La pesca con il vivo nasce come pura caccia al grosso predatore, è molto semplice da praticare e non richiede travi complicati.
Si può praticare in qualsiasi momento dell’anno e consente la cattura di prede che quasi sempre superano il kg di peso: nessun grosso predatore infatti è in grado di resistere a un pescetto che nuota in pochi metri d’acqua.
Con la tecnica della pesca con il vivo possiamo insidiare pesci serra, lecce, spigole, ricciole e alcuni tipi di razze e gronghi.
I pesci esca che offrono maggiore successo sono l’aguglia e il muggine, ma si possono utilizzare anche piccoli gronghi, anguille, occhiate, seppie e calamari.
L’innesco dovrà essere il più possibile delicato per risultare efficace, quindi gli ami dovranno essere appuntati sotto la pelle per non ledere parti vitali.
L’operazione di innesco dell’esca viva (nel caso ad esempio di un aguglia) consisterà nel piazzare un amo subito dopo la testa e un altro amo in prossimità della pinna caudale, sempre innescandoli sotto pelle e maneggiando i pesci con cura senza stringerli troppo.
Per confezionare le montature dobbiamo affidarci a lenze molto spesse, ami grossi e nodi ben fatti. Per la tecnica di pesca con il vivo si possono adottare tre tipi di calamenti: la montatura fissa, la teleferica e la pesca con grosso galleggiante piombato.
Gli ultimi due sistemi permettono al pesce di ossigenarsi e mantenersi vitale, mentre il primo sistema ci limiterà molto nella distanza di lancio. La lenza in bobina sarà di nylon dello 0,60-0,50, senza shock leader. Al capo della lenza colleghiamo direttamente il piombo tramite una grossa girella. Il finale deve essere confezionato con nylon di spessore pari o superiore a quello della lenza madre.
La canna adatta a questa tecnica dovrà essere in grado di contrastare la grossa mole del pesce: scegliamo quindi una telescopica con un casting di almeno 150 gr fino a 300. I mulinelli devono avere le stesse prerogative di potenza e affidabilità, ed una bobina capiente in grado di contenere almeno 250 mt dello 0,40.