Una tecnica di estrazione anglosassone che sta comunque interessando una buona massa di pescatori che per lo più la praticano nel suo luogo di origine, acqua dolce, ma che dà ottimi risultati anche in acqua salsa, soprattutto in foce dove i movimenti di marea spostano masse d'acqua interessanti generando correnti molto produttive ai fini della pesca e del feeder che risulta micidiale proprio nelle zone dove la corrente si fa sentire.
Puntualizziamo subito che, in tutte le foci, nessuna esclusa, la corrente non sarà mai omogenea, durante la marea montante, salvo rarissimi casi, quindi ci viene incontro il feeder garantendoci sempre una pasturazione costante grazie alla fuoriuscita dei bigattini dal pasturatore che contribuisce ad alimentare la linea di pesca.
Però attenzione, se la corrente non va nella maniera giusta, non vedremo nemmeno una mossa, pur pescando a feeder, durante le fasi di marea può capitare, basta stare calmi, continuare a pescare ed aspettare il momento giusto che arriverà di sicuro.
Ogni spot ha la sua storia, le foto relative sono state scattate alla foce naturale di un fiume. In questo spot, con foce naturale, saranno le condizioni meteo a decretare l'andamento della stagione di pesca perché la foce, a volte, a causa delle piogge troppo scarse rispetto alle mareggiate può diventare molto stretta e bassa impedendo ai pesci di entrare.
Soprattutto in periodi dove il livello idrico cala vistosamente, i momenti migliori per pescare sono quelli dei culmini di bassa e alta marea perché sarà in quel preciso lasso di tempo che avremo una corrente più che accettabile che metterà in attività qualche pesce.
Ultralight e “Bow Method”
Nel caso specifico saremo costretti a pescare leggeri nonostante la corrente che, in alcuni momenti, incalza. Questa scelta è dettata soprattutto dalla morbidezza del fondale su cui andremo ad agire. Spesso un fondale di misto sabbia e fango, quindi molto morbido.
Se affrontassimo lo spot con pasturatori troppo pesanti rischieremo di farli sprofondare vanificando l'azione di pesca. Siamo nell'ordine dei venti, massimo trenta grammi, quindi per stare in pesca, il sistema migliore è quello del “Bow Method”.
Il metodo dell'arco, ci consente un assetto stabile anche a zavorre leggere grazie appunto all'arco creato dalla lenza sotto la superficie, tanto ampio, quanta lenza diamo in eccedenza dopo il lancio. Questa pancia, ha il compito di smorzare la spinta dell'acqua facendo stare in pesca la leggera zavorra.
Il tip non subirà una piega troppo accentuata e, l'abboccata si verificherà con una starata dello stesso facendo rimanere il pesce auto-allamato. Si lancia verso monte, una volta che la zavorra ha preso il fondo, daremo filo in eccedenza circa una volta e mezzo la lunghezza della canna e la sistemeremo sul picchetto.
Approccio classico
Andremo ad insidiare, per lo più, orate, spigole e cefali. Pesci che rispondono molto bene al bigattino sfuso, quindi l'uso di un block end diventa prioritario. Dobbiamo far cadere la scelta su tutti quei modelli dotati di fori abbastanza larghi poiché le specie che andremo ad insidiare amano arrivare sulla fuoriuscita dei bigattini, soprattutto se quest'ultima è importante.
Arrivano sulla loro scia e noi dobbiamo essere molto bravi a presentare l'inganno proprio tra le larve sfuse. Questo richiede un'attenzione massima nella precisione del lancio e nella lunghezza del terminale.
Paternoster running rig
Questa tipologia di approccio trova al sua massima efficacia su fondali privi di ciottoli, con corrente lenta o moderata. La lunghezza del bracciolo dove andremo a collegare il feeder deve essere tanto corta quanto la forza della corrente. Nel senso che, più la corrente spara forte, più il bracciolo deve essere corto.
Per accentuare ancora di più l'effetto antitangle, si consiglia di brillare la parte del terminale che andremo a collegare alla lenza madre tramite la girella. La brillatura deve essere lunga quanto il bracciolo.
Grazie al feeder collegato al bracciolo scorrevole, il pesce non sentirà il peso della zavorra, inoltre potremo fare l'invito sull'esca senza che il feeder si sposti di un millimetro!
Twisted loop rig
Si tratta sempre di un running rig. In questo caso, però, il pasturatore scorre lungo una brillatura lunga circa 15 cm realizzata con la lenza madre dove all'interno è stata “imprigionata” una girella semplice.
Questo rig è molto essenziale e robusto, viene utilizzato soprattutto quando stiamo pescando cefali poiché si gioca tutto sull'autoallamata. Infatti, il feeder scorre sulla brillattura bloccandosi sul nodo di stop. Ottimo da impiegare anche su fondali misti.
La scelta della canna
Pescando con zavorre leggere, utilizzeremo una feeder rod ad azione media con una buona riserva di potenza, ma con la giusta elasticità per gestire terminali talvolta sottili, quindi nell'ordine dello 0,12 mm.
La lunghezza della canna in tre pezzi, dovrà essere almeno di 12 piedi per garantire al pescatore un buon confort in pesca e, soprattutto un'attenta gestione del pesce e del lancio. Mulinello di taglia 4000 caricato con un ottimo 0,18 affondante
Fluorocarbon per il terminale
Pescheremo in ambienti ricchi di ostacoli sommersi e fondali spesso caratterizzati da qualche scoglio o formazioni calcaree che possono rovinare irrimediabilmente un terminale in nylon.
Dobbiamo fare affidamento sul fluorocarbon un filo con caratteristiche peculiari interessanti, una su tutte l'alta resistenza all'abrasione che poi è quella che più interessa. Pagheremo un po' in morbidezza sulla presentazione dell'esca, ma guadagneremo in tenuta e questo è un gran risultato soprattutto sulle orate.
L'amo giusto
La pesca con il bigattino impone regole ben precise. Anche pescando a feeder dobbiamo essere molto morbidi e, soprattutto impeccabili nella presentazione. Pescheremo con due bigattini innescati su un amo del n. 18, ottimi i carbon feeder di Drennan perché oltre ad essere molto robusti sono anche leggeri e quindi la presentazione dell'esca diventa perfetta agli occhi del pesce.