Nonostante il mercato delle esche artificiali continui a proporre novità su novità è davvero difficile trovare un esca che racchiuda in se le caratteristiche di semplicità costruttiva, immediatezza nell'utilizzo ed efficacia in termini di catture che ancora oggi possiede il cucchiaino rotante.
A quasi ottant'anni dalla sua comparsa sul mercato questa esca semplice e funzionale rappresenta ancora il simbolo dello spinning alla trota in torrente.
Abbiamo già parlato delle caratteristiche del cucchiaino rotante, della sua storia, del suo funzionamento meccanico e delle variazioni sul modello originale che negli anni sono state proposte ed accettate dagli appassionati.
Oggi entriamo più nello specifico sull'utilizzo di questa versatile esca artificiale nel suo “ambiente” d'elezione; il torrente.
Il torrente è un ambiente estremamente vitale, e la sua morfologia varia sia dal punto di vista geologico che da quello della copertura vegetale nella sua discesa dalla sorgente a valle.
Pertanto, per affrontare al meglio le diverse zone che lo caratterizzano, è bene saper riconoscere le diverse peculiarità che ogni modello di cucchiaino rotante possiede in modo da poter effettuare una scelta valida e ponderata quando colleghiamo il nostro artificiale al moschettone.
Quali cucchiaini scegliere nei diversi tratti del torrente?
Partiamo dall'alto, in una discesa virtuale di un torrente a partire dalle zone più a monte in cui possiamo calare le nostre esche.
Nei primi tratti l'alveo del torrente sarà caratterizzato da una spiccata pendenza, dimensioni ridotte e basse portate idriche. Dovremo affrontare perciò acque basse che scorrono veloci in mezzo a rocce e vegetazione, dovendo cercare i brevi tratti in cui un artificiale può lavorare.
Si tratta di un ambiente difficile da affrontare a spinning ma che può dare ottime soddisfazioni. I rotanti più utili saranno quelli che ci consentono di restare in pesca per il maggior tempo possibile in spazi ridotti. Saranno utilissimi i modelli tipo “martin” e, dove velocità dell'acqua ne consente l'utilizzo i modelli a pala lunga tipo “long”.
La scelta della misura è dettata dalla velocità dell'acqua ma anche dal fatto che le dimensioni medie delle prede sarà piuttosto ridotta. Pertanto il cucchiaino da usare sarà quello più piccolo che ci consente di stare in pesca.
Scendendo l'ambiente si fa più ampio e variegato, alle veloci correntine si alternano raschi, piane e buche. Per affrontare queste diverse zone utilizzeremo rotanti con caratteristiche diverse. Nelle zone a maggior corrente a farla da padrone sono sempre i modelli tipo “martin” e “long” mentre nelle piane iniziano a trovare spazio i modelli più classici a pala tonda, a pala “francese” e anche i piccoli tandem.
Nelle buche la scelta varia se si tratta di zone più profonde di una piana, di una zona profonda fra grossi massi che smorzano la corrente e sono alimentate da correntine secondarie più lente o se parliamo di una grossa buca sotto una cascatella che riceve violentemente le acque veloci della corrente principale.
Nel primo caso potremo optare per una pala “martin” e passare veloci davanti alla buca per poi rallentare e far scendere un po' il cucchiaino oppure usare una pala “francese” che, rispetto al martin avrà necessariamente un corpo più pesante e sfruttare nel passaggio sopra la buca le vibrazioni emesse per far “salire” la trota sull'esca.
Sulle buche profonde con scarsa corrente possiamo utilizzare un piccolo cucchiaino con pala tonda e farlo scendere fin quasi sul fondo per poi richiamarlo con un movimento secco del polso sulla canna. Così facendo la pala entrerà in rotazione solo quando l'artificiale è vicino al fondo, ossia in quella che spesso è la dimora degli esemplari più grossi.
Le buche più produttive però sono solitamente quelle più difficili da pescare, ossia quelle che si creano a ridosso dei salti d'acqua dovuti alla presenza di grosse rocce o di marcate variazioni di pendenza dell'alveo.
Sono spesso “protette” da cascatelle e la velocità della corrente, sebbene smorzata è elevata. Sono tratti solitamente difficili da interpretare perchè si possono creare rigiri di correnti secondarie dovute alla natura del greto del torrente.
La parola d'ordine per la scelta di un cucchiaino da usare in questi casi è : stare in pesca. E' indipensabile che il nostro artificiale ci consenta di presentarlo nelle zone di stazionamento delle trote senza che la corrente lo sbalzi fuori dall'acqua o ne infici la rotazione della paletta.
Ovviamente in queste situazioni è indipensabile che il peso del rotante sia sufficiente a tenerlo in pesca ma che non sia eccessivo portandoci ad incagliare l'esca sul fondo. Inoltre corpi pesanti corrispondono a pale di dimensione maggiore; cioè maggiore superficie che subisce l'attrito della corrente.
Dovendo trovare un giusto compromesso solitamente si affrontano queste buche con pale tipo “martin” da 4/6 grammi o pale “francesi” del 2/3 (5/7 grammi).
Scendendo nei tratti più a valle, dove i torrenti o iniziano ad assumere sembianze fluviali o gettano le loro acque in quelle di un lago, avremo degli ambienti meno eterogenei ma più ampi.
In questi casi sarà opportuno trovare la giusta combinazione fra dimensioni, peso e forma per rispondere al meglio alla necessità di lanciare distante, tenere l'artificiale in pesca e non avere un cucchiaino troppo pesante che si incaglia facilmente sul fondo o è poco gradito alle trote perchè troppo voluminoso.
C'è da dire che anche la taglia media delle prede è più alta e ci consente di sbizzarrirci maggiormente con modelli e dimensioni.
Il discorso su forme/velocità dell'acqua credo sia abbastanza chiaro ormai: più è veloce la corrente più dovremo andare su forme allungate e angoli di rotazione ridotti.
Pertanto pale tipo “martin” e “long” con misure per i primi di 4/6/9 grammi e per i secondi da 2/3 (5/7 grammi) se la corrente è veloce, mentre se l'acqua viene giù più tranquilla, magari smorzata dalla rocce in correntine secondarie, spazio alle pale “francesi” del 2 e del 3, alle pale tonde del 2 e del 3 e ai tandem con pale1-2 e 2-3 .
Fin qui abbiamo parlato dei modelli standard che si trovano in commercio, ma, vista l'estrema semplicità costruttiva di queste esche è semplicissimo applicare delle modifiche personalizzabili.
La più classica è quella realizzata sul veltic, chiamata “veltic modificato” che prevede la sostituzione del corpo originale con uno di forma conica allungata alla cui base sono aggiunte delle piumette. Questo rotante è validissimo per affrontare le forti correnti visto il rapporto peso del corpo/forma/dimensione paletta.
Sempre per le forti correnti poi si può modificare qualsiasi cucchiaino di tipo martin semplicemente aumentando il peso del corpo. Pertanto si potrà affrontare una corrente moderata sia con un martin classico del 4 sia con un martin modificato con un corpo da 6 grammi e pala del 2 presentando un esca con un profilo simile ma una pala molto più piccola.
Stesso discorso si può fare per tutti i tipi di cucchiaini, mentre risulta un po' più difficile realizzarne uno “alleggerito” . Per realizzare un rotante con un corpo più leggero di quello originale che non perda di efficacia nella rotazione sarà indispensabile trovare il giusto rapporto fra dimensione e forma della paletta e massa del corpo.
Questo tipo di rotanti sono utilissimi nelle zone di acqua bassa perchè si riducono i rischi di incagli, anche se, per stare bene in pesca spesso è necessario usare cucchiaini più voluminosi. Mentre sono micidiali in acque lente per smuovere grossi esemplari proponendo un'esca voluminosa ma che consente un a presentazione della stessa più discreta e silenziosa.