La nassa è un oggetto particolare che viene spesso sottovalutato perché non direttamente collegato all’azione di pesca vera e propria.
Nonostante ciò svolge un ruolo molto importante e per tale motivo deve essere analizzato attentamente in tutte le sue forme e rifiniture.
A differenza di una canna da pesca o di un mulinello, così come di un guadino o di qualsiasi altro oggetto che viene maneggiato direttamente dal pescatore per portare a termine una fase della pesca, la nassa non è altro che un semplice contenitore per mantenere i pesci in vita.
Questo suo ruolo “passivo”, molto spesso, non fa sì che il pescatore la valuti con la massima attenzione, dimenticandosi che la scelta di una nassa inadeguata può provocare molti disagi a noi ed in particolar modo alle prede che vi verranno immesse.
Da non sottovalutare
Per prima cosa dobbiamo ricordare che la nassa, soprattutto per un agonista, è un attrezzo irrinunciabile.
Per questo motivo scegliere un modello che sia capace di durare a lungo, che abbia una capienza adeguata ed una lunghezza sufficiente per essere utilizzata anche quando si pesca in alto rispetto al livello dell’acqua, significa ridurre le spese ed essere sempre pronti ad ogni evenienza.
A seguire, bisogna pensare che le pinne dei pesci, così come le spine di alcune specie, possono danneggiare seriamente reti di un certo tipo, oltre a far incastrare nelle maglie le povere prede che, per essere estratte, dovranno subire forti stress.
Se poi consideriamo le grosse quantità di pesce che vengono catturate in alcuni campi gara, come ad esempio nei carpodromi, o nell’Arno pisano, è facile capire che la robustezza di una nassa diventa fondamentale durante l’estrazione dall’acqua a fine pescata.
Anche il contatto della rete con eventuali ostacoli sommersi, o come spesso accade nei canali con le sponde in cemento, provoca danni ed usura alla nassa, portando alla rottura dei tipi più delicati. Se passiamo ad analizzare il tutto dal punto di vista della salvaguardia dei pesci bisogna aggiungere dell’altro.
Un contenitore troppo corto e stretto non permette una permanenza adeguata alle prede che, se lasciate per lungo tempo imprigionate, soprattutto in acque basse e nei periodi più caldi dell’anno, potrebbero morire per mancanza di ossigeno e per l’eccessiva esposizione al sole ed alle alte temperature.
A questo punto diventa chiaro che la scelta della nassa riveste un’importanza uguale a quella di qualsiasi altro oggetto sfruttato per pescare, ecco perché l’idea di un articolo che possa aiutare nel vaglio dei prodotti, mettendoci in grado di scegliere quello più consono al caso.
Maglia fitta o maglia larga
La prima distinzione riguarda il diametro dei buchi che costituiscono l’intreccio della nassa. Per semplificare il tutto possiamo distinguere tra prodotti a maglia larga e gli stessi a maglia fitta.
La prima soluzione ha il vantaggio di lasciarsi attraversare più facilmente dall’acqua e dall’aria, facilitando l’ossigenazione del pesce contenuto all’interno e velocizzando i tempi d’essiccamento una volta estratta la nassa dall’acqua.
La seconda, invece, garantisce un rischio minimo d’incaglio da parte dei pesci nella rete, proteggendo gli stessi anche da una prolungata esposizione alla luce solare.
Oltre a ciò bisogna valutare che un oggetto a maglia fitta difficilmente può incastrarsi negli ostacoli sommersi, offrendo al pescatore minori rischi di rottura.
Però, bisogna considerare che un modello fitto, durante l’estrazione dall’acqua porta il pescatore a sopportare un grande sforzo, facendogli sollevare non solo l’intero peso del pescato, ma anche di una buona quantità d’acqua che rimane imprigionata all’interno della fitta rete.
Tonda o rettangolare
In commercio esistono nasse che differiscono tra loro per la forma del telaio sul quale vengono realizzate, normalmente si parla di oggetti tondi oppure rettangolari.
L’importanza della foggia è, sicuramente, meno importante rispetto a tutti gli altri parametri di scelta. Personalmente trovo migliore una nassa rettangolare perché sia pescando in acque correnti che in luoghi esposti a forti raffiche di vento non tende a rotolare, rimanendo sempre ben ancorata al fondo.
Gomma, nylon e tessuto microforato
Anche il materiale che costituisce la rete della nassa può variare in base all’utilizzo di nylon, gomma o stoffa microforata.
I modelli in gomma garantiscono un asciugamento molto rapido, ma hanno una vita abbastanza breve. Questo materiale, infatti, soffre molto gli sbalzi di temperatura e gli effetti dell’acqua e del sole, subendo danni e rotture con facilità.
Le nasse in nylon, invece, offrono vantaggi in fatto di asciugatura, ma permettono ai pesci d’impigliarsi facilmente, costringendo i pescatori a pesature lunghe ed esponendo le prede a grande stress. Tutto questo è ancor più accentuato nei modelli a maglia larga.
Le nasse realizzate in tessuto microforato, differentemente, si asciugano a rilento, amplificando i cattivi odori durante il trasporto in macchina per colpa di umidità residua.
A questo handicap, però, si contrappongono grandi pregi. Prima di tutto si riducono i tempi d’estrazione dei pesci durante la pesatura e si eliminano i rischi d’incaglio, oltre a salvaguardare il corpo delle prede che, anche sfregandosi continuamente sui bordi della nassa non subiscono le abrasioni provocate da una rete in nylon o in gomma.
La lunghezza migliore
Le aziende produttrici offrono prodotti di lunghezze variabili, partendo da un solo metro ed arrivando a più di cinque.
Come prima cosa bisogna dire che nelle competizioni ufficiali corre l’obbligo di utilizzare una nassa che sia lunga almeno tre metri per salvaguardare i pesci e quindi considerare che una parte della nassa rimane sempre esterna all’acqua, soprattutto quando la postazione di pesca è posta molto in alto rispetto al livello della massa liquida.
Personalmente credo che gli oggetti più validi siano quelli compresi tra una lunghezza di tre metri e mezzo e quattro, garantendo abbondante spazio per la permanenza delle prede e per essere sempre certi di avere un tratto sufficiente di nassa sommersa.
I rinforzi sugli anelli
Il punto più critico della nassa è senza dubbio l’ultimo tratto e per essere chiari quello che rimane costantemente in acqua e dove finisce il pescato.
Gli ultimi due o tre anelli del telaio, quindi, dovrebbero sempre avere un rinforzo di gomma o un doppio strato di stoffa che garantisca la resistenza durante l’estrazione della nassa dall’acqua sotto il peso del pesce.
Inoltre, un eventuale rafforzamento serve a preservare dall’usura dovuta allo sfregamento della rete sul terreno, specialmente in presenza di sponde in cemento o ghiaiose.
La nassa buia
La nassa buia è un modello caratterizzato da un tessuto estremamente fitto contraddistinto da fori piccolissimi all’interno dei quali passa l’acqua, ma non la luce del sole.
Questo genere di nassa serve per mantenere le prede in oscurità ed evitare che si stressino per via della luminosità, negando loro la percezione dell’ambiente circostante la nassa ed il pescatore.
Allo stesso tempo è un oggetto all’interno del quale è impossibile che i pesci rimangano impigliati oltre ad essere molto robusta e duratura.
Piccoli particolari… grossi vantaggi
Dopo aver esaminato le caratteristiche più importanti delle nasse, passiamo ad osservare alcuni piccoli particolari che possono migliorare ulteriormente le performance di questi oggetti.
In alcuni modelli, nati per la pesca in carpodromo o per quei luoghi dove i pescati sono molto generosi, potendo superare anche il quintale di peso, sono inserite delle fasce di tessuto che cucite esternamente alla nassa fungono da maniglie per agevolare l’estrazione dall’acqua.
In questo modo si mitiga lo sforzo fisico del pescatore e si evita che tutto il peso del pesce gravi in un unico punto della nassa provocando rotture e strappi.
Anche l’impanatura che serve a congiungere la nassa con il paniere può essere studiata in maniera più o meno funzionale.
Disporre di una filettatura d’acciaio inossidabile, che oltre a non arrugginirsi offra grande durata, può essere d’aiuto, soprattutto se affiancata da uno snodo robusto che serva ad inclinare la bocca della nassa, potendola orientare in modo più congeniale possibile all’esigenza specifica del pescatore.