Sembra ieri quando il surfcasting ha iniziato a prender piede sulle nostre spiagge, dove la tecnica classica che veniva effettuata era quella del lancetto a fondo, ma sono passati oltre vent’anni!
Sembra ancora oggi quando il beach ledgering si è evoluto a tal punto da diventare parte essenziale e integrante del bagaglio tecnico di tutti gli amanti della pesca dalla spiaggia, quando a un certo punto si è incominciato a parlare di surf in superficie.
Come al solito, la spinta di questa nuova metodica, è venuta dall’agonismo, diventando una necessità estrema e insostituibile adatta ad affrontare situazioni particolari e soprattutto a colmare la necessità di punti, quando i classici pesci da fondo, come le mormore, in certi periodi e in certe spiagge tendono a languire.
Chi pratica o ha praticato per lungo tempo e costantemente le spiagge, avrà avuto modo, anche se in maniera casuale, di imbattersi in pesci non “cercati”, catturati magari con terminali preparati appositamente per altre specie e non certo per andare alla ricerca di aguglie, boghe, cefali o lecce stella e di tanto in tanto anche di piccole ricciole.
E proprio da questi “incidenti” è nata la riflessione, nell’agonismo e poi nella pesca dilettantistica, di poter sopperire alla mancanza di mormore in certe spiagge o in certi periodi (le mormore hanno rappresentato per gli agonisti e non, il pesce di riferimento da cercare in tutte le maniere!).
Anche lo svolgimento delle competizioni in presenza di luce e non classicamente dal tramonto in poi, hanno portato il raffinamento di questa tecnica che si basa essenzialmente sull’uso di terminali dedicati e canne lunghe anche cinque metri!
Scopriamo insieme le astuzie per pescare con le tecniche di superficie.
Il “Galleggiante”
Non sappiamo dove sia nato questo terminale, quale siano le sue origini, ma sappiamo con certezza che è stato messo in opera sulle spiagge della penisola Salentina. Nel mondo della pesca sportiva è difficile capire chi per primo trova soluzioni innovative ed originali, anche perché spesso soluzioni diverse che vengono proposte sono miglioramenti di apprendimenti o metodiche maturate da altri.
Sappiamo con sicurezza che questo terminale è vietato, in base alle regole federali vigenti, nelle competizioni di Surf Casting e vedremo il perché.
Ad oggi è il terminale più catturante in assoluto, tanto da essere stato paragonato alla bombarda, che viene utilizzata per altre tecniche, con la particolarità che funziona nella maniera inversa.
Recandoci a pesca sappiamo bene le profondità della spiaggia che andremo ad affrontare. Per cui ci regoleremo proprio su questo. Se il fondale della “nostra” spiaggia sarà, per esempio, di 2 metri, realizzeremo un trave di circa 2 metri con uno spezzone di ottimo filo che avrà un diametro in base alla zavorra da lanciare dello 0.30 fino allo 0.45mm.
Realizzata la piccola asola che ci permetterà il collegamento allo sgancio rapido dello shock leader, faremo passare sul trave uno stopper in caucciù della misura SS e lo porteremo a circa dieci centimetri dall’asola.
A questo punto prenderemo un classico flotter della misura L e tolta l’anima di metallo gli allargheremo il buco, magari con un ago sottile da innesco riscaldato, in modo tale che possa scorrere liberamente sul trave stesso.
Ora riscalderemo con un accendino una delle asole di una micro girella e con una leggera pressione la spingeremo nel centro esatto del flotter: raffreddata rinforzeremo la giunzione con la speciale colla che utilizziamo per i terminali (state tranquilli perché il sistema è in grado di sopportare sforzi notevoli). Facciamo scorrere il flotter sul trave e a questo punto passiamo un successivo stopper che posizioneremo a dieci centimetri dallo sgancio rapido del piombo.
Come finale, considerato che il nostro trave è di circa due metri, utilizzeremo un pezzo di fluorocarbon di un metro e mezzo con un diametro che può variare dallo 0.18 allo 0.22 ( è sconsigliabile andare su misure più sottili o più grosse) sul quale collegheremo un successivo flotter della misura M che fermeremo a circa 50/60 cm dall’amo.
Avremo realizzato un sistema pescante che sarà in grado di leggere e pescare in tutta la colonna d’acqua dove andrà a posarsi, partendo dal fondo e salendo lentamente fin quasi alla superficie, proprio come una bombarda, con la differenza che la bombarda esplora dalla superficie per arrivare al fondo, mentre il nostro terminale farà il contrario.
In questo modo se sul fondo non avrà trovato niente salirà lentamente verso la superficie andando a “caccia” di pesci che stazionano in questa fascia d’acqua!
Aguglie in superficie
Un altro sistema valido per la ricerca di pesce a galla, ed in particolar modo adatto alle aguglie è il terminale che andremo a vedere.
Anche in questo caso realizzeremo un trave di circa due metri del diametro che può variare dallo 0.30 allo 0.45mm. Con il classico snodo perlina- micro girella- perlina, realizzeremo due attacchi per due finali: uno a circa 60, 70 cm dal piombo, l’altro a 10 cm dall’asola di collegamento allo sgancio rapido dello shock leader.
Realizzato un finale in fluorocarbon con uno 0.16/0.18 di circa 50/60 cm applicheremo un pezzo di schiuma o di pop up (senza esagerare nella grandezza) all’altezza della legatura dell’amo, che sarà del tipo Long Shaft del n. 14 o 16: questo finale lo legheremo sullo snodo posto a 60/70 cm dal piombo.
Il secondo finale, sempre in fluoro carbon e dello stesso diametro, ma di almeno un metro, lo legheremo sullo snodo vicino l’asola. Su questo finale non applicheremo il pop up, soprattutto se peschiamo su spiagge poco profonde.
Una soluzione “particolare”, se vogliamo dare una giusta galleggiabilità al nostro filo, sarà quella di ungerlo precedentemente con uno straccio con dell’olio di vasellina, che è inodore e insapore, ma che riesce a dare una spinta in più!
Nella pesca alle aguglie, dovremo utilizzare qualche accortezza in più. Siccome questa specie viene attratta dall’esca in movimento, agiremo facendo una piccola “trainella” molto lenta, ma costante: e per farla al meglio pescheremo con grammature più leggere rispetto al necessario!
Nella spiegazione di questo terminale abbiamo tenuto conto della necessità di affrontare spiagge medie, considerando che su spiagge più profonde il terminale superiore può arrivare anche ai due metri, di conseguenza anche il finale più vicino al piombo sarà aumentato nella lunghezza.
Sarà sempre e comunque il corretto uso e la giusta gestione della canna, possibilmente superiore ai quattro metri e cinquanta, che ci permetterà di sfruttare al meglio le doti di questo sistema.
Per le “Stella”
Un altro terminale adeguato per i pesci di galla è il tre ami con il pop up. Sul trave di circa 180 cm realizzato con del filo del diametro variabile dallo 0,30 allo 0,40 realizzeremo tre snodi con il solito sistema, collocando il primo a circa 40 cm dallo sgancio rapido del piombo e gli altri due a 50 cm dal primo e così via.
Per realizzare i finali impiegheremo del buon fluoro carbon con diametro dallo 0,14 allo 0,18 lunghi circa 30 cm. A circa due, tre centimetri dall’amo metteremo un piccolo pezzo di pop up.
L’ideale sarebbe poter utilizzare le piccole palline bianche di polistirolo che si ottengono sbriciolando gli involucri di protezione degli imballaggi.
Se peschiamo con una certa corrente sarà sufficiente utilizzare il pop up o il polistirolo solo sui due finali più alti, mentre in caso di assenza di corrente doteremo di galleggianti tutti e tre i finali.
Spesso su questo tipo di terminale vengono utilizzate delle zavorre plastificate di colore bianco: sembra che il bianco abbia un particolare potere attirante!
Anche qui cercheremo, nei limiti, di pescare con grammature leggermente inferiori al necessario : un sistema troppo rigido sarebbe invalidante!
Attenzione agli ami
Nella realizzazione dei nostri terminali faremo maggiormente attenzione , più del solito, alla misura degli ami ed alla loro leggerezza. Questo per non perdere l’effetto di galleggiabilità del nostro sistema pescante.
In alcuni casi, dovendo ricercare pesci di peso comunque ridotto, come le lecce stella o le aguglie, potremo montare sui finali anche ami leggermente sottodimensionati. Ci spieghiamo meglio; se generalmente utilizziamo la misura del 12, in questo caso utilizzeremo la misure del 14 e così via.
Questo accorgimento ci permetterà una maggior resa durante la pescata e se il pesce che abbiamo pescato risulterà fuori misura sarà più facile da slamare senza danneggiare particolarmente il pesce e rimetterlo in acqua.
Le canne per pescare in “Superficie”
Un piccolo appunto va fatto sull’attrezzatura che utilizzeremo per questa particolare tecnica. E’ evidente da quello che abbiamo scritto che gestire questi sistemi con canne dalle misure canoniche ci comporterebbe non poche difficoltà!
Una canna da 4,20, 4,30 m non ci permetterebbe, dovessimo utilizzare travi e finali lunghi, di stendere al meglio i nostri calamenti ed inoltre, cosa fondamentale, ci impedirebbe di lavorare il più verticale possibile, considerando che le nostre prede le troveremo , in questo caso, a mezz’acqua se non proprio in superficie !