Pesca Notturna in Carpodromo con Roubasienne

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Tutti sanno quanto i cinque sensi siano importanti per vivere bene e relazionarsi con gli oggetti, ma anche per portare a termine perfettamente ogni operazione intrapresa.

Entrando nei termini specifici della pesca è facile intuire che senza l'aiuto del tatto, per esempio, sarebbe molto più difficile legare un amo, così come innescare un boccone sullo stesso, per non pensare alla slamatura del pesce o alla semplice gestione della canna in mano. Passando alla vista, invece, è chiaro che il suo compito sia insostituibile e che senza non sarebbe possibile scorgere un galleggiante, pasturare e sapere dove stiamo pescando, eccetera.

Questa breve introduzione rende l'idea di quanto sia più difficile catturare un pesce durante la notte rispetto al giorno, visto che nel buio, anche se con l'aiuto della luce artificiale, è decisamente più complicato avere la percezione della distanza, così come poter scorgere un nodo in lenza, un garbuglio o, più semplicemente, un innesco rovinato dal pesce, oltre al fatto che i tempi d’azione vengono rallentati notevolmente a causa di una visibilità non perfetta.

Ecco, allora, che una competizione svolta di notte, rispetto alla stessa nel medesimo impianto, ma fatta di giorno, equivale a pescare con un handicap visivo, paragonabile ad un leggero deficit sensoriale.

In questo articolo, prenderemo in esame alcuni accorgimenti per semplificare e velocizzare la pesca di notte, tenendo bene a mente che esercitarsi in una pesca di velocità al buio può essere utile anche per migliorare la pulizia dei movimenti durante il giorno, annullando i tempi morti e migliorando il numero dei pesci catturabili in un determinato lasso di tempo.

Lenza robusta ed affidabile

Il primo aspetto al quale prestare attenzione per una corretta pescata notturna in carpodromo è l’affidabilità della lenza. Basta infatti pensare a quanto questa venga sollecitata e soprattutto a quanto potrebbe subire danni per via di frequenti slamature, a maggior ragione lavorando a galla o a mezz’acqua, per rendersi conto di quanto non sia possibile sacrificare la robustezza per favorire la sensibilità.

Durante il giorno, infatti, se una lenza s’ingarbuglia o si sfibra, è facile accorgersene anche in pesca, semplicemente sollevando la canna e tirando fuori la lenza dall’acqua. Durante la notte, invece, per controllare la montatura, così come l’innesco, è obbligatorio tirare in dietro la canna, interrompendo la pesca per un periodo molto più lungo, visto che il buio non permette di vedere in lontananza, oltre al fatto che per sciogliere un qualsiasi garbuglio è imperativo spendere molto più tempo del normale.

Una montatura troppo delicata porterebbe a continue interruzioni della pescata, con conseguenze disastrose in fatto di tempi morti e ritmo di catture. In seguito a ciò è bene realizzare una lenza semplice, con pochi pallini di grossa misura e nylon adeguato, eliminando il nodo dell’asola alla quale congiungere eventuali terminali.

Disporre di un monofilo dello 0,20, sul quale inserire un galleggiante a filo passante interno da grammi 0,10, tarando il tutto con un unico pallino del numero 6 o 7 e concludendo la lenza con un amo legato direttamente sulla madre lenza, serve ad ottenere un valido risultato. Chiaramente stiamo parlando di una geometria spartana che si adatta solamente alla pesca a galla o mezz’acqua, perfetta per tutti gli impianti dove la concentrazione delle carpe è elevata.

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Amo giusto… slamatura facile

Anche la scelta dell’amo ha grande importanza, non pensando solamente alla forma e alla misura, bensì anche alla presenza o meno dell’ardiglione. Scegliere un modello barbless ci consente di velocizzare la slamatura della preda una volta portata a riva.

Questa operazione, non semplice quando si ha a che fare con pesci di buona mole quali carpe ed amur, diviene ancor più macchinosa se effettuata senza la luce del giorno. Proprio queste riflessioni spingono a preferire un amo senza ardiglione che possa essere sfilato dall’apparato boccale del pesce con molta facilità rispetto ad un modello tradizionale, soprattutto senza dover ricorrere necessariamente allo slamatore.

In seconda analisi, è bene orientarsi verso una foggia classica da carpodromo, provvista di gambo corto e curva ampia. La misura, abbastanza generosa, come il quattordici o il sedici, anche se in controtendenza rispetto alle regole della pesca a galla che vorrebbero un uncino molto piccolo, è indispensabile per ridurre al minimo le slamature e per velocizzare il recupero dei pesci.

Quale starlight?

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Pescando di notte è obbligatorio l’utilizzo della starlight per individuare il galleggiante e la conseguente mangiata del pesce. Nonostante tutto, quando si pesca in gara e bisogna avere la mangiata franca per allamare il maggior numero possibile di prede è importante considerare alcuni accorgimenti che potrebbero sembrare trascurabili, ma che invece non lo sono affatto. Il primo di tutti è la taratura del segnalatore che deve essere perfetta, soprattutto pescando staccati dal fondo.

Tarare perfettamente un galleggiante con starlight, però, non è semplicissimo, in quanto quest’ultima ha un peso elevato e contiene un liquido che con il passare del tempo può fuoriuscire per via di piccole lesioni all’involucro di plastica, facendo variare la galleggiabilità di tutto il segnalatore. Oltre a ciò bisogna scegliere una starlight molto sottile che sia decisamente sensibile.

Le misure tradizionali sono tre e si differenziano in base allo spessore: 4,5 mm, 3 mm e 2,2 mm Logicamente è consigliabile scegliere quella più sottile e stare attenti a tarare il segnalatore a pelo dell’acqua. Questa scelta non serve solamente a rendere la mangiata del pesce più franca, ma anche ad avere un segnalatore più stabile e meno sbilanciato, visto che una starlight più spessa e pesante renderebbe sbilanciato il minuscolo galleggiante che va utilizzato per la pesca a galla.

Una modifica facile ed efficace

Per ottenere la massima sensibilità senza, però, rinunciare alla robustezza, si può ricorrere ad una piccola modifica che ci permette di ottenere un galleggiante ottimale. Invece di scegliere un modello di quelli nati per l’impiego della starlight, sempre sbilanciati per colpa di un rapporto peso/volume troppo a vantaggio del secondo, ci si può orientare verso un prodotto classico al quale apportare una modifica.

Basta scegliere un segnalatore a filo passante che abbia l’antenna in plastica cava direttamente incollata sulla deriva di carbonio. A questo punto, con le forbici, si deve tagliare l’antenna lasciandone solamente mezzo centimetro. Su questa piccola porzione si deve poi incollare circa un centimetro di tubicino in silicone che sia abbastanza grande da ospitare all’interno la starlight da 2,2 mm.

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In questo modo potremo avere un galleggiante con corpo robusto e molto sensibile, meno voluminoso di un normale tipo da starlight. Con tale accorgimento si ottiene una presentazione dell’esca più naturale ed una resistenza minore all’affondamento durante le mangiate delle carpe.

Attenzione alla luce sull’acqua

Un piccolo trucco per catturare con continuità durante una competizione di notte, soprattutto se i pesci sostano negli strati superficiali dell’acqua, è quello di non emanare mai fasci di luce nella zona pasturata dove sostano le carpe.

Molti pescatori, infatti, durante le fasi di guadinatura e recupero del pesce, sono soliti accendere la lampadina da testa per individuare la preda. Questo comportamento tende a spaventare le altre carpe rimaste in pastura, facendole momentaneamente allontanare.

Una volta messo il pesce nella nassa e tornati in pesca è poi necessario riportare i pesci in pastura, perdendo minuti preziosi mentre gli altri pescatori catturano senza pausa.

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