Improvvisi sbalzi di temperatura mettono, talvolta, in difficoltà anche il più esperto dei trotaioli. Vediamo come affrontare una giornata di pesca all'insegna del freddo... primaverile!
Acqua, neve e vento!
Questo è quello che abbiamo trovato sul passo a 1340 metri in un'apparente tiepida mattina di fine aprile (in pianura). Partimmo da Pistoia di buon'ora con una temperatura, alle 4.30 del mattino, di 8 gradi. Le previsioni non erano poi così disastrose, però nemmeno ci aspettavamo quello che poi trovammo. La colonnina di mercurio precipitò in breve a -3 gradi per arrivare a 0 a destinazione. Non eravamo alti in quota, meno di mille metri, però, il colpo di coda dell'inverno si fece sentire sia su di noi che sulle trote.
Quando andiamo per selvatiche non ci sono mai certezze, questi sono pesci maliziosi, difficili pronti a sfidare il pescatore di turno che inizia la risalita di questo o l'altro torrente. Ormai siamo in ballo, dobbiamo adattarci alla situazione e, anche se il freddo ci penetra nelle ossa, cercheremo di scaldarci con qualche selvatica DOC.
Lo spirito di adattamento di questi pesci talvolta è superiore alle nostre aspettative. Non è certo la prima volta che peschiamo in queste situazioni e catturiamo, basta che anche noi, come pescatori ci si adegui a tutto questo ed il gioco è quasi fatto.
Il livello idrico del torrente per adesso è basso, ma, sicuramente, come accade in questi casi, verso metà mattina il sole prenderà forza, del resto siamo a fine aprile e ci vuole poco a far scoppiare le temperature. Il vento di scirocco inizia a farsi sentire, abbiamo poco tempo perché questa neve non è di quella che dura, tra qualche ora tutto tornerà alla normalità, con l'aggravante che, questi pochi centimetri, andranno tutti a finire nell'acqua del torrente abbassando ulteriormente la temperatura.
Sarà una giornata più difficile del solito, la sfida è aperta. Inizia la risalita. Come previsto, le prime due ore di pesca ci regalano qualche bella selvatica, il tempo di fare qualche scatto e via, sempre più in alto. Purtroppo in questi casi esiste solo una parola d'ordine: correre!
Risalire di fretta
In questi casi estremi diventa d'obbligo avere un forte colpo d'occhio e senso dell'acqua perché per risalire un torrente di fretta dobbiamo essere capaci. Prima di tutto dobbiamo stare attenti a dove mettere i piedi, di seguito, essere micidiali nell'appoggiare l'esca nei punti giusti. In questi casi, le trote sono lo stesso in attività e noi dobbiamo cercare quelle più “vispe” e, per fare ciò, dobbiamo calare l'esca nei punti giusti.
Due tre passate e via, a cercare un altro spot. Le abboccate saranno più rognose del solito e noi dovremo essere veloci nella ferrata. Affrontare il torrente in questo modo non è facile, non è da tutti, ma è l'unico modo per assicurarsi qualche cattura e qualche bella foto. Di solito, in questi casi ci sono fuori solo le selvatiche DOC, quelle abituate alle condizioni estreme, quindi, a buon intenditor...
Scalare le marce...
Ci siamo, l'acqua sta cambiando colore, assume quello opalino che segna la fine dell'attività delle trote. A questo punto, dobbiamo cambiare strategia, scalare la marcia, rallentare e andarle a cercare con passate molto più lente e sostenute. In questi casi, quando arriva la “strizzata” di gelo, come si dice in gergo toscano, cessano l'attività e si mettono ferme sul fondo in zone anche più tranquille, giri d'acqua lenta, margini di correnti. Inoltre, talvolta, anche se di poco, in questi casi si alza il livello idrico del torrente, dovuto proprio allo scioglimento della neve.
A questo punto, massimo relax, tante passate lente nei punti giusti e qualche altra trota verrà sicuramente ad assaggiare le vostre esche.
Situazioni diverse, unico approccio
Stiamo entrando nel periodo in cui la risalita dei torrenti di montagna viene fatta con una leggera otto metri, maneggevole e scattante nella ferrata e, come zavorra, gli stick di numero variabile a seconda della portata idrica.
In questo modo, possiamo agire in questo senso impiegando un tipo di grammatura durante le fasi del mattino, quando le basse temperature regimavano il livello. Dopo, quando si è alzato, l'aggiunta di qualche stick ha fatto la differenza poiché dovevo pescare con i motori al minimo. Gli stick vengono misurati in mm e non in grammi. Consiglio la misura di 1,75 e 2,00 mm. Il sistema di pesca è essenziale. Sulla lenza madre, di solito di colore giallo fluo o bianco per avere sempre una buona visibilità, viene collegato uno spezzone in fluoroarbon lungo circa un metro, in questo caso dello 0,16. Amo del n. 8 privato dell'ardiglione innescato con un lombrico di terra di misura media. L'uso del fluorocarbon ci farà perdere in morbidezza, ma ci farà acquistare sicurezza perché, essendo resistente all'abrasione, possiamo pescare con la massima tranquillità senza temere che i ciottoli del fondale lo lacerino come farebbero con un nylon classico.