La pesca all’inglese ha rapidamente conquistato anche i pescatori che praticano il mare e le foci per le enormi potenzialità che possiede, ma quando si pesca in acqua molto bassa un lungo waggler può creare dei problemi.Ecco allora cosa fare…
La pesca in foce ha dei risvolti quasi infiniti, almeno tanti quante sono le diverse situazioni nelle quali ci si può trovare a pescare. Chi pratica con una certa frequenza questo tipo di pesca, sa benissimo che i posti possono avere tipologie diversissime e possono andare dalla grande foce con forti correnti dovute alla spinta dell’acqua dolce o alle oscillazioni di marea con alti fondali, alle foci di piccoli fiumi o torrenti dove l’apporto idrico del corso d’acqua è scarso o, addirittura, nullo in estate e l’acqua subisce spostamenti orizzontali e verticali di poca importanza. Qui, spesso, la profondità non supera il metro di altezza.
Stesso discorso vale per i canali che sboccano in mare, talvolta profondi, soprattutto se sono utilizzati come porti e con un movimento d’acqua importante, altre simili alle piccole foci di cui si parlava prima, quindi con profondità scarse.
Nonostante la bassa profondità, queste acque possono essere ben frequentate da prede di taglia, soprattutto dalle spigole, perché qui i piccoli pesci, che rappresentano il pasto principale delle nostre predatrici, abbondano.
Ad esempio, i latterini trovano qui un habitat ideale, ma anche altre specie di piccola taglia e molto novellame in attesa di crescere un po’ prima di prendere il largo. La ragione risiede nel fatto che la bassa profondità favorisce una buona illuminazione del fondo e di tutto lo spessore liquido con la conseguenza che il fitoplancton e lo zooplancton, alimenti principali dei piccoli pesci, abbondano. Il problema principale di questi posti, per quanto riguarda la pesca, può essere che per trovare un minimo di profondità accettabile si debba pescare molto al largo o, talvolta, oltre i 30 metri.
Pescare con una bolognese in una situazione simile è quasi impossibile, perché saremmo costretti a caricare troppo piombo in lenza e, con un metro scarso di fondo, la lenza che dovremmo costruire fa a pugni con la logica più elementare. Quindi non ci sono che due soluzioni per raggiungere il punto nel quale è più probabile che le spigole si trovino: il ledgering e l’inglese.
In questa occasione prendiamo in considerazione la seconda opzione che ci dà la possibilità di poter pescare perfettamente in questa stagione nella quale gli eventuali apporti idrici da terra sono scarsi o nulli e, di conseguenza, solo la marea è responsabile di un lieve movimento dell’acqua.
La pesca all’inglese, è quasi inutile ricordarlo tanto è divenuta popolare anche tra i pescatori che frequentano il mare e le acque salmastre, si avvale di un galleggiante, il waggler, applicato alla madre lenza per una sola estremità. Tra le varie implicazioni tecniche, quella che più ci interessa in questo momento è che il galleggiante si immerge per tutta la sua lunghezza in acqua e poiché un normale waggler per raggiungere la trentina di metri di distanza da riva può essere lungo una venticinquina di centimetri e anche più, se si tratta del modello straight, cioè costituito da semplice penna di pavone, capirete benissimo che, se si pesca in meno di un metro d’acqua, uno “stecco” con un ovetto in fondo (il corpo del waggler) o meno, magari anche dai colori un po’ sgargianti, immerso per tutta la sua lunghezza, farebbe scappare a pinne levate la più stupida, ingenua spigola appena uscita dall’uovo.
E’ assolutamente necessario, dunque, ricorrere a galleggianti che siano più corti possibile per non mettere in allarme dei pesci che in acque così basse innalzano molto il normale livello di attenzione.
Le caratteristiche tecniche del waggler corto
La lunghezza ideale per un waggler corto per il raggiungimento di almeno 25-30 metri di distanza da riva non dovrebbe superare i 15-18 cm. Questo implica che il galleggiante deve essere assolutamente del tipo “bodied”, cioè deve essere fornito di un bulbo che deve provvedere ad una portata di zavorra sufficiente a scagliarlo alla distanza indicata prima.
A proposito di zavorra, questa deve essere alla base del galleggiante costituita dai classici anelli in ottone a tarare perfettamente il segnalatore, il perché lo vedremo dopo quando parleremo della lenza.
Un galleggiante come quello che abbiamo descritto, con un “gambo”, in penna di pavone o altro materiale così corto, avrà un grosso problema, cioè quello della stabilità in volo e tenderà a sbandare perché quello che prima abbiamo definito “gambo”, durante la fase di volo ha, in un waggler normale, la stessa funzione della coda di un aquilone, cioè quella di farlo volare dritto.
Poco più di 10 centimetri non sono certo sufficienti per questa funzione e dunque bisogna che questi galleggianti, per poter volare correttamente, siano muniti di alette di stabilizzazione come una freccia. Ed evitare che il galleggiante sbandi è di fondamentale importanza non solo per avere la massima precisione del lancio, ma anche perché un galleggiante che sbanda perde molta dell’energia impressagli dalla canna e quindi il lancio sarà irrimediabilmente più corto di quello che ci aspetteremmo.
La lenza
E’ la più semplice del mondo, perché al di sotto del galleggiante, fissato al filo con dei pallini di piombo, ma, meglio ancora, con l’apposito attacco fisso, non ci deve essere alcun piombo. Ecco per quale motivo nella parte dedicata alla descrizione del galleggiante abbiamo detto che il waggler deve essere completamente tarato dalla zavorra che porta sotto.
Al massimo, si può mettere una girella, la più piccola possibile per l’attacco del finale. L’impiego della girella diventa quasi obbligatorio nel caso in cui si peschi oltre i 20 metri di distanza perché i recuperi prolungati della lenza provocherebbero irrimediabilmente la torsione del finale e poiché in questa pesca non si usa mai un filo di diametro superiore allo 0,14, in poco tempo avremmo il finale da sostituire perché completamente arricciato su se stesso.