Saliamo con le difficoltà e andiamo ora ad analizzare l’ambiente per eccellenza dove praticare la in fiume, almeno per le acque che conosco e che mi sono più congeniali.
Ovviamente abbiamo sempre la corrente, ma questa diventa decisamente importante e, a questa, spesso si aggiunge un altro elemento di grande difficoltà ovvero una profondità rilevante, trovare una di queste o entrambe obbliga a scelte ben precise.
Adda, Adige, Arno, Brenta, Mincio, Oglio, Piave, Reno, Serchio, Sile, Taro, Ticino, questi alcuni dei nomi, in rigoroso ordine alfabetico, fra i fiumi più belli e affascinanti del panorama fluviale italiano.
Inutile porre l’accento anche in questo caso sul come la fauna ittica passi dalla scardola alla carpa passando per tinche, cavedani, carassi, barbi, pighi, savette, breme, gardon e sicuramente dimentico qualcosa.
Per il pescatore appassionato c’è veramente solo l’imbarazzo della scelta, ma, in ogni caso, il fattore corrente assume importanza nodale per pianificare una tattica che possa nutrire qualche possibilità di successo.
Indicativamente, in questa tipologia di ambiente, parliamo di zavorre che vanno dai 40 ai 90 grammi, se pensiamo che spesso feeder così pesanti devono lavorare su profondità di alcuni metri ecco che il quadro che va delineandosi può assumere tinte molto fosche anche se, a dire il vero, le crescenti difficoltà non fanno che aumentare il fascino di questo genere di pesca affrontando spot così imponenti.
Qui tutti i delicati equilibri descritti nel precedente capitolo sono amplificati con tutte le conseguenze del caso. Le difficoltà aumentano perché diventa difficile capire come caricare il feeder, quanto lungo tenere il terminale e, soprattutto, come mantenere la precisione necessaria per non pasturare su linee troppo distanti fra di loro.
In queste situazioni subentra la necessità di condizionare, con la pasturazione, ambienti più vasti e questo comporta un necessario cambio di strategia nell’uso del feeder non tanto nel peso quanto nel tipo.
Se in acqua ferma, lanciando con precisione, siamo sicuri che la pastura, se non viene consumata, rimane nella zona di pesca, altrettanto non si può dire all’aumentare della corrente, un po’ come spazzare delle foglie secche mentre c’è molto vento, ottenere lo spiazzo pulito e un cumulo di foglie unico diventa problematico.
Per completare l’equazione che il pescatore si trova a risolvere c’è un altro difficile passaggio, in altre parole come riuscire ad ottenere una meccanica nella pastura che consenta alla stessa di giungere sul fondo integra per cominciare a lavorare subito dopo.
In sostanza bisogna assolutamente evitare come la peste due circostanze che sarebbero tragiche per l’esito della battuta di pesca: la dispersione della pastura nella colonna d’acqua durante la discesa del feeder, sintomo di una scarsa bagnatura o, al contrario, un feeder che non si svuota una volta sul fondo, sintomo di una bagnatura eccessiva.
Nel primo caso il rischio concreto è quello di disperdere il pesce verso valle o peggio ancora alzarlo dal fondo, nel secondo caso pasturare con un feeder che non si svuota è come farlo con un feeder vuoto, significa non pasturare.
Una prova indicativa della bontà della meccanica, oltre alla scelta ragionata degli ingredienti che affrontiamo su questo articolo dedicato proprio ai mix e alle loro peculiarità, è quella di caricare il feeder e recuperarlo a intervalli molto brevi, da un minuto fino a 10 minuti con tutti i periodi intermedi.
Quello che rimane o non rimane dentro il feeder ci può fornire utili indicazioni sulla meccanica del mix.
La , tenuto conto di quanto sopra, deve assolvere a diversi compiti per affrontare simili profondità e correnti.
Molta attenzione alla scelta della canna e soprattutto alla sensibilità dei tip montati. Giova ricordare che i tips normalmente forniti in dotazione con la canna non vanno a modificare il casting della stessa, cioè la zavorra gestibile, quanto la sensibilità dell’apicale sulle mangiate.
La scelta deve tenere conto dei pesci insidiati (un cavedano invernale non mangia come un barbo primaverile), della forza della corrente e del peso della zavorra.
L’equilibrio perfetto, anche regolando la giusta angolazione della canna rispetto al piano dell’acqua, lo si ottiene quando il feeder rimane correttamente sul fondo, anche con l’aiuto di una generosa pancia del filo, e il tip rimane leggermente piegato pronto ad evidenziare la mangiata.
Se il tip evidenzia un fastidioso effetto a unghia di gatto perché troppo “tenero” rispetto a corrente e zavorra o al contrario rimane troppo rigido spostando il feeder, siamo sicuramente sulla strada sbagliata per visualizzare correttamente le mangiate e per tenere una linea precisa di pesca e quindi di pasturazione.
Ricordate che la precisione è parte fondamentale dell’approccio, viceversa sarebbe come usare la fionda bendati. Stabilità e adattabilità sono le due parole chiave, senza dimenticare la necessità di avere una buona azione ammortizzante e un’ottima capacità antigroviglio.
Ci viene in aiuto un materiale pensato per altri scopi e altre tecniche che, nel tempo, è diventato d’uso comune anche nel feeder fishing: il power gum.
Nella sequenza fotografica i passaggi costruttivi della cosiddetta “lenza avanzata” e le informazioni su caratteristiche e comportamento in pesca.
Power gum running rig
Materiale occorrente:
120 cm di power gum, due tubicini in silicone, due girelle di misura differente, perlina con moschettone, perlina di battuta, stopper in gomma, colla ciano acrilica. Esecuzione: brilliamo 30 cm di power gum inserendo la girella più piccola .
Tagliamo in due un tubicino di silicone e andiamo a proteggere il nodo a otto che chiude la brillatura e la girella, inseriamo la perlina di battuta e fermiamo con una goccia di colla .
Infiliamo la perlina con moschettone e lo stopper di gomma. Introduciamo il secondo tubicino di silicone, leghiamo la girella più grande con un nodo grinner o improved clinch e proteggiamo lo stesso con il gommino in silicone fermando il tutto con una goccia di colla.
Caratteristiche: il power gum è scelto in base alla lenza madre e al peso delle zavorre che andiamo a montare, indicativamente andiamo dalle 6 lb degli approcci più light alle 10 lb delle montature per spot più difficili o quando peschiamo su fondali accidentati e abbiamo bisogno di preservare la lenza madre da eventuali sfregamenti.
La perlina di stop è regolabile sul tratto non brillato e permette di scegliere se pescare completamente, parzialmente o per niente scorrevoli anche per aumentare o diminuire l’effetto auto ferrante del complesso.
Una montatura così pensata funge da anti groviglio e ammortizzatore se proporzionata nel libraggio ai diametri di nylon impiegati. Inoltre, per un perfetto equilibrio e un funzionamento ottimale, la parte non brillata deve essere lunga almeno il doppio di quella brillata e il feeder, a montatura stesa, deve distare almeno 15 cm dalla girella più bassa.
Non usate termo restringente al posto delle guaine in silicone, power gum e calore vanno d’accordo come cane e gatto.