Mi sono sempre trovato in leggero imbarazzo di fronte alla moltitudine di proposti dall’odierno mercato. Rischiano di rimanere più o meno a lungo nel panchetto o di prendere polvere sillo scaffale del garage, questo senza mai toccare l’acqua. Per chi si avvicina al feeder può essere uno scalino duro da superare.
Sapere cosa si acquista fa la differenza fra un feeder che finisce in fondo allo zaino senza mai bagnarsi i buchi e uno che lavora con profitto fino a quando un ostacolo sul fondo non ne decreta il prematuro pensionamento.
Proviamo a immaginare il feeder come un single che s’iscrive a un’agenzia matrimoniale elencando pregi, difetti e preferenze in una scheda e lasciando alla stessa agenzia il compito di incrociare i dati e trovare l’anima gemella.
Ecco il feeder deve avere caratteristiche precise, compatibili e che, nei propri inevitabili difetti o meglio limiti, si completa a formare una coppia duratura e soddisfatta con chi interagisce e influisce con lo stesso, una donna ideale composta dallo spot, dal contenuto, e dalla tecnica utilizzata.
Se facciamo le cose per bene otteniamo diversi scopi primo fra tutti la razionalizzazione degli acquisti, con palese riduzione dei costi, evitando di comprare roba inutile per praicare la .
Un connubio perfetto il cui fine è la creazione di una famiglia stabile nella quale i “figli” sono costituiti dai pesci presi. Proviamo quindi a trasformarci in agenzia matrimoniale e incrociamo le caratteristiche dei vari tipi di feeder e le possibilità d’impiego in modo da trovare i giusti accoppiamenti ed evitare dolorosi divorzi.
Su di una coppia stabile incidono diversi fattori, nel nostro strano tentativo di incrociare felicemente il contenitore con il contenuto pesano fattori esterni, nello specifico COME vogliamo caricare, COSA vogliamo caricare e DOVE vogliamo scaricare.
Parlo di contenitore perché, almeno in questo frangente, evitiamo di affrontare il vasto mondo dei method feeder, cioè di tutte quelle zavorre che invece di essere riempite con la pastura ne sono avvolte o ricoperte.
Visto che parliamo di elementi esterni non possiamo non spendere due parole per inquadrare le due grandi categorie in cui dividiamo i feeder, ovvero i “bolt” e gli “in-line”. La differenza, sostanziale, risiede nel modo in cui il feeder viene assicurato alla lenza madre o a qualsiasi altra montatura.
Se la lenza madre scorre dentro il feeder parliamo di feeder in-line, i bolt feeder sono quelli che prevedono un attacco in deriva. In futuro avremo modo di sviscerare l’argomento di certo possiamo dire, senza tema di smentita e con rarissime eccezioni, che bolt fa rima con corrente e in-line si sposa al meglio con l’acqua ferma.
Detto questo procediamo, si sa mai che nasca davvero un grande amore fra le schede che abbiamo fra le mani.
Block end
E' il contenitore chiuso per eccellenza, il feeder da pesca perfetto per l’uso con i bigattini, i cui buchi, sul corpo e nei tappi, sono disegnati per uno scarico veloce delle larve.
Sulla dispersione dei bigattini incide il numero e la posizione dei fori nonché il loro diametro, in questo senso una vera e propria icona fra i block end è senz’altro il Blackcup di Kamasan, geniale nella sua semplicità trova collocazione ideale nei luoghi da corrente lenta e moderata, come per tutti i block end la dispersione di larve può essere attenuata e rallentata chiudendo i fori centrali con del nastro da elettricista.
La velocità di scarico delle sole larve dipende da altri due fattori: la temperatura dell’acqua, che incide sulla mobilità delle larve, nonché quante e quanto le larve vengono pressate dentro il feeder. In correnti più importanti ha la tendenza a scarrocciare a causa della forma e della posizione della zavorra, ma non è detto che questo sia uno svantaggio.
Block end regolabile
Rispetto ai normali block end offre la possibilità di regolare l’apertura dei fori, solitamente sui tappi, da completamente aperti a completamente chiusi. La cosa evita di dover nastrare i fori centrali, ma chiudendo quelli in testa e coda, lo scarico avviene molto più lentamente rispetto all’occlusione dei buchi centrali.
Come ogni block end il caricamento può essere misto, unendo i bigattini con della pastura abbastanza slegata questa sarà la prima a uscire lasciando più libertà alle larve di fare la stessa cosa, strategia utile in acque fredde e in correnti molto lente.
Block end a zavorra incorporata
Sono feeder la cui zavorra è solidale con il corpo di plastica. Nella foto il modello bolt di Drennan che ha il grosso della zavorra concentrato sulla coda del corpo. Il profilo basso e la posizione della zavorra aiutano nel gestire efficacemente anche le correnti più impetuose regalando grandissima stabilità.
Block end a zavorra decentrata
Sono feeders da lunga gittata, il corpo è normalmente fornito di alette per stabilizzare la fase di volo rendendo più lungo e preciso il lancio. Il grosso della zavorra, concentrato dalla parte opposta dell’attacco, permette un rapido sollevamento del feeder quando s’inizia il recupero, utile su fondali sporchi o accidentati.
Block end con tappi removibili
La possibilità di rimuovere uno o entrambi i tappi del feeder estende le possibilità di caricamento incidendo su cosa si vuole dispensare, l’ordine con cui si vuole che venga dispensato e la velocità dello svuotamento. Pratico quando si vuole usare pellettato o altre esche voluminose che altrimenti non uscirebbero dai fori.
Block end a zavorra maggiorata
Sono i classici feeder da usare quando abbiamo bisogno di fornire poco nutrimento in forte corrente o su fondali profondi e accidentati. La forma e il peso della zavorra lo rendono molto stabile anche negli spot più difficili.
Grub feeder
È un modello in-line che strizza l’occhio al method pur pensato per caricare soli bigattini. Le caratteristiche principali sono il sistema di caricamento a cupola e non a tappo e la presenza di una clip ferma filo sulla sommità del coperchio.
In sostanza la montatura è costituita da un corto terminale che deve essere assicurato alla clip e il cui amo è normalmente innescato con uno o più bigattini finti per rendere lo stesso pop up e immediatamente disponibile al pesce che si avvicina nella zona pasturata. Utile in acqua ferma o lentissima.
River feeder
È il feeder per eccellenza quando affrontiamo forti correnti. Il profilo basso e angolato lo rende particolarmente stabile anche nelle acque più irruente. Ha un solo coperchio in testa quindi, se usato con bigattini o pellets, necessita giocoforza di un tappo di pastura per bloccare il contenuto, sempre che non si usino dei bigattini in colla che, in linea generale, è sempre un buon modo per rallentare lo scarico dei block end.
La forma e la disposizione dei fori, più piccoli e fitti in testa e più radi e larghi sui fianchi, agevolano nella scelta della meccanica di funzionamento qualora si decida di caricare il feeder con soli sfarinati.
Combi feeder
Anello di congiunzione fra i block end e gli open end. I due tappi sono facilmente rimovibili grazie ad un “tirante” in morbido power gum per trasformare velocemente il feeder da chiuso ad aperto. Sulla struttura e sui tappi sono stampate piccole frecce di allineamento per agevolare la ricollocazione degli stessi.
Open end
Nel momento in cui lasciamo da parte i caricamenti con soli bigattini e/o micro pellets entriamo nel mondo degli open end che, per disegno e funzionalità, sono i feeder dedicati all’uso degli sfarinati quando abbiamo bisogno di uno scarico lento, ma costante.
La tazza
Sono modelli open end che, a fronte di una zavorra poco pesante, presentano dimensioni tali da poter elargire grossi quantitativi di pastura.
Sono perfetti all’inizio della sessione quando abbiamo la necessità di creare una zona di alimentazione abbondante o quando, durante la pesca, abbiamo l’esigenza di incrementare l’offerta di cibo, sono spesso forniti di alette stabilizzatrici proprio perché le grandi dimensioni offrono un’area di spinta più grande all’eventuale corrente.
Open end stabilizzato
Quando la corrente costituisce un problema possiamo ricorrere a questi modelli che hanno, alla base e all’altezza della zavorra, due alette che impediscono al feeder di rotolare, sono alette molto larghe che vanno ad ampliare la base di appoggio stabilizzando il tutto.
La discesa è più lenta per l’inevitabile effetto planata, fattore da considerare nella bagnatura della pastura usata per evitare dispersione del mix in fase di calata.
Cage feeder
Method esclusi, queste tipologie di feeder sono le più veloci in assoluto nello scaricare il contenuto. La struttura a gabbia mette a contatto con l’acqua la maggior parte della superficie del mix velocizzando lo svuotamento anche delle miscele più collose.
Cage feeder in metallo
La struttura in metallo, dallo spessore più sottile rispetto alla plastica, amplifica ulteriormente l’azione di svuotamento. Sono generalmente più pesanti e quindi più stabili e sono disponibili con zavorre ben dimensionate (fino a 80/100 grammi) per l’uso in forte corrente.
Grip mesh
Quando abbiamo la necessità di scaricare bigattini usando un open end, le soluzioni sono di chiudere le larve fra due tappi di pastura o di incollarle.
Se optiamo per la seconda ipotesi il grip mesh ha un corpo il cui interno è provvisto di piccole punte flessibili che grippano il contenuto e consentono lanci più lunghi e il posizionamento su spot molto profondi senza perdere parte o tutto il contenuto.
Mesh feeder
Modello da privilegiare quando peschiamo in spot molto profondi e dalla corrente sostenuta. Il corpo, dal volume generoso, permette il caricamento di grosse quantità di pastura e le zavorre sono proporzionalmente pensate per garantire una buona stabilità.
La grandezza delle due “bocche” consente di integrare il mix con buone quantità di particles quali pellets e boilies senza che la fase di scarico ne soffra. É il classico feeder da Po nelle misure da 90,120 e 150 grammi.