione, perché quando questo accade, anche l’aggiunta di nuova destrina può non risolvere il problema.
Con la gomma arabica i problemi sono inferiori, ma perdendo umidità, con il tempo secco e in estate, i bigattini, dopo un po’ si scollano perché si asciugano completamente, dunque, bisogna sempre avere dell’acqua a disposizione per inumidire di nuovo e permettere alle larve di appiccicarsi nuovamente fra loro.
Tutto questo suggerisce l’uso delle due sostanze con una netta preferenza per la gomma arabica quando piove e in piena estate e della destrina nelle altre occasioni, dato che quest’ultima ha un costo decisamente inferiore.
Da prendere in considerazione, tuttavia, anche le miscele fra le due colle con una prevalenza dell’una o dell’altra a secondo della stagione in cui si usa. Un buon compromesso è quello di usare una miscela con il 30% di destrina ed il 70% di arabica in inverno, aumentando progressivamente la prima fino ad arrivare al 50% nella stagione calda.
Gli accessori: il recipiente
Per poter adeguatamente incollare i bigattini occorre, prima di tutto, disporre di un recipiente rigido, quindi un secchio in plastica o un miscelatore da pastura in materiale plastico con l’interno liscio.
Tutto questo per vari motivi, innanzi tutto perché occorre lavorare l’impasto bigattini-colla in modo piuttosto energico e quindi le pareti devono essere rigide e robuste e poi perché il lavaggio dopo l’uso, magari con il collante che si è seccato, può non essere facile se si è usato un normale miscelatore con le pareti porose o non lisce.
Da evitare le bacinelle rettangolari o quadrate: con gli angoli non si riesce a miscelare adeguatamente larve e colla e l’incollaggio non risulta omogeneo.
Il vaporizzatore
L’aggiunta di acqua per l’incollaggio si può fare anche a mano facendo colare alcune gocce sui bigattini, tuttavia il metodo migliore è quello di usare un vaporizzatore, di quelli che si impiegano per spruzzare acqua o altro sulle piante da appartamento.
I vaporizzatori si trovano (a costo modestissimo) in due versioni: quelli a leva e quelli a pressione. Quelli a leva non occorre nemmeno comprarli, basta prenderne uno di quelli che si usano in casa per spruzzare detersivi o altri liquidi per la pulizia della casa, ovviamente dopo averli ben lavati per eliminare odori e tracce della sostanza che prima li riempiva.
Quelli a pressione, tuttavia sono molto più comodi e non importa averne uno di grandi dimensioni: ne basta uno che contenga due bicchieri d’acqua, dato che con due spruzzate si ha già la dose d’acqua per incollare un chilo di bigattini.
Come incollare i bigattini
La procedura per l’incollaggio dei bigattini è semplice ed è la stessa indipendentemente dal tipo di colla scelta. I bigattini da incollare devono essere perfettamente puliti e setacciati per liberarli da qualsiasi residuo di segatura o farina che viene aggiunta dai negozianti per mantenerli asciutti. Insistiamo sulla necessità di avere i bigattini puliti, altrimenti la colla non fa il suo effetto.
Messe le larve nel miscelatore, con lo spruzzatore si inumidiscono muovendole spesso in modo che tutte siano uniformemente bagnate. A questo punto si “infarinano” di colla e anche in questo caso si agita il miscelatore in modo che la distribuzione della polvere sia uniforme. Due cucchiai abbondanti di colla, di solito, sono sufficienti per un incollaggio adeguato.
La polvere bianca si appiccicherà a ciascuna larva umida e, a questo punto, è probabile che si debba dare un’aggiustatina d’acqua con un altro paio di spruzzate. Si attendono circa due minuti e poi bisogna cominciare a lavorare con le mani. C’è chi lo fa a mani nude, ma c’è anche chi si mette un guanto di gomma per effettuare l’operazione, se non si sopporta la sensazione di appiccicosità.
Con le mani si lavora il tutto esattamente come se si trattasse di pastura, si permette una distribuzione perfetta di colla e acqua e si valuta l’eventuale aggiunta di ulteriore liquido se l’impasto è un po’ asciutto o di colla se la tenuta non è soddisfacente.
Ora non resta che far riposare il tutto per circa dieci minuti. Se l’incollaggio è ottimale, trascorso questo tempo, i bigattini devono essere fermi, incollati l’uno all’altro.
Aggiunta di ghiaino
Una pallina di bigattini incollati affonda abbastanza rapidamente in acqua, ma la velocità di caduta può non essere sufficiente in certi posti con la corrente molto forte. Inoltre, se la pallina deve essere lanciata a distanza con la fionda, il peso dei bigattini puri può essere insufficiente a raggiungere grandi distanze.
La grande idea è stata quella di aggiungere all’impasto tra colla e bigattini qualcosa di pesante che aumentasse il peso specifico della palla. E niente di più naturale e innocuo c’è della ghiaia.
Dopo un periodo di prove e di rodaggio, si è scoperto che il ghiaino migliore per ottenere un incollaggio perfetto ed un appesantimento adeguato dei bigattini è costituito dalla cosiddetta quarzite che non è altro che il quarzo ridotto ad una granulometria che va da uno a tre millimetri.
La quarzite è d’uso comunissimo e non è altro che il ghiaino che viene venduto per creare il fondo degli acquari. Oggi viene venduto anche nella versione colorata in rosso o giallo per creare una macchia sul fondo.
La quantità da aggiungere ai bigattini dipende da quanto pesante vogliamo che sia la palla da gettare in acqua. Si va da circa mezzo chilo di ghiaia per chilo di bigattini per incollaggi leggeri, fino a tre chili e oltre di ghiaino per chilo di larve per le correnti molto forti.
Come incollare bigattini e ghiaia
Le colle di cui abbiamo parlato prima possono incollare tranquillamente anche la ghiaia, se mischiata ai bigattini. Il metodo migliore consiste nell’incollare bigattini e ghiaia separatamente con il metodo prima illustrato e poi mischiare le due sostanze lavorando bene con le mani in modo che il ghiaino si disperda uniformemente nella massa delle larve.
Per permettere di raggiungere il risultato ottimale, è bene che il tutto sia un po’ più asciutto del dovuto, cosa che facilita il rimescolamento e poi aggiungere una spruzzata d’acqua finale per arrivare al risultato perfetto.
Per avere un incollaggio tenacissimo, consigliamo di pressare il tutto sul fondo del secchio, magari mettendoci sopra un peso, ad esempio un altro secchio vuoto con dentro un grosso sasso. Dopo una decina di minuti il misto ghiaia-bigattini-colla sarà un vero e proprio masso.
Come fare la palla
Confezionare una palla di bigattini per pasturare può sembrare facilissimo, ma si devono osservare delle regole. Innanzi tutto, bisogna controllare che l’incollaggio sia avvenuto correttamente e che l’impasto non sia né troppo asciutto, né troppo bagnato. Verificato questo, si stacca un pezzo di questo delle dimensioni adeguate alla palla che si vuole gettare in acqua e si comprime con le mani formando una sfera.
È necessario che durante la preparazione della pallina, si schiacci bene per compattare l’impasto facendo fuoriuscire più aria possibile. Maggiore sarà la compattezza, più veloce sarà l’affondamento della palla in acqua.
Mani sempre pulite
L’appiccicosità della colla può dare molto fastidio e maneggiare la canna o altri attrezzi con le mani sporche di destrina o gomma arabica può risultare estremamente sgradevole.
Per riuscire a formare le palline di bigattini incollati senza alcun problema evitando anche residui sul palmo delle mani, consigliamo di infarinarsi le mani, prima di toccare i bigattini, con della farina di mais, della Maizena, o anche della semplice farina di grano. Sarà anche più facile riuscire ad ottenere delle palline molto compatte proprio perché non si appiccicano alle mani mentre le prepariamo.
Come pasturare
Le palle di bigattini, con e senza ghiaino, possono essere messe in acqua in vari modi. Il più classico, ovviamente, è a mano, esattamente come si fa con la pastura, ma esistono altri metodi che si adeguano al tipo di tecnica adottata.
Pescando con la bolognese o con l’inglese, vista la distanza di pesca, occorre lanciare le palle con la fionda, la stessa fionda a coppetta larga che si usa per la pastura. Ci vuole un po’ di pratica per imparare ad essere precisi, ma basta poco.
Ricordate che in questo caso si devono sempre usare bigattini appesantiti da ghiaia anche se si pesca in acqua ferma. Solo così si riuscirà a raggiungere una distanza notevole e ad avere una precisione sufficiente.
Senza ghiaia le palle risulteranno troppo leggere e descriveranno traiettorie improbabili diventando preda del vento.
Il massimo della precisione, tuttavia, si raggiunge pasturando con la coppetta quando la tecnica scelta è la roubaisienne. In pratica si potranno mettere le palle nello spazio di pochi decimetri quadrati con effetti davvero positivi per la pesca.